Padovan: Collina, da Meani a Gussoni.

CollinaPer quanti giudicano uno "scandalo" la nomina di Collina a Designatore arbitrale, in virtù del coinvolgimento in Calciopoli ed in nome della sbandierata campagna per "un nuovo calcio pulito", promessa dai "vertici" Istituzionali e dello Sport, allego l'interessante Editoriale di Giancarlo Padovan pubblicato su Tuttosport del 20 luglio 2007.

Tuttosport - L’EDITORIALE
DA MEANI A GUSSONI
Giancarlo Padovan

Pierluigi Collina, nuovo designatore arbitrale, affiancato dal suo sodale e presidente dell’Aia, Cesare Gussoni – l’uomo che ha protetto e ancora protegge, come e più di papà, Gianluca Paparesta, inspiegabilmente illeso dal giudizio della magistratura sportiva e adesso nel limbo di quella ordinaria – hanno tenuto a precisare insieme che l’ingaggio del nuovo designatore, Collina per l’appunto, è ­solo di 250 mila euro più 250 mila euro, ma che essi non sono netti, bensì lordi.

A sostegno di questa affermazione non hanno però prodotto alcunchè, ritenendo che della loro parola ci si dovesse fidare a prescindere. Ora, di un signore come Collina, che tratteneva rapporti con Meani per diventare designatore quando ancora era in auge il famoso sistema- Moggi, io non mi fido proprio perchè i fatti mi consigliano cautela. Per esempio, Collina ha taciuto una novità per nulla secondaria: nonostante il ruolo istituzionale assunto, egli continuerà a gestire in proprio l’attività di testimonial pubblicitario. Se, dunque, apparentemente l’ostacolo è ­aggirato, nella sostanza ci ritroviamo con un designatore che si fa pagare dallo sponsor mentre decanta le virtù di una macchina o di un formaggio. Non capisco, poi, quale credibilità possa meritare Gussoni che avrebbe voluto ridare i galloni di internazionale ad un cuor di leone come Paparesta (figlio), famoso per aver chiesto scusa a Moggi, anzichè denunciarlo, dopo essere stato rinchiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria e per essersi fatto raccomandare da Galliani, presso Gianni Letta, per la sua attività professionale.

Sarebbero, dunque, due le novità di giornata. La prima che Collina non incasserà dall’Aia 500 mila euro netti l’anno, ma solo 230 mila, tolta la tassazione. La seconda che per garantirsi un minimo di sussistenza avrà bisogno di ben due contratti: uno da designatore e uno da uomo immagine. Quest’ultimo non sarà riconducibile agli sponsor (propri o della Federcalcio), ma esclusivamente all’attività di rappresentanza istituzionale. Ovvero Collina sarà pagato anche per andare nelle scuole, tra la folla che tanto ama o in televisione (che ama più di tutto), per dissertare di lealtà, giustizia, rispetto delle regole, riguardo verso gli avversari. L’uomo che parlava a Meani, l’uomo graziato da Palazzi fa tutto questo non per emendarsi dalle cattive frequentazioni del passato, ma regolarmente incentivato, neanche ci trovassimo al cospetto di Clinton o Blair.

Ma per Collina tutto si può. Anche modificare l’articolo 10 delle Noif (Norme organizzative interne federali) e stabilire che, d’ora in avanti, i dirigenti federali avranno diritto alla retribuzione.
Fino a qualche giorno fa, infatti, il punto 3, da ieri cancellato, recitava: "Non possono ricoprire cariche federali coloro che traggano lucro dalla loro attività in ambito calcistico o che comunque ne abbiano tratto da attività inerente al trasferimento dei calciatori."
In verità, al punto 2, continua a essere scritto che ­i dirigenti federali sono responsabili della rettitudine sportiva e morale della loro condotta.
Tuttavia, come diceva Giovanni Giolitti, le leggi per i nemici si applicano e per gli amici si interpretano.