La Juve ritrova lo spirito, ma anche Caressa e Bergomi

trezeguetDa dove cominciamo? Dalla partita? Si, va bene, giusto un riassunto veloce sul fatto tecnico, perché è stata una partita divertente, con un Palermo che gioca e lascia giocare ma dopo le due fiammate iniziali si apre spesso ai contropiedi juventini, con Nedved e Sissoko cui non par vero e si divertono come pazzi a fare a fette la retroguardia rosanero, suggeriti da un Camoranesi ispirato (finchè il fiato lo sorregge) che costringe Bovo ad un intervento al limite del rosso. Dopo il gol Ranieri suggerisce alla squadra di giocare la palla, e nonostante Liverani surclassi Tiago, e Grygera e Molinaro soffrano per il troppo impiego, i rischi corsi da Buffon sono più per colpa sua che per meriti dei palermitani (uscita sciocca su Cavani e respinta approssimativa su Simplicio). Il nulla sostanziale con la Juve in controllo fino al cambio Iaquinta-Amauri, con il brasiliano che prima costringe Amelia al mezzo miracolo e poi si porta a spasso Bovo e offre a Trezeguet il cioccolatino più dolce per raddoppiare. Game over. Interessante nel dopo partita l'analisi di Legrottaglie, che afferma: "Sono contento perchè il Palermo è squadra tosta, ma noi abbiamo ritrovato quello spirito che nelle ultime esibizioni avevo visto un po' appannato, siamo tornati a lottare da squadra".

Sarebbe comodo finire qui, ma come altre volte, e stasera in modo particolare, il palcoscenico se lo guadagnano di diritto i signori microfonati, il dinamico duo, Batman e Robin, Bibì e Bibò, Gianni e Pinotto, Stanlio e Ollio del Duemila, chiamateli come diavolo volete ma sono sempre loro: Bergomi e Caressa. Dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato, la ripresa ha visto i due scadere nel trash più demenziale, roba che il commento di “Takeshi’s Castle”, la versione di quello che da noi la Gialappa’s ha trasformato in “Mai dire Banzai”, in confronto ai deliri dei due sembra roba da premi Nobel. Una Juventus in vantaggio poco prima della mezz’ora aveva dimostrato di controllare senza eccessivi patemi il ritorno del Palermo, pericoloso due volte nei primi 4 minuti con il famigerato Romario del Salento, al secolo Miccoli Fabrizio, a suo dire ostracizzato da Moggi e teste arrabbiato con “quella Juve” al processo GEA, come debitamente ricordato anche dal buon Fabio Caressa. Nella prima occasione, a Miccoli risponde il vero Buffon, nella seconda è la traversa a negare la rete al Romario del Salento, la cui partita finisce qui, al minuto 4; di lui si ricorda solo il plateale reclamo in apertura di ripresa, quando pretende (lui e tutta la sua panchina) un rigore inesistente su un cross che a distanza di un metro Legrottaglie respinge con un braccio attaccato al corpo. I rosanero, che giocano un bel calcio, rapido e organizzato (complimenti a Ballardini, e comprendiamo perché Zamparini non faccia più il monello come in passato) ricavano nel resto della partita due occasioni fortuite per Cavani e due tiracci di Nocerino e Simplicio (con Buffon che respinge bene nella prima occasione e male nella seconda), ma i due telecronisti più visionari del globo dall’inizio della ripresa cominciano a sgranare un rosario di sciocchezze sesquipedali. “Fabio, la Juve è stanchissima, il Palermo sta dominando, la Juve non può reggere fino alla fine”. Elogi sperticati ai rosanero, censura sull’atteggiamento della Juve che si arrocca ma corre, in verità, i rischi citati poco sopra. La squadra di Ranieri gestisce, e se la stanchezza affiora in uomini come Camoranesi (“una brutta partita, Fabio, davvero male ”: scemenza clamorosa, caro Bergomi; vada a rivedersi il primo tempo di Mauro in termini di qualità e quantità, a fare anche la parte di Tiago, oggi in edizione 2007/08), ancora al 60%, e nei due esterni difensivi (comprensibile, vista la mancanza di alternative), c’è un Nedved che da Catania in poi sembra quello di quattro anni orsono, un Sissoko decisivo che, se comincia a segnare con una certa continuità (a proposito, finora i suoi gol avevano portato rogna, oggi ha sfatato il tabù) e se riuscirà a disciplinarsi mettendo un pochino di cervello in quel che fa, costringerà gli estimatori del miglior Vieira (quello degli anni londinesi) ad ammettere che Momo è ancora più forte. Bene i due centrali difensivi, dalle cui parti non si passa, e il Palermo è costretto a ripiegare sulle fasce, con cross suggeriti dalla sapiente regia di Liverani (Tiago va a lezione di geometria per tutta la partita dall’ex perugino, e non è una bella cosa), ma puntualmente preda della coppia Chiellini-Legrottaglie, mai impensieriti dagli avanti panormiti. Ma tutto questo è inutile per i due commentatori passati alla storia per i deliri berlinesi del 2006: esiste solo il Palermo e la Juve è morta. Non viene il dubbio che, con il cambio di Marchionni per l’esausto Camoranesi e quello successivo di Amauri per il deludente Iaquinta (assai pasticcione, Kjaer sembra Cannavaro, tanto da far sbilanciare Bergomi in un perentorio: “Questo è un grande difensore”. Entrato Amauri, le cose son cambiate…) la profondità della squadra aumenti, viste le caratteristiche di Trezeguet abituato a finalizzare? Non lo capisce Bergomi, lo capisce al momento giusto Ranieri, e Amauri rischia subito di raddoppiare con una girata sotto misura alla quale risponde Amelia con un grande intervento. E’ l’occasione in assoluto più grande della ripresa, e poco dopo il brasiliano, ex della serata, si porta a spasso Bovo e serve Trezeguet che a sua volta fa secco Amelia, complice una deviazione del "grande difensore" Kjaer: niente male per due che in sede di presentazione estiva venivano definiti come assolutamente incompatibili dai soliti giornalistucoli da strapazzo. Il rientrante Trezeguet (oggi capitano per acclamazione dei compagni) aveva dimostrato fin da subito che, dopo 5 mesi senza campionato, la voglia e l’istinto erano rimasti quelli che conoscevamo, il che è fondamentale in un momento nel quale l’attacco juventino latitava, tanto che nel 2009 in 7 partite di campionato la Juve fino a stasera aveva segnato due gol solamente contro Catania e Cagliari. Quindi, 2-0 e sipario sulla partita, ma la magica coppia di Sky riparte con gli elogi al Palermo e le difficoltà della Juve, che Caressa identifica nel “pericoloso fallo di Tiago che rischia qualcosa più del giallo”, quando l’intervento del portoghese è invece prettamente tattico, senza rischio alcuno per l’avversario diretto. Ma il capolavoro caressiano si materializza a tempo quasi scaduto, quando un tiro al volo di Simplicio da posizione defilata si infrange sul vicinissimo Molinaro, che resta a terra colpito ai reni: il prode Fabio urla “l’ha presa con le mani!”, subito correggendosi con un più dubitativo: “mi è sembrato che l’avesse presa con le mani”. Una sorta di delusione assale Caressa alla visione del replay, dal quale si evince la totale infondatezza del suo sproloquio. Caro Fabio, caro Beppe: anche stavolta ci avete fracassato i cosiddetti, con questa veemente telecronaca antijuventina, questa sofferenza continua che persino Boban e Marchegiani (due non propriamente schierati a favore dei nostri colori, tutt’altro, specialmente nel caso dell’ex portiere granata) hanno serenamente smentito in sede di commento post-partita. Va bene il tifo, va bene gli abbonati palermitani, va bene i tifosi rosanero vicini alla cabina di commento, ma non siete assolutamente nuovi a queste cose. Il nostro augurio? Che possiate assistere a tante partite come quella di stasera e possiate esprimere gli stessi, assurdi giudizi. Così che il popolo juventino (ma non solo) vi possa etichettare come divertenti amuleti porta fortuna. Ma attendibili per quello che siete: degli esperti commentatori.
Da Bar Sport, tra un Campari e un frizzantino.


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