DA JUVE O NON DA JUVE - Felipe Melo

meloUN CATTIVO DA SCOPRIRE
Clau71
E' il regista del Brasile, ha 26 anni e margini di miglioramento sul piano della leadership.
Il carattere c'è tutto, forse fin troppo, la squalifica monstre per rissa di quest'anno è lì a dimostrarlo.
I piedi sono discreti, da brasiliano, che quando è scarso è sempre meglio di un pari ruolo nato altrove.
Melo è un Emerson più mobile a mio parere, bisognerà vedere se reggerà il confronto con la personalità del Puma, il quale dimostrò di averne in quantità smisurata sin dai tempi delle trattative per il suo acquisto, voluto nonostante l'ambiente giallorosso fosse pronto a fucilarlo (metaforicamente e non) per il passaggio alla Grande Nemica.
Non sarà affatto facile per il giovanotto, cui Dunga ha consegnato la regìa della Seleçao, ripetere le orme del predecessore.
L'ex viola è in grado di partire in progressione e diventare pericoloso negli inserimenti palla al piede, fondamentale che non disdegna di applicare: sta nascendo una Juventus che vuole correre e giocare in velocità, una squadra da contropiede.
Felipe Melo, per caratteristiche oggettive contribuisce ad aumentare la cifra tecnica della Juve, ma sul piano fisico andrà a formare con Sissoko una coppia di "bestioni" che difficilmente trova paragoni in ambito italiano.
Viene da pensare che anche dietro a questa scelta ci sia Lippi, il quale, dopo aver visto i Pirlo e i De Rossi crollare sotto le percussioni di Felipe Melo nella recente Confederations Cup, potrebbe aver caldeggiato l'acquisto del brasiliano.
Certo, 25 milioni son tanti, forse troppi, certe condizioni fanno ancora sanguinare il cuore ripensando a Xabi Alonso e considerando il prezzo (8 milioni) pagato da Corvino solo l'estate scorsa.
In sostanza, in un colpo solo si è speso quanto in due stagioni si era speso per Tiago e Poulsen, in pratica quello che molti tifosi auspicavano da tempo: spendere una volta per non rischiare di dover spendere ripetutamente.
Va applaudita la scelta di andare decisamente sull'obiettivo e di portarlo a casa, contrariamente ai tentennamenti mostrati in passato nel condurre trattative estenuanti (per non dire ridicole) sviluppate e puntualmente naufragate, forse per mancanza di convinzione o per volontà di non rischiare di disturbare il corso di certi eventi...
Il campo dirà chi ha fatto l'affare, la Juve ha speso molto mentre Corvino di sicuro ha arricchito le casse del suo club.
Anche se a Firenze non sembrano averla presa bene.

CINQUE MARCHIONNI PER UN MELO
The Best
"Se l'arbitro farà bene il suo lavoro, possiamo vincere. Al mio arrivo mi hanno detto che ci sono due campionati. Quello con la Juve e uno a parte, e lo so io come lo sanno i miei compagni."
Queste le dichiarazioni, di soli 6 mesi fa (era la vigilia dell'incontro tra noi e i viola), del prossimo nuovo idolo della tifoseria gobba. La stessa tifoseria che ha emesso comunicati velenosi contro il ritorno di Cannavaro, la stessa tifoseria che ha preventivamente insultato fino all'inverosimile, giusto un anno fa, il possibile futuro bianconero Stankovic. Per Felipe Melo, tutto ok: tifoseria volubile.
20 milioni più Marchionni (5), quindi cinque Marchionni... se preferite, ai prezzi di un anno fa, prima della famigerata crisi economica, l'agognato Xabi Alonso (16) più lo stesso Felipe Melo (8). Qualche dubbio su chi stia facendo un affare, tra Corvino e Blanc-Secco?
Per carità, non che i tre anni di Marchionni alla Juve abbiano suscitato chissà quali entusiasmi, tra infortuni e prestazioni altalenanti, ma da lì a pensare che valga un quinto dell'ex viola ce ne passa...
Il giocatore Melo lo conosciamo ancora poco: qualche presenza in nazionale, 3-4 campionati in Brasile, 3 in Spagna, senza particolari acuti. Poi, l'arrivo in Italia, con l'esordio in viola contro la Juve, partita nella quale si segnala per un'espulsione. Predilige il gioco duro: nel corso della stagione spesso viene colto in atteggiamenti (di gioco e non) censurabili. Qualche rissa in campo, qualche eccesso agonistico di troppo, qualche dichiarazione fuori dalle righe, qualche squalifica più del dovuto: un temperamento non particolarmente adatto alla disciplina necessaria ad uno sport di squadra. Alcuni cartellini rossi, una quindicina i gialli. Non è certo un compito facile quello che attende il neo-mister Ciro Ferrara.
Un brasiliano senza i piedi da brasiliano, un po' come colui che l'ha lanciato in campo internazionale, il ct della Seleçao Dunga. Il cucciolo però aveva una capacità di trascinare la squadra, di esserne il leader in campo, che in Melo ancora non si riesce ad individuare. Ed ha già 26 anni: alla sua età, Andrea Pirlo, tanto per citare qualcuno che gioca nel suo stesso ruolo, aveva già sulle spalle (da anni) tanto l'etichetta di fuoriclasse che la responsabilità del centrocampo del Milan.
Discretamente veloce, ma non certo affidabile dal punto di vista della disciplina tattica. Spesso tende a lasciare sguarnita la zona di sua competenza, costringendo se stesso e i compagni a recuperi affannosi, avventurosi e frequentemente fallosi. Dà il meglio sicuramente quando sale nella metà campo avversaria, rispetto a quando deve coprire.
Sarà quindi lui il vertice basso dell'ormai famoso rombo, conseguente all'arrivo di Diego, con il quale la Juve affronterà la concorrenza nella prossima stagione? Così sembra. Con Sissoko e Marchisio in mezzo e, presumibilmente, Camoranesi in panca, in compagnia di chi rimarrà fra i vari Tiago, Poulsen, Almiron: un modo curioso di restituire fiducia e motivazioni ad uno come l'italo-argentino, che ha già dato ampiamente dimostrazione di quanto possa gradire il fatto di partire dalla panchina.
Con l'augurio di esserci sbagliati nella valutazione.

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