A galla non al Gallia

IbraZlatan Ibrahimovic mette a segno il decimo goal in trasferta dei suoi sedici complessivi in campionato e regala all'Inter un'altra giornata favorevole, in cui allunga di un ulteriore punto la distanza dalla seconda. Dieci goal in trasferta, con buona pace dei Chirico, testimoniano di un giocatore decisivo all'ennesima potenza. Mourinho finalmente lo asseconda e gli fornisce due mezze punte a rimorchio, Figo e Stankovic, entrambi a segno, per risolvere il problema della scarsità delle soluzioni offensive dell'Inter.
Problema risolto, ma solo per questa volta, a meno di non voler scommettere su un Figo da parecchio tempo evanescente. La notizia buona è soprattutto la condizione fisica della squadra, apparsa decisamente in crescendo, come già in casa contro il Torino, dove aveva giocato male ma aveva chiuso la gara imponendo ritmi decisamente alti. La fisicità del centrocampo è la forza e la debolezza di quest'Inter. Garantisce pochissime pause nell'insieme della gara, ma anche qualche affanno in costruzione.
A Benitez, lo scorso anno, bastò mettere una punta sull'esterno per non far salire Maicon e quindi lasciare Ibra in completa solitudine: nell'arco delle due partite subì un solo tiro in porta. Ferguson ha tanta qualità da potersene anche fregare. Mourinho deve lavorare: non può mettersi nelle mani di Figo.
Beretta, forse scosso dalle accuse di difensivismo di cui lo aveva tacciato l'abile provocatore Mourinho, schiera il tridente e un centrocampo molle. Il Lecce non è mai in partita e non può opporre alcuna resistenza. Mourinho capitalizza al massimo il risultato, strappandosi i capelli per un rigore non concesso a Zlatan, che ci poteva stare. Beretta lamenta la mancata espulsione dello svedese. Fair play.

La Juve si riprende il secondo posto, con la strana partita di Catania, dove passa in vantaggio in apertura, ma è costretta in dieci, subito dopo, per l'affrettata espulsione di Iaquinta ad opera di Morganti. In inferiorità numerica, la squadra non trova soluzioni, e dopo la sostituzione di Camoranesi (buon rientro) con Marchionni, perde definitivamente la bussola. Mostruoso il lavoro di Amauri, che gioca una partita ai limiti dell'umano, lottando caparbiamente e cercando il tiro in porta, costantemente accerchiato dai difensori catanesi senza alcuna possibilità di appoggio. Il centrocampo juventino non comprende la partita e svolge un lavoro velleitario. Tiago appoggia costantemente sugli esterni in difficoltà, Sissoko cerca percussioni impossibili. I terzini, che con le loro sgroppate dovrebbero dare ossigeno alla squadra in inferiorità, offrono una prova inguardabile a livello propositivo. La difesa regge, ma si trova in difficoltà sui calci piazzati, che il Catania prepara davvero bene (personalmente, lo trovo l'unico apporto tecnico fornito da Zenga). Il goal alla fine arriva con Grygera che si fa anticipare di testa dal piccolo Mascara; Buffon è forse troppo lontano dai pali e smanaccia; Morimoto insacca. La Juve manca di muscoli e, seppur tardivamente, Ranieri lo capisce. Inserisce Poulsen, che con la panchina di oggi sembrava definitivamente obliato, che insacca, dopo una grande assistenza di Amauri e una Terlizzata clamorosa.
Concesse le attenuanti generiche, non è però scontato che quando si resta in 10 si debba per forza giocare senza un'idea. Ora, la classifica dice che la Fiorentina è più forte del Catania, come dice che la Juve è più forte della Lazio. Anche la Lazio è rimasta subito in 10 ma ha surclassato la Viola per occasioni gol e colpito 2 pali. Quindi, si può continuare a giocare e produrre azioni gol anche in 10: basta avere un po' di coraggio, quello che forse manca a Ranieri. E alla dirigenza: considerati anche gli infortuni, questa squadra era decisamente migliorabile nel mercato di gennaio, visti i pochi punti che la separavano dall'Inter. Ci si è accontentati, ora si prova a galleggiare.

Il Milan. Ready-made: Ronaldinho pesta i piedi a Kakà; Pato, che è un giocatore tecnicamente completissimo, non è però un centravanti; il possesso palla esasperato su ritmi bassi non è solo inutile, ma pericoloso; con questo tipo di gioco, in difesa ti servirebbero Beckenbauer e Scirea, figurarsi cosa combina Bonera.
Il Milan ha sempre gli stessi difetti. La partita di San Siro contro la Reggina è una fedele replica delle prove offerte in casa nel campionato aziendale 2006/2007, quando il Milan raramente usciva dal Meazza coi 3 punti. La squadra ospite parte forte, magari la butta dentro, poi attende ordinata nella propria metà campo, gustandosi il delizioso possesso palla rossonero. Che non approda a niente.
Gli allenatori avversari hanno studiato e compreso gli schemi di Ancelotti già da buoni 3 anni: francamente sembra insensato ostinarsi a perpetuarli, con minime variazioni.
L'ossimoro: una squadra che schiera Beckham, Seedorf, Ronaldinho, Kakà e Pato, è una squadra altamente prevedibile. Certo ha classe e, con un colpo dei suddetti, può vincere contro chiunque. Ma allo stesso modo può pareggiare contro chiunque, quando i suddetti si asfissiano a vicenda.
Può vincere il derby, non il campionato.

Bene le romane. La Lazio perde, intendiamoci, ma sembra aver recuperato qualcosa in fase di gioco: potrebbe presto mettersi alle spalle la crisi, ma la lotta per la Champions è compromessa. L'avversario di giornata, la Fiorentina, invece, con un po' di fortuna, e grazie a una coppia goal, Mutu-Gilardino, che vale le prime, si ricandida per il quarto posto. Dio le conservi Mutu.
La Roma vince lo scontro diretto con il Genoa, facendo prevalere il suo superiore tasso tecnico. Quando la squadra è al completo, i giallorossi, forti di un gioco ben oliato e praticato a memoria, possono ambire alle prime posizioni. Spettacolare la seconda marcatura, ad opera di un ispirato Mirko Vucinic.

L'Udinese è fuori dalla crisi, definitivamente, e forse i complimenti vanno fatti a Pozzo e Leonardi, che non hanno tolto la fiducia a Marino, anche dopo una striscia di risultati negativi particolarmente lunga. La vittoria con il Bologna giunge in extremis e dopo una gara sofferta, a testimoniare del carattere ritrovato.
Cellino invece se n'è andato a Miami, che tanto il suo Cagliari è salvo, dice. Non è sembrata la miglior mossa per motivare i giocatori, che oggi hanno ceduto all'Atalanta. La mia previsione? Rischiano la caduta libera, ma è impossibile retrocedere.
La pochezza espressa da Lecce, Reggina, Torino e Chievo (che impattano l'ennesimo scontro diretto) non trova paragoni. Anche la Sampdoria, oggi altro pareggio con il Siena, può stare tranquilla, a mio parere. Rischia qualcosa in più il Bologna che paga forse anche l'inesperienza gestionale di Mihajlovic.

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