Orgasmico

NarducciBeppe Narducci come Austin Powers. E chissenefotte se ieri, dopo due anni di dibattimento durante il quale sono venute fuori più magagne che nei film della serie Scuola di Polizia, era giunto il momento di tirare le somme di tutto quanto, ma proprio tutto. Beppe no. Lui arriva in tribunale in sella al suo PX125 truccato, con il capello lungo dietro sul collo, le Timberland, il Moncler arancione e la fibbia El Charro grande come un 45 giri e parte alla conquista delle tre sfitinzie, la Tere la Franci e la Mary.

In fondo non sarebbe difficile, basterebbe dire - parola più parola meno - che c'era una volta un'indagine sul calcio, che la Procura di Torino aveva archiviato perché aveva scoperto che il maggiordomo non solo non era l'assassino, ma talvolta capitava pure che la vittima glielo appoggiasse da dietro senza tanti preliminari. Che quell'indagine era poi passata a Napoli, dove era arrivata un sacco di roba dentro a un baule dal doppio fondo e che per qualche motivo - certamente grave e del quale ci si sarebbe occupati al più presto - di quel doppio fondo nessuno aveva parlato e quindi nessuno aveva cercato.

Niente da fare. Beppe non ci pensa nemmeno, e per spiegare un presunto, presuntissimo scandalo degli anni duemila, prende la rincorsa da trent'anni indietro. Austin Powers traslato avanti di vent'anni, visto che l'originale era rimasto ai '60 mentre, per il nostro, "il calcio è storia di illegalità dal 1980". Che con questo principio - senza prenderci troppo sul serio, per carità - tanto valeva dire che Enzo Tortora qualcosa doveva aver fatto perché in fondo, prove o non prove, i pappagalli rompevano i coglioni da milioni di anni ma chi più di lui, con Portobello, ne aveva rinverdito la molestia invogliando gli italiani a ficcarsene in casa interi stormi?

Per lui, per Beppe, il processo in pratica non c'è mai stato. Come ibernato nel frigo dei gelati sopra al quale il giornale rosa ha costruito la propria vita da star, il Beppe ha rimestato le stesse identiche accuse - smentite da decine di testimoni sotto giuramento, oltre che da risultanze oggettive e analisi che sarebbe stato elementare e soprattutto doveroso svolgere quand'era ora - dell'estate 2006. E a questo punto diventa davvero interessante, stabilito che di fare un passo indietro non se ne parla per nessuno, vedere fino a che punto il parallelismo tra il percorso esistenziale della Juventus e quello giudiziario di questo processo - fino a oggi ambedue lanciati a tutta velocità verso un fondo da scavare a oltranza - saranno capaci di procedere a braccetto.

Se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere.