Bilanciopoli, la trave nell'occhio di Palazzi

supePalazziContinua lo slalom del Super Procuratore Palazzi che schiva “Bilanciopoli” con una abilità che avrebbe fatto invidia al miglior Alberto Tomba. Palazzi deferisce il Manfredonia, poi Ambrosini per l’esposizione dello striscione “Lo scudetto mettilo nel … “, pensa a togliersi le pagliuzze dall’occhio nel quale ha una trave, Bilanciopoli, che attende le sue decisioni ed i deferimenti da 6 mesi. Riviviamo alcune fasi e denunce di "voci fuori dal coro” dei media che VOGLIONO la normalizzazione invocata da Matarrese quando ha, praticamente, chiesto di usare il guanto di velluto con Inter e Milan perché queste due società “ci mettono i soldi”. Anche questo, poi, sarebbe da discutere perché l’Inter i soldi li porta soprattutto in campionati e paesi esteri, dai quali compra giocatori stranieri. L’Inter non fa girare i suoi soldi sul mercato italiano come la Juve, per esempio, che acquista italiani da squadre dei nostri campionati: nel circuito italiano di soldi dell’Inter se ne vedono pochi. Forse Don Tonino pensava alla Telecom, sponsor del campionato, quando parlava di “metterci i soldi”?
Torniamo alle “voci fuori del coro” e prestate attenzione alle date.

Tuttosport del 21-06-2007
MEGLIO TARDI CHE MAI
di Giancarlo Padovan

Quando molti ormai dubitavano – e anche noi cominciavamo a temere che il grande silenzio stesse inghiottendo tutto, dopo aver appannato gli occhiali di troppi mezzi di informazione –, una notizia ufficiale ha confermato che l’attesa, la pazienza, la fiducia collimano, a volte e fortunatamente, con il lavoro di un giornalismo vigile, puntuale, documentato: il nostro. La notizia è questa: l’indagine per falso in bilancio su Massimo Moratti e Adriano Galliani è stata chiusa e il pubblico ministero, Carlo Nocerino, così si esprime a proposito della situazione dell’Inter, ricollocandola nel periodo tra il 2003 e 2005: «L’equilibrio finanziario sarebbe saltato se la società avesse evidenziato le perdite connesse alle plusvalenze fittizie e l’Inter non avrebbe superato i parametri chiesti dalla Covisoc per l’iscrizione al campionato 2005-2006».
Tuttosport aveva scritto le stesse cose in un editoriale apparso il 18 gennaio 2007, cinque mesi e tre giorni fa. Il titolo della prima del nostro giornale recitava «Scandalo Inter», mentre l’articolo da me firmato esortava a «Smascherare gli “onesti” », termine del quale la società e la dirigenza nerazzurre si fregiavano abusivamente per giustificare la più arbitraria assegnazione dello scudetto che la storia del calcio italiano ricordi, quello della stagione 2005-2006. Ora che l’Inter sia formalmente accusata di aver alterato il proprio bilancio per ottenere l’iscrizione ad un campionato di serie A dal quale invece sarebbe dovuta essere esclusa e che, l’estate scorsa, Guido Rossi l’abbia decretata meritevole di ottenere lo scudetto vinto dalla Juve sul campo, appartiene alla tragedia di uno sport appaltato alle lobby e dilaniato dalle lotte tra sistemi di potere.
La deflagrazione del caso-Inter è, dunque, per Tuttosport un evento tardivo (Federcalcio e Ufficio Inchieste avrebbero dovuto muoversi prima), incompleto (manca ancora il profilo del coinvolgimento nerazzurro nel filone-Telecom con relative attività illecite di controllo) e, ovviamente, controverso per non dire contraddittorio. Perché esso nasce sul filo della prescrizione (il dibattito è aperto, anche se tra gli esperti prevalgono nettamente i contrari) e perché solo adesso, ed è la prima volta in assoluto, si ritiene l’illecito amministrativo per iscriversi ad un campionato cui non si ha diritto un reato gravissimo, secondo solo alla corruzione di un arbitro. Cinque mesi fa lo scrivevamo noi, oggi lo ripetono avvocati e uomini del diritto sportivo. Una volta accertate le responsabilità, le pene sarebbero durissime: da uno a più punti di penalizzazione, esclusione dal campionato di competenza, non assegnazione o revoca dello scudetto; fino a 5 anni di squalifica con proposta di radiazione per i dirigenti.
Sembra Calciopoli un anno dopo, stavolta però a parti rovesciate. La fine non è nota, solo perché dalla fine si comincia. Ma se qualcuno pensa di chiudere questa vicenda in fretta o, secondo costume, senza equità, sbaglia di tanto. Soprattutto perché pensa di poter sbagliare ancora.


Articolo del Professor Bertinetti su Tuttosport, il 25 agosto 2007:

“A me, per esempio, è subito stato chiaro che cosa fosse e che cosa fosse chiamato a fare il procuratore Palazzi. I suoi atti successivi ne furono conferma. E le sue ultime decisioni hanno chiarito a tutti la caratura della sua figura.
Naturalmente sulle sue decisioni è lecito dissentire. L’ex-capo dell’ufficio inchieste De Biase sostiene, ad esempio, che le intercettazioni interiste erano da radiazione, non da archiviazione. E a proposito di Collina qualcuno pensa che le sue chiacchierate con Meani siano la cosa più grave di Calciopoli. Ma queste sono solo opinioni. Da settimane il superprocuratore Palazzi legge scrupolosamente gli atti riguardanti le plusvalenze interiste. Perché un magistrato che si era mosso con grande rapidità a partire da intercettazioni telefoniche illegalmente rese pubbliche, è ancora chino sulle carte che riguardano una faccenda dove c’è l’inchiesta conclusa di un magistrato e il parere della Covisoc? Perché Palazzi è sì severo; ma sa anche quali conseguenze avrebbe riconoscere la colpevolezza dell’Inter: illegittima iscrizione al campionato, durissima penalità e la Figc con due campionati da riscrivere.”


Scriveva Alvaro Moretti, su Tuttosport, il 25 agosto 2007:

Dimenticati gli altri scandali, ha pagato solo la Juve. Plusvalenze Inter, arbitri, Gea: Palazzi sprinter per Calciopoli adesso dorme

“L’emergenza di Calciopoli e quello tsunami sono lontanissimi non nel sentimento popolare, dunque, ma nell’intensità e velocità con cui la Federcalcio riesce ad affrontarne i postumi, i rigagnoli giudiziari successivi, le ulteriori “ scocciature” di giustizia sportiva. S’è celebrato “in tempi utili” il processo al sistema Moggi e alle costellazioni attigue, per il resto sono arrivate rivoluzioni telluriche, rivolgimenti nelle strutture (sono cambiati regolamenti e statuti) e negli uomini (da Pappa alla Procura targata Palazzi, passando per Borrelli). Perché quella dopo Calciopoli nei giorni dei commissari Rossi e Pancalli e la presidenza Abete, con mille giustificazioni, è una giustizia così lenta da sembrare immobile, dimezzata. Da quando il 30 giugno s’è proceduto al cambiamento del sistema giudiziario del calcio, con organi nuovi e un nuovo codice s’è partiti subito con una bella paralisi: per una ventina di giorni senza Procuratore, in attesa dell’insediamento della pachidermica e prestigiosa Commissione di Garanzia. …………. Non solo: dopo mesi di attesa ecco che decolla - proprio nell’estate dell’impasse, però - il trasloco nella sede unica della Superprocura. Si passa da via Po 36 a via Po 42, ma l’effetto agostano tra scartoffie, telefoni e computer è pesante. E chi aveva chiesto una deroga fino a dicembre per introdurre le novità, per evitare la doppia velocità tra Calciopoli e i suoi derivati, ora pare avere ragioni da vendere. La giustizia sportiva non sarà a regime prima di novembre: la realtà.
Quante indagini aperte.
E allora eccoci fermi al punto di partenza o quasi: ci sono indagini che possono portare a deferimenti e processi sportivi che possono influenzare la classifica di A e B in piena stagione. Pensiamo alle plusvalenze per le quali Borrelli, lasciando l’incarico di capo Ufficio Indagini, stabilì uno stralcio e un approfondimento sui bilanci più recenti di Inter e Milan: dicono che il pool di tre superesperti milanesi dell’ex ufficio indagini sia al lavoro, ma nel frattempo incassano le carte da Messina, valutano anche i fatti trasmessi dal pm torinese Tinti su Cimminelli, attendono che analoghe carte arrivino dopo le confessioni di Capobianco e le perquisizioni sui contratti firmati Giraudo e Moggi per la Juve. Da quello stralcio, per ora, nulla di fatto: e quell’iscrizione interista al campionato a colpi di plusvalenze resta avvolta dal mistero. Per certi reati ci potrebbero anche essere punti di penalizzazione. ………… S’è deferito il Castelnuovo (altri club di C seguiranno) per ritardi nelle prassi d’iscrizione, però... Di grandi udienze all’orizzonte non se ne vedono, ragazzi. E considerando come vanno le cose dalle parti dell’ultimo giudice, la Camera di Conciliazione e arbitrato appena terremotata e in fase di riforma, l’ottimismo è esercizio da sciocchi. E il senso di una giustizia sminuzzata per chi l’ha “subita” in giorni di grande forma agonistica nel 2006 è sempre più forte. …………. Abete sa che servono tempi e modalità di comunicazione diversi (se si vogliono archiviare i casi sulle plusvalenze, si forniscano motivazioni chiare e intellegibili, insomma): « Il nuovo statuto impediva una transizione morbida: sono stati azzerati gli uffici, c’è stato il vuoto di luglio, ora le ferie. Ma Palazzi sa di questa urgenza: è chiaro che la giustizia sportiva debba viaggiare con altri tempi e comunicazione diversa. Non possiamo rischiare come è capitato un anno fa di trovarci un arbitrato del Siena per 1 punto di penalizzazione dovuto alle iscrizioni di giugno, sentenziato a due giornate dal termine e in piena lotta per la retrocessione » . Eppure, presidente, se le cose vanno come stanno andando quel rischio sarà realtà per tutti i casi non archiviati. E’ normale tutto questo nell’anno della «normalità» o «dell’orgoglio da ritrovare» di cui parla Matarrese?
Anche il presidente federale Abete si rende conto della necessità di accelerare i procedimenti: «D’accordo, ci sono state le ferie, un trasloco degli uffici, ma adesso sbrigatevi».


Palazzi il 30 ottobre dice a Repubblica: «Non teniamo la roba chiusa nel cassetto, ma c´è una grande difficoltà tecnica. L´inchiesta sportiva va preparata con prudenza perché può incrociare indagini penali, diritto amministrativo, la legge sulla privacy. E ci vuole tempo perché i club usano i migliori professionisti d´Italia».


Per ultimo registriamo questo articolo di Fulvio Bianchi per la rubrica Spy Calcio di Repubblica del 10 dicembre:

L'Agenzia delle Entrate e quell'accordo scomparso

La Figc di Franco Carraro e Francesco Ghirelli aveva studiato un accordo, di durata annuale, con l'Agenzia delle Entrate per monitorare i club di calcio, a volte assai restii nel pagare le tasse. L'accordo è scaduto nel febbraio di quest'anno, e pare proprio non sia stato rinnovato dalla nuova Figc. "Chiediamo al presidente della Lega Calcio, Abete, e alla ministra Melandri di far ripristinare i controlli incrociati Agenzia delle Entrate-Covisoc, misteriosamente interrotti, sui bilanci dei club e di vietare l'iscrizione ai prossimi campionati a tutte quelle società non in regola con il fisco", sostiene Antonio Ferraro di Rifondazione. Durante il loro breve periodo commissariale, quattro soli mesi, non erano stati Guido Rossi e Paolo Nicoletti a voler bloccare questo accordo Figc-Agenzia Entrate, anche se nei progetti del commissario e del suo vice c'era una rivisitazione totale del progetto-calcio, lavoro come si sa lasciato a metà, con non pochi rimpianti. Intanto stupisce sempre di più questa "nuova" giustizia sportiva: è arrivata praticamente alla paralisi, per un deferimento ci vogliono sei mesi (quando va bene). Qualcosa non funziona nella Superprocura del superprocuratore Stefano Palazzi. Magistrato in gamba, molto rigoroso, esperto di calcio ma forse un po' troppo accentratore."


Domanda delle cento pistole: se l'accordo non è stato bloccato da Rossi e Nicoletti allora chi doveva rinnovarlo e non lo ha fatto? Fulvio Bianchi non ce lo dice ... sappiamo il peccato ma non il peccatore, come al solito.

Inoltre, il Palazzi “prudente” del 2007 è lo stesso magistrato che lo scorso anno imbastì un maxi-processo (con atti di 7.500 pagine da leggere) in pochi giorni e anticipò le conclusioni prima che parlassero le difese? Se la “roba” non è chiusa nel cassetto, chissà dov’è … da oltre 6 mesi.
Dai silenzi delle Istituzioni e dei vertici di CONI e FIGC, se paragonati ai comportamenti e alle dichiarazioni dell’estate 2006, dobbiamo dedurre che a loro va bene così, va bene “un campionato in attesa di giudizio” con una classifica, chissà per quanto ancora, “virtuale”. Qualcuno può affermare senza tema di smentita che questo è un “campionato regolare”?