Le due verità di Carobbio: illecito o biscotto?

PalazziIl 19 dicembre 2011 Filippo Carobbio, in forza alla squadra dello Spezia, viene arrestato. E' accusato di far parte di un'organizzazione criminale dedita al taroccamento delle partite di calcio dei campionati professionistici italiani.
Il 20 dicembre viene sentito dal GIP Salvini per l'interrogatorio di garanzia. E già in questa sede Carobbio comincia a fare le prime ammissioni sulle partite che a suo dire sarebbero state truccate. Non parla di Novara-Siena né tanto meno di Conte.
Il 27 dicembre viene scarcerato con la concessione degli arresti domiciliari.
Il 19 gennaio viene sentito dal PM Di Martino, davanti al quale non escluse ma nemmeno si disse in grado di confermare la combine di Siena-Piacenza, unica partita in cui, a dire dell'altro pentito eccellente Gervasoni, sarebbe stato coinvolto il Siena.

La Procura sportiva acquisisce le carte dalla procura di Cremona, ed il Procuratore Federale Palazzi incontra il PM Di Martino il 2 febbraio.
Carobbio viene quindi convocato dalla Procura sportiva e viene interrogato il 29 febbraio da Piccolomini, vice di Palazzi. Carobbio conferma le dichiarazioni fatte a Di Martino ma va oltre e ricorda anche altre partite a suo dire taroccate.
Tra le nuove partite spunta Novara-Siena, con un'accusa pesante nei confronti di Conte. Dice Carobbio: "Ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara; lo stesso allenatore Antonio Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio".
Dice poi Carobbio che, a suggellare l'accordo, nell'albergo che ospitava il Siena vi fu un incontro tra alcuni calciatori del Novara e del Siena. Inoltre, riferisce sempre Carobbio, lui stesso ne parlò con Bertani proprio in campo prima della partita.

Questo quanto riferito da Carobbio alla Procura sportiva. Quel verbale avrebbe dovuto rimanere segreto, ma qualche mano anonima lo fece arrivare alle redazioni dei giornali, e nel maggio scorso divenne di pubblico dominio.
Conte non è mai stato convocato dalla Procura federale. Dopo queste nuove rivelazioni il verbale di Carobbio venne inviato alla Procura di Cremona; il PM Di Martino convocò Carobbio e lo interrogò nuovamente il 17 aprile scorso. Dopo questo nuovo interrogatorio nemmeno la procura di Cremona ritenne opportuno sentire il tecnico salentino.
Ha disposto tuttavia la perquisizione della sua residenza torinese ed il sequestro di un PC. Conte ha in quell'occasione dichiarato di essere disponibile ad essere ascoltato per fornire la sua versione dei fatti, ma ad oggi non è stato convocato né dalla Procura di Cremona né da quella sportiva.

Ma ritorniamo a quanto disse Carobbio ed al colloquio che avrebbe avuto poco prima della partita con Bertani. E' proprio di questi giorni la notizia che il tribunale del riesame ha scarcerato Bertani, ritenuto dagli inquirenti facente parte dell'associazione; scrive infatti il Collegio: "Nel caso di specie il materiale rimesso nei confronti del ricorrente Bertani è ampiamente insufficiente a dimostrazione del suo inserimento nell’associazione a delinquere di cui erano parte, tra gli altri, Gegic, Ilievski, Tisci e Zamperini. L’affermazione prescinde, ovviamente, dall’ascrivibilità a Bertani di singoli reati".
Come interpretare questa netta bocciatura da parte del Tribunale del riesame della tesi dell'accusa di un Bertani associato?

Ma lasciamo da parte Bertani e torniamo a Carobbio. Dopo la pubblicazione su tutti i giornali del verbale secretato dalla Procura sportiva, abbiamo letto un'intervista ad adiuvandum della moglie di Carobbio. I giornali italiani non si fanno mai mancare un po' di lacrimevoli dichiarazioni dei parenti di turno, che nulla di importante hanno da riferire per la ricostruzione dei fatti. Quindi registriamo l'intervista alla moglie di Carobbio come un riempitivo per l'estate. Riempitivo ripreso da tutti i quotidiani, come se le conferme muliebri potessero rafforzare le dichiarazioni del marito.
Viceversa le ultime dichiarazioni di Carobbio non hanno registrato lo stesso gradimento delle dichiarazioni della moglie. Eppure quanto riferito da Carobbio a Giulio Mola ha un certo peso ed un certo rilievo per la vicenda processuale in cui è coinvolto. Carobbio in questa intervista pubblicata da 'Il Giorno' ha dichiarato: "L’ha presa male e mi spiace per lui, ma io ho solo detto la verità: prima di Novara-Siena ci disse di stare tranquilli, in albergo si capiva che la gara sarebbe finita così, da giorni c’era puzza di pareggio e alla fine lo sapevano tutti. Da parte mia resta stima nei confronti del mio ex allenatore e non è certo quel che è accaduto che mi fa cambiare idea su di lui. La verità è che nessuno dice che a fine stagione certe cose sono sempre accadute, che è normale che ci si metta d’accordo. Sbaglio o anche Buffon ha detto che è meglio avere due feriti che un morto?"
Queste dichiarazioni sono sensibilmente diverse rispetto a quanto detto alla Procura sportiva. Basta confrontare le due dichiarazioni per capire che nell'intervista a 'Il Giorno' Carobbio riferisce di un pareggio che si sentiva nell'aria e non dice che Conte riferì di un accordo già raggiunto. Carobbio riferisce che la "puzza" di pareggio si sentiva nell'aria, che è cosa ben diversa dal sapere che ci fosse un accordo per il pareggio. E per chiarire ulteriormente il senso delle sue parole si riferisce alle recenti dichiarazioni di Buffon sui pareggi di fine campionato come risultato gradito da entrambe le squadre: due feriti meglio di un morto.
E questa, a leggerla attentamente, è una ritrattazione di quanto dichiarato alla Procura sportiva. Sia chiaro nessuno riconosce un valore legale alle dichiarazioni rilasciate ai giornali; tuttavia se un testimone, ritenuto attendibile da Palazzi, di fronte alla Procura dichiara una cosa e in un'intervista ne afferma un'altra, ritrattando di fatto le sue dichiarazioni precedenti, allora vi è quanto meno un problema di credibilità del testimone in questione.
Se poi ci aggiungiamo le smentite di molti suoi ex compagni di squadra a Siena, allora i dubbi sulla credibilità di Filippo Carobbio aumentano. Inoltre lo stesso Carobbio dice che nella riunione tecnica la squadra venne informata perché si comportasse di conseguenza in campo. Forse Calaiò non era molto attento, visto che in quella partita segnò una doppietta e mise in serio pericolo quel pareggio che a dire del 'pentito' era stato concordato.

I dubbi sulle dichiarazioni di Carobbio sono dunque molti e lui stesso ha di fatto ritrattato quanto dichiarato in precedenza: ritenerlo quindi attendibile senza se e senza ma come sostiene Palazzi, alla luce di questi fatti, ci sembra quantomeno imprudente.