Ritratti: Gianluca Pessotto

Gianluca PessottoChe fosse una persona diversa avremmo dovuto accorgercene da un bel pezzo. Iniziare a scalciare nelle giovanili del Milan, debuttare in serie A con la maglia granata, avrebbe potuto stroncare la carriera di chiunque. Ma dopo cotanta iniziazione, ancor più sorprendente entrare, da li a pochi anni, nel cuore della tifoseria bianconera tutta, come mai riuscirono a fare campioni dai piedi più rinomati.

Un uomo tra i campioni, questo è, in sintesi, il pensiero che mi torna, l'immagine del Pesso arrivato all'apice della sua vita sportiva, fino alla Nazionale, nella Juventus più competitiva di sempre. Inizia nel 1995 e fino al 2001/2002 è il titolare sulla sinistra, difesa o centrocampo faceva poca differenza, Gianluca garantiva impegno ed attenzione in qualsiasi ruolo scendesse in campo. Continua la Sua carriera fino al 2006, seppur concedendo la fascia ad un giovane terzino sinistro che, grazie anche ai suoi consigli, oggi è campione del mondo.

Ha vinto molto e condiviso tutto con l'eccellenza del calcio mondiale, da Del Piero a Zidane, da Buffon a Nedved, da Davids a Montero. Ma era lui il riferimento, la dimostrazione che la dedizione, il sacrificio e la passione potevano portare quasi chiunque a realizzare un sogno.

Perché questa rimane l'essenza del gioco del calcio. Giocarci!

Ecco perché, paradossalmente, Pessotto era il giocatore più vicino a tutti noi. Quando indossava maglietta, pantaloncini e scarpini da calcio era uguale a molti altri ragazzi che lo facevano, e continuano a farlo, negli spogliatoi con le panche in legno e le sedie di plastica nei campetti di provincia. Gianluca insegnava molto di più di una punizione di Zidane, correndo per gli altri e più di loro, senza tunnel, senza veroniche o sombreri era il più italiano di tutti. Si sentiva poco il suo nome in campo, ma mai la quantità è riuscita a superare la qualità. L'intelligenza sopperiva alla mancanza di genialità.

Una vita con i colori bianconeri, da giocatore prima ed ora nello staff, ma sempre calpestando l'erba. Riappare difatti in panchina da team Manager a conferma della Sua duttilità, uomo prima di essere calciatore, come molti altri, perché chi non era uomo alla Juventus lo diventava, e chi lo era, imparava ad essere un calciatore migliore.

Non c'è molto altro da dire su Pessotto, e volutamente, non dimentico nulla della sua vita alla Juventus. Accenno, con un grande desiderio di farlo, alle sue ombre e non dimentico che chi ha una sensibilità al di sopra della media, chi crede nei valori che gli sono stati insegnati, chi vive degnamente, a testa alta un'ingenuità intelligente, può subire molto più di chiunque altro. Chi non si vergogna di piangere, chi non respinge l'emotività, può contare sull'amicizia e a volte anche sulla fortuna.

Io lo vorrei incontrare ora Gianluca Pessotto, perché credo non abbia ancora finito di stupirmi.