Calcio-scommesse: indagine infinita e pentitismo blindato

giustizia sportiva

Parole del Pm di Cremona, Di Martino, nell'ultima intervista sull'indagine sul calcio-scommesse: "L'indagine potrebbe durare all'infinito". Ragionando ( ?!) nell'ambito della giustizia ordinaria sembra questo l'aspetto che più fa riflettere. Evidentemente sono troppi i tesserati e le società per i quali bisognerebbe disporre verifiche e indagini; in effetti la Procura lombarda, dopo aver messo già tanta carne al fuoco (Conte è il boccone mediaticamente più succulento), ora denuncia le difficoltà connesse alla mole di lavoro che ancora la attende ("E' un po' come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino. Io da solo non posso più proseguire in un lavoro di tale grandezza. Per questo prima o poi dovrò chiudere quest'inchiesta, anche perché ho più di tremila processi arretrati da portare avanti", son ancora parole di De Martino).

Problemi della giustizia ordinaria che non rientrano nella linea editoriale di Ju29ro.com e
sulle quali ci limitiamo ad aspettare gli sviluppi, verosimilmente le prossime conferenze stampa; nel frattempo pensiamo sia più importante riflettere su quanto sta succedendo in tema in sede di giustizia sportiva.

La novità del processo sportivo è rappresentata dall'incardinamento sull'art. 24 del nuovo CGS che, detto in soldoni, ha introdotto anche nel calcio la figura del pentito.
Secondo il nuovo Codice del 2007 un tesserato che, oltre a professarsi colpevole, collabora a far luce su altri illeciti ha diritto ad uno sconto di pena.

Il pentitismo dei Carobbio e dei Gervasoni (da ricondurre, appunto, all'art. 24) s'è saldato col patteggiamento (art. 23 del CGS, anch'esso introdotto nel 2007); e così le cronache del processo sportivo da un lato raccontano di patteggiamenti e di condanne sorprendentemente scontate specie per i pentiti (Carobbio e Gervasoni sono passati dalla radiazione certa a soli venti mesi di squalifica) e, dall'altro, della rabbia e incredulità di quanti erano rimasti, per i più svariati motivi, fuori dal "giro" e per i quali le richieste di Palazzi sono risultate molto pesanti. Probabilmente per questo motivo il presidente Abete ha messo in guardia su una possibile impugnazione, da parte sua, delle sentenze.

In attesa di leggere, al riguardo, quali riflessioni faranno gli esperti (o presunti tali) dei vari corrieri e gazzette, alcune considerazioni vanno fatte sin da ora e proviamo ad elencarle.

In tanti hanno chiesto un confronto con i pentiti alla Carobbio (originariamente sentito a Cremona, quindi da Palazzi e verosimilmente "invitato" a pentirsi, poi tornato a Cremona e adesso in procinto di tornare da Palazzi), ma la Procura e la Disciplinare si sono opposti. Pare, così ha argomentato la Disciplinare, che il confronto con un pentito non sia previsto dal Codice come mezzo di difesa.

Secondo la Procura Federale la posizione dei pentiti è blindata; il combinato disposto degli art. 23 e 24 sarebbe, secondo Palazzi, "l'impossibilità" di difendersi davanti alla Disciplinare: o si patteggia o la Disciplinare, detto in parole semplici, si limita a valutare le richieste di pena del Procuratore e sanzionare.

Chiamato in causa dal pentito Gervasoni (e, aggiungiamo noi, non potendosi difendere) il calciatore Nicco, ex-Pescara, oggi al Frosinone, s'è rivolto alla giustizia ordinaria, sporgendo querela per calunnia, ai sensi dell'articolo 368 del codice penale. L'avvocato Tortorella, difensore di Nicco, ha fatto dunque tesoro delle considerazioni contenute nell'ordinanza del GIP di Cremona Salvini (secondo cui l'unica arma di difesa contro il pentitismo è la querela) e, svolte le opportune indagini difensive, ha depositato le dichiarazioni giurate di dieci compagni di squadra del Pescara "che escludono tassativamente di essere stati contattati per alterare la partita".

Per i tesserati indagati dalla giustizia ordinaria per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva Palazzi ha deferito non solo le società di appartenenza all'epoca dei fatti, ma anche quelle per cui si sono tesserati successivamente.
La motivazione è stata che non ci sono stati nel frattempo segni di ravvedimento, cioè costoro non si sono pentiti; ci sono state conseguenze davvero singolari (come la chiamata in correità di una società dilettantistica di terza categoria non operativa e di una di calcio a cinque) ma, come conseguenza ormai certa, c'è da aspettarsi anche il deferimento della Juve, viste le indagini su Conte e Bonucci .

Di fronte alla "minaccia" di Abete di una possibile impugnazione delle sentenze, qualche rappresentante della Disciplinare ha fatto presente che le sentenze figlie di pentitismo e patteggiamenti non sono impugnabili. Le sentenze tipo Carobbio rappresenterebbero un accordo blindato tra Figc e i tipi come Carobbio.

Altre indicazioni emergeranno sicuramente nel prosieguo del procedimento, nei vari gradi di giudizio e nelle relative sedi; ma già da quelle accennate si possono trarre le prime conclusioni d'ambito generale.

La prima è che le novità introdotte col nuovo Codice (reato associativo, patteggiamenti e pentitismo) rischiano, al di là delle intenzioni, di rendere la giustizia sportiva ancora più rozza, sommaria e pasticciona di quanto non fosse già prima. E' probabile che qualche super-esperto (o presunto tale) dirà che è inevitabile; a nostro avviso, invece, questo non è più accettabile.

Il potere nelle mani di Palazzi è ormai abnorme; non solo indaga, interroga e propone le sanzioni ma, per effetto del nuovo Codice, può addirittura preconfezionare le sue sentenze, che nascono già definitive e non impugnabili nemmeno dai vertici federali. Al di là del giudizio sulla persona, una situazione del genere noi riteniamo possa essere molto rischiosa.

Il processo sportivo discende dall'operare della giustizia ordinaria; se teniamo conto che sul calcioscommesse stanno indagando contemporaneamente e da tempo tre Procure, che in tutte e tre ci sono indagini ancora aperte, che da Cremona si dice autorevolmente che l'indagine potrebbe durare all'infinito, è evidente come nel processo in corso a Roma la giustizia sportiva non stia facendo chiarezza sul calcioscommesse e non si stia cercando nessuna verità. Si cerca solo di accorciare i tempi arrivando in tutti i casi possibili a sentenze concordate (i giornali hanno scritto di avvocati che facevano la fila per poter patteggiare); l'obiettivo, non dichiarato ma nei fatti, della Procura Federale sembra una specie di patteggiamento di massa (salvo i casi che Cremona "non potrà" perseguire per mancanza di tempo e di risorse), così da evitare possibili strascichi (magari giudiziari?).

Saremmo pronti a scommettere che tra le decine e decine di casi affrontati in soli due giorni a Roma qualcuno non si fermerà ai tre gradi della giustizia sportiva; ma si andrà avanti fino a Coni, Tar e chissà dove; in ogni caso, sul pentitismo alla Palazzi, come accennavamo sopra, c'è una denuncia penale che chiama in causa Gervasoni per calunnia; una denuncia penale con i tempi della giustizia ordinaria che conosciamo. Una denuncia che chiede ad un giudice di accertare se Gervasoni non abbia detto il falso.

Intanto corrieri e gazzette aspettano la tranche di luglio del processo con Conte e Bonucci sul banco degli imputati...