Milan: diavolo di una televisione!/1

Silvio La primavera del 1986 è tutto un fervore organizzativo per Berlusconi e i suoi sottoposti: l’imperativo è quello di costruire la macchina-Milan e di “venderla” al pubblico senza lesinare sforzi economici.
La campagna acquisti del Cavaliere per la stagione 1986/87 è faraonica, se non per i nomi, per la quantità di denaro investita: il primo arrivo è quello di Dario Bonetti, aitante difensore della Roma. Le modalità di conclusione dell’affare illustrano subito le singolari circostanze operative del nuovo presidente: è il primo giorno di apertura ufficiale del mercato e miracolosamente alle 10 di mattina il Milan ha già depositato il contratto firmato dal calciatore. Secondo Galliani la trattativa si è svolta dopo la mezzanotte del primo marzo, in modo da rispettare i limiti federali, ed è stata talmente veloce che ha consentito di apporre immediatamente le firme sul contratto. In realtà è stato palesemente violato un regolamento, ma la paura di poter essere anticipati da qualche altra società ha messo fretta al Padrone milanista che ha ritenuto opportuno preparare tutto, illecitamente, con largo anticipo.
Nei mesi successivi Berlusconi completa il parco giocatori acquistando anche il terzino ascolano Cimmino, il portiere Giovanni Galli (5 miliardi e 200 milioni), Daniele Massaro (5 miliardi e 900 milioni), Giuseppe Galderisi e Roberto Donadoni. Le modalità dell’ingaggio di quest’ultimo sono note: Boniperti aveva un accordo sulla parola con il presidente dell’Atalanta ma l’intervento di Berlusconi (che offrì il doppio alla società e al calciatore) sconfessò la promessa.
Alla fine dell’estate 1986 sono stati già spesi 23 miliardi, senza contare il fallito assalto a Vialli, per il quale erano stati offerti altri 10 miliardi. Berlusconi sta distruggendo il mercato elevando enormemente quotazioni e stipendi dei calciatori, ma per dare sostanza e dignità al tutto il 18 luglio 1986 all’Arena di Milano viene organizzata la presentazione del nuovo Milan: è una festa in pompa magna, ovviamente ripresa dalle tv del Biscione. Mai nessun’altra squadra aveva avuto l’opportunità di godere di una trasmissione televisiva solo per mostrare al pubblico i nuovi acquisti. Calciatori, allenatore e presidente vengono calati sul campo da tre elicotteri mentre in sottofondo viene diffusa La cavalcata delle valchirie di Wagner, colonna sonora di una celebre “elicotterata” nel film Apocalypse Now. A presentare, microfono in mano, l’aziendalista Cadeo e, a dare un po’ di pepe, le ballerine di Drive-In. Tanto per gradire.

Il 1987 vede, oltre al moltiplicarsi degli elicotteri, l’ingresso a piene forze del Milan nelle televisioni. Il pallone è vettore di emozioni e di consenso e questo non sfugge al Napoleone di Arcore. Gli italiani invece ancora non se ne accorgono e, ignari, stanno per assistere alla prima storica e massiccia campagna mediatica a favore di un’unica squadra di calcio.
Il concetto è semplicissimo: il Milan è grande e perfetto, è il simbolo dell’efficienza e del rampantismo yuppie della Milano da bere. Tuttavia, non ha ancora vinto nulla. Non potendo far leva sui trofei e sulle imprese sportive, ci si affida quindi ad un restyling dell’immagine in salsa paninara: durante l’estate 1987 i rossoneri partecipano ad un torneo estivo con Barcellona, Tottenham e PSV e Canale5 non perde l’occasione di offrirlo al pubblico. È la prima volta che un torneo estivo del Milan viene integralmente trasmesso da una televisione, ma è già sufficiente per una prima esibizione del modus operandi di Sua Emittenza: preannunciazione dell’evento con una settimana di anticipo, insistenza sull’imperdibilità di un simile spettacolo, spot a raffica prima e dopo gli incontri e telecronisti compiacenti pronti ad entusiasmarsi per un fallo laterale. Infine, ovviamente, l’ossessione per l’immagine: Berlusconi istruisce i cameraman: «dovete riprendere delle belle immagini, perché noi siamo il Milan: dovete inquadrare bene e da vicino i nostri giocatori più alti e più belli, come per esempio Maldini e Bonetti… I tipi piccoli come Galderisi, invece, dovete inquadrarli solo da lontano». (cfr.C.Petrini, "Le corna del diavolo", Kaos)
Sondato il terreno e gettata la prima pietra, il martellamento mediatico vira sulla campagna abbonamenti allo stadio. I giornali in orbita berlusconiana si riempiono di inserzioni e le tv picchiano forte con brevi pubblicità piazzate ad arte nel bel mezzo del film, del serial o del cartone animato più seguito. Gli spot recitano:

Regalati una nuova domenica con l’azzurro del cielo, il verde del prato, il rosso e il nero del nuovo Milan. A San Siro c’è un posto sicuro per te, per familiari e amici tuoi. Con il nuovo Milan è facile abbonarsi, puoi farlo anche nelle quattrocento agenzie della Cariplo. Regalati una nuova domenica con la voglia di vincere del nuovo Milan.

Le altre squadre non possono permettersi una cosa del genere: se lo facessero dovrebbero pagare profumatamente lo spazio pubblicitario alla Fininvest e, di riflesso, al Milan. La vendita delle tessere va a gonfie vele al punto che il Cavaliere, in un’estasi di onnipotenza, dichiara che è ingiusto che San Siro debba ospitare anche i tifosi avversari: perché privare i tifosi milanisti di un così esclusivo spettacolo?
Nel frattempo, il germe rossonero invade completamente il palinsesto del Biscione con le prove generali delle trasmissioni sportive. In via preliminare anche i programmi che non trattano di calcio si riempiono di riferimenti ed allusioni alla squadra rossonera: Drive-In, il mitico varietà comico, mostra qua e là bandierine, striscioni e fettuccine con i colori del Diavolo. Niente di evidente, solo qualche indizio e qualche accenno, giusto per farsi la bocca. Ma tanto basta perché il pubblico cominci, inconsciamente, ad apprezzare. Ezio Greggio lancia il tormentone «Lei sa chi è Sacchi, lei sa chi è Sacchi, lei sa chi è? L’allenatore del Milan» e, in una scenetta, appare (è proprio il caso di dirlo) Piersilvio, il figlio del presidente rossonero, che a colpi di karate sgomina una banda di manigoldi che infastidiscono una bella signorina. Quattro calci et voilà, il rampollo è pronto a declamare la sua battutina di copione che fa sciogliere la donnina di turno tra le sue braccia. Il messaggio passa: Berlusconi è bello, Milan è bello, Piersilvio addirittura protegge dalle ingiustizie!
Pur con quest’occhio di riguardo all’immagine, Berlusconi non dimentica il suo vero obiettivo: la trasmissione in diretta delle partite di calcio. Il 30 settembre 1988, in occasione di un’amichevole tra Milan e Inter, Sua Emittenza sfrutta legalmente i satelliti di Telespazio (società comandata per un terzo dalla Rai) per i quali ha inoltrato regolare richiesta, ma si “dimentica” che questi possono essere utilizzati solo per una pratica tecnica chiamata “interconnessione di servizio” (ovvero, si prendono le immagini dal satellite, le si registra su una cassetta e le si manda in onda dopo il lasso di tempo previsto per legge). La partita viene invece trasmessa meno di mezz’ora dopo l’acquisizione dal satellite, fornendo così allo spettatore una differita quasi in tempo reale. Un tipo di trasmissione illegale che in gergo è stata definita diretta surretizia.