Un barbone in più

gianfeliceE’ di ieri la notizia di un memoriale sul “marcio” del calcio, a firma del compianto Giacinto Facchetti, depositato dai PM presso il Tribunale di Napoli, grazie all’intercessione del figlio dell’ex presidente interista.
Ormai non ci stupiamo più di nulla, ma restiamo comunque sorpresi per l’apparizione di tale documento proprio in questo momento di palese difficoltà per i sostenitori dell’impianto accusatorio. Che bisogno c’era di ulteriori “prove” se, stando a loro, la cupola era una realtà inconfutabile e indiscutibile?
Ma questo non è che l’ultimo episodio, in ordine di tempo, di quella zelante (quanto affannosa) ricerca probatoria che finora ha prodotto topolini – dai colpi di tosse alle telefonate di rimbalzo, fino alle dichiarazioni di Zamparini – rispetto agli elefanti che erano stati preannunciati. Senza dimenticare quel farsesco secondo filone di intercettazioni ad addendum cui fu sottoposto Moggi tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 che, paradossalmente, portò elementi a discolpa anziché nuovo combustibile per il rogo inquisitorio.
Premesso che, fino a questo momento, le schede svizzere imputate a Big Luciano sono pure e semplici ipotesi, nemmeno tanto avallate da riscontri oggettivi (Fabiani, De Santis e Racalbuto da tutt’altra parte invece che in coincidenza con le celle indicate dagli investigatori, topica clamorosa sulla scheda di Paparesta, De Santis che entrerebbe in possesso della scheda il 7 gennaio, ovvero il giorno dopo in cui gli stessi inquirenti parlano di affrancamento dal sodalizio moggiano, ecc…), non resta che prendere atto che gli unici, comprovati, contatti con gli arbitri erano intrattenuti da Milan (vedi l’onnipresente Meani), Bologna (tra poco novità) e Inter (De Santis e Nucini).
In virtù di questo ci domandiamo se nel memoriale verrà mai spiegato il perché di queste frequentazioni, o se verrà fornita ragione di quello strano comportamento per il quale da una parte si ha disinvolta confidenza con De Santis e dall’altra lo si pugnala alle spalle, facendolo abusivamente pedinare e dossierare. Taciamo sulla speranza di avere notizie in merito ai caffè di Helenio Herrera, ragguagli sul passaporto di Recoba (per quello attendiamo il memoriale di Barend von Krausz) o idee illuminanti sul decreto spalmadebiti e la vendita a se stessi del marchio.
In attesa di esaminarne i reali contenuti (i quali avranno comunque rilevanza processuale prossima allo zero), siamo tuttavia felici di annoverare un nuovo ingresso nella schiera dei cosiddetti “barboni”. Detto fuori dai denti, se siamo stati accusati noi di aver infangato la memoria di un grande del calcio, cosa si può dire di quest’ultima mossa del Gianfelice nazionale?
Da una parte – la nostra – c’è e ci sarà sempre il semplice desiderio di fare chiarezza, nient’altro. Dall’altra, purtroppo, emerge un triste - e piuttosto misero - tentativo di nascondersi dietro il ricordo di chi non c’è più.
Ai posteri, e ai memoriali, l’ardua sentenza.