La Juve dei record

triadeA suo modo, la Juventus continua nel percorso da record.
Record di giornata numero 1: per la prima volta nella storia, al “Granillo” finisce in parità.
Record numero 2: Barillà e Hallfredsson segnano i loro primi gol in serie A.
I calabresi non segnavano due gol da 10 giornate, e, compresa la gara di oggi, è solo la quinta volta che la squadra di Foti fa registrare a tabellino due reti.
Una specie di abbonamento ai primati negativi che continua con Loria, che aveva realizzato il suo primo gol in giallorosso proprio contro la Juve, prosegue con Vieri che, delle due marcature di questa tribolata stagione chiusa con la rescissione al primo aprile, una l’ha riservata ai bianconeri.
E chi si dimentica della prima tripletta in serie A di Pellissier, ottenuta in quel 3-3 (altro record: il Chievo mai aveva fatto risultato a Torino) dello scorso 4 aprile?
Ma mica è finita qui: lo scorso anno la Fiorentina vinse a Torino dopo 20 anni, quest’anno il Cagliari ha vinto al “Comunale/Olimpico” dopo 41 anni, il Palermo c’è riuscito dopo 47 e il Genoa non batteva la Juventus dal 1991.
Al contrario, alla Juventus non riesce di battere la Sampdoria da prima di Calciopoli, e il Catania ha ceduto ai bianconeri solo alla quarta partita in due anni, per colpa di uno svarione di Terlizzi al 93°.
L’Udinese non vinceva da 11 giornate: bastò l’arrivo della Juventus per ritrovare la vittoria.
La Lazio (oggi sconfitta in casa dopo l’impresa torinese di mercoledì…), dopo l’1-1 contro la Juve (l’occasione sfumata del 18 gennaio), perse quattro partite consecutive in cui segnò 2 gol subendone 11, mentre per rimanere alla stretta attualità, il Genoa è crollato dopo aver strapazzato i “Ranieri boys”.
Tutti “squadroni” irresistibili, come si può notare, e da qui a fine stagione, aspettando Lecce e Atalanta, si può ancora fare meglio…
Quanto alla gara di oggi, l’impressione ricavata è quella di una squadra al piccolo trotto che trascina stancamente la stagione al termine, senza obiettivi se non quello di inviare messaggi alle alte sfere.
I sette punti di vantaggio sulla Fiorentina, a 5 giornate dal termine, mettono tranquillità in relazione al discorso Champions League, considerato che entrambe dovranno affrontare il Milan, da oggi titolare di quel prestigioso (?) traguardo che, per la dirigenza New Holland, sarebbe il secondo posto.
Peccato che John Elkann avesse chiesto Coppa Italia e secondo posto come obiettivi primari.
Non c’è che dire: autorevole!
All’Ingegnere inviamo una considerazione: la sua carica motivazionale e le sue doti divinatorie sono in linea con i proclami degli uomini da lui scelti per guidare quello che una volta era un temibile galeone pirata, e che ora è al massimo uno sgangherato peschereccio.
Ovvero, si realizza sempre esattamente il contrario di quanto profetizzato.
Perché il vaticinio è espresso senza cognizione di causa, senza competenza.
Senza avere minimamente idea di ciò che si dice.
Perché, se Marchisio è il 66° infortunato di stagione e il suo cambio è Poulsen;
se Buffon nell’occasione della prima marcatura attende la palla ben dentro la porta con la consueta agilità stile- Rana Toro di questi mesi;
se a Mellberg, che guida la difesa, è preferibile il giovane Ariaudo sia sull’uomo che in piazzamento;
se Del Piero su azione ha segnato un gol decisivo (sui tre totali) in tutto il campionato;
se ad ogni minimo torto arbitrale si risponde col sorriso;
che cosa si pretende da questa Juventus?
A poco possono servire un Nedved al tramonto (ma che, se il riferimento di questa Juve è Poulsen, da centrale andrebbe obbligato a giocare fino alla pensione), uno Iaquinta arruffone ma incisivo, uno Zanetti illusorio sul quale non si può contare per più di due mesi a stagione (e siamo generosi) e un Camoranesi che resta l’unica fonte di gioco, per quanto nervoso e col freno a mano tirato, ma pure lui abbonato allo stiramento.
E così siamo a raccontare dell’ennesima “prima volta” stagionale, dell’ennesima occasione fallita, e sentire Ranieri nel dopo partita dichiarare: ”Questa squadra sta facendo più di quello che è nelle sue possibilità”, frase stretta parente del “ricordate che due anni fa la Juve era in serie B”, non comunica nulla di nuovo.
Un Ranieri che conferma quanto lo spogliatoio “sia tutto con lui” e sul futuro aggiunge: “Dimettermi? Se due anni fa Deschamps lo ha fatto, avrà avuto i suoi motivi, anch’io feci una cosa del genere al mio primo anno da allenatore. Ma non si ripeterà più”.
Come dire: se mi cacciate, vi prendete tutte le responsabilità.
E fa quasi tenerezza osservare chi dovrebbe assumersi la responsabilità di cambiare tecnico, assistere serenamente al match dalla tribuna (dopo anni di Triade in cui i visi di “quei tre” apparivano ferocemente concentrati sulla partita) nelle persone di Blanc, Cobolli, Fassone e Montali (da ribattezzare come il “Nuovo Quartetto Cetra”), intenti ad ammirare il prato e ripararsi dal sole, forse rimpiangendo di non aver potuto dedicare alle famiglie una domenica di primavera.
Il Quartetto ci racconterà che quest’anno il terzo posto equivale al secondo, e che la stagione è stata comunque strepitosa, mascherando ancora una volta una promessa non mantenuta con l’aspetto pratico della qualificazione diretta alla prossima Champions League.
Se le palle raccontate da questi signori negli ultimi tre anni fossero state quotate dai bookmakers, probabilmente qualcuno di noi oggi sarebbe milionario.

 

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