Capelli biondi e segnali di fumo

nedvedPer guardar bene negli occhi l'ultima partita di Pavel Nedved in maglia bianconera rischiavo di perdere i segnali di fumo provenienti dal campo e dagli spalti. John Elkann e Andrea Agnelli seduti l'uno di fianco all'altro, non sono fratelli, ma sembra una grande famiglia allargata che si riunisce. Forse più semplicemente per mancanza di un Gran Premio in zona, e molto più probabilmente per salutare un grande campione. Ognuno ha i propri motivi.

Contro una Lazio totalmente spuntata dalla contemporanea mancanza di Rocchi, Pandev e Zarate ci possiamo anche permettere un Buffon in versione Derek "Blue Steel" Zoolander, rimasto inoperoso per gran parte della gara, escludendo i due tentativi del partenopeo Foggia e il pallonetto mancato di Kozak. Nessuno, infine, ha visto la palla appoggiarsi al palo destro di Buffon, gli occhi, alcuni lucidi, altri sorridenti, erano tutti per la famiglia Nedved, quella sì veramente unita.

Nonostante la Juventus abbia segnato solo due goal, i boati del pubblico sono sembrati più numerosi. Dopo il primo applauso, sia all'assist di Marchisio (il secondo consecutivo se guardiamo a domenica scorsa), sia all'infilata di Iaquinta su Carrizo in uscita, passan tre minuti ed il pubblico regala l'ovazione più sentita per il goal del Bologna che significa l'avvicinarsi del Torino alla serie B.

Dopo dieci minuti di leggerezza, e due occasioni per la Lazio, si alza il secondo boato dello stadio per la quasi matematica retrocessione del Toro segnata dal secondo goal del Bologna. Torino siamo, sempre di più, solo noi, ma quasi non me ne accorgo, preso come sono a seguire in esclusiva la partita di Pavel, me la voglio ricordare per sempre, chissà quando mi ricapiterà di vedere un altro campione come lui con la nostra maglia. Eppure prima dello scadere, la squadra decide di accendere la Playstation e, sull'asse Camoranesi-Nedved, fa partire il cross per la torre di Iaquinta. Del Piero si coordina perfettamente e in rovesciata spolvera la traversa. Scampoli di grande calcio.

Si riparte con gli stessi uomini in in campo, seguito perciò a dedicarmi alla partita di Nedved che continua a correre verso la porta laziale, visto e servito da un non precisissimo assist di Del Piero. Pavel dà l'ultima lezione di orgoglio, caparbietà e voglia andandosi a prendere quel pallone dai piedi avversarsi e indicando la via del goal ad un instancabile Iaquinta. 2 a 0 e finisce la festa.

Sì perchè il campione scontento tenta almeno altre tre volte di regalare l'ultimo grazie ai tifosi, ma sfortuna ed abilità del portiere avversario annacquano un po' l'addio di Pavel, che non versa una lacrima, anzi sorride, ma scegliendo di farlo in autonomia. Sorrisi impregnati da ricordi lontani, sorrisi regalati a migliaia di persone che lo rivedono rialzarsi, ancora.

Come se fosse il capitano da sempre, sfila tra i compagni che gli ricordano le 327 volte passate insieme indossando tutti, nessuno escluso, la maglia numero 11, e trotta, scortato dalla squadra, a ringraziare il popolo di Juventini che canta il suo nome da 8 anni.

Non mi vergogno a scrivere che le lacrime son scese, starò diventando vecchio, ma me ne sono accorto solo quando ha dichiarato, tra tutte le altre parole, che non indosserà mai più un'altra maglia. Raiola può dire e dichiarare quello che vuole, ma per Pavel, o la Juventus o nulla, eppure lo lasciano andare.

Oggi il mio grazie è solo ed esclusivamente per lui, le lacrime non me le spiego, dovrei essere felice, ma non ci riesco. Forse è solo colpa del fumo negli occhi.

Commenta con noi la partita sul nostro blog.