Pari in campo, equilibristi in sala stampa

marotta

Un altro pareggio contro una piccola, il Chievo chiude imbattuto contro l’Imbattuta per antonomasia: 4 pareggi nelle ultime 5 gare, sai che roba…
Stasera però non ho molta voglia di parlare della partita, finita meritatamente in pareggio perché, sebbene la Juve abbia creato di più e Sorrentino sia stato unanimemente riconosciuto come migliore in campo, una cosa è chiara: la Juve a Torino contro il Chievo DEVE vincere.
Che questo debba avvenire sempre o quasi sempre rientra nella logica delle cose, ma in questo particolare momento conta solo la vittoria.
E doveva arrivare, indipendentemente dalle prestazioni di atleti sotto tono (Vucinic in primis, altra gara oscena) o dai moduli stravaganti che il novello Tinkerman sta adottando (e adattando) nell’ultimo periodo.
Ho paura che Conte abbia fatto la voce grossa (anche giustamente, per carità) ma abbia ottenuto l’effetto contrario, non riuscendo a gestire la pressione e sbragando nel momento clou della stagione.
Posso capire il tifoso arrabbiato e scoraggiato dopo un pari che ha il sapore dell’ennesima occasione buttata, è un atteggiamento che non condivido ma capisco, dato che la passione porta spesso a perdere serenità di giudizio e ad esagerare, ad esaltarsi o a deprimersi a seconda del momento.
Quella che non è accettabile è la reazione di un allenatore che sminuisce costantemente le qualità dei propri uomini ricorrendo alle solite frasi di circostanza: l’avversario (anzi, gli avversari, perché ha parlato al plurale) è più forte; stiamo dando il massimo; ricordatevi da dove veniamo ecc.ecc.
Ricorrere a queste scuse significa mettere le mani avanti stando bene attento a non sminuire i propri meriti.
Un bell’alibi, non c’è dubbio.
E c’è un termine che calza a pennello per tutti coloro che vi fanno ricorso: paraculi.
E per un allenatore che si distingue per paraculaggine c’è un direttore generale che segue il suo stile e fa anche peggio del suo mister, visto come si è esibito nella solita intervista farcita di luoghi comuni, così supino di fronte agli opinionisti.
Se devo dirla tutta, quella di Conte e Marotta nel dopo partita mi è sembrata una resa bella e buona.
Una resa incomprensibile e per questo ancora più inaccettabile.
Ma come?! Avete sollevato un putiferio per ottenere (giustamente) parità di trattamento in un momento in cui non ritenevate di essere tutelati - ma avevate una classifica più che buona - e ora, a distanza di una settimana dallo scontro diretto contro una squadra dominata in due occasioni (la seconda meno di un mese fa) e con la possibilità di rimanere in testa alla classifica, che fate? Alzate bandiera bianca e mettete le mani avanti?
Che cosa è cambiato? Ripetete da tempo le stesse ovvietà e predicate il basso profilo; ma allora perché infervorarsi tanto per un errore arbitrale?
Tanto, se l’obiettivo è migliorare il sesto/settimo posto, dove sarebbe il problema?
E' ovviamente una provocazione, ma stasera ho sentito con le mie orecchie la battuta di Conte: “Veniamo da un settimo posto: siamo ancora in tempo a ripeterlo”.
Eh no, caro il mio mister e caro il mio direttore generale da Sampdoria: che cosa potranno pensare giocatori che non stanno attraversando un momento felicissimo (e neppure fortunato, bisogna riconoscerlo) rileggendo dichiarazioni del genere, anche se dette in tono (spero) provocatorio?
Con quale carica psicologica i giocatori affronteranno i prossimi match?
Mancano 13 gare alla fine del campionato, la vetta è lì a portata di recupero, c’è proprio il bisogno di sputtanarsi così?
E se qualcuno vuole fare il duro, lo faccia fino in fondo, a parole e nei fatti.
Alla Juventus i duri "per finta" non servono.

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