Una piccola Juve fa grande il Cagliari

RanieriLa partita l'avete vista tutti e chi non l'ha vista ci ha guadagnato in salute. Un disastro tecnico e tattico, un disastro come gestione e sotto l'aspetto degli infortuni. E' difficile commentare i singoli episodi di una partita che ci provoca grande sofferenza, perchè è stata un naufragio totale.
Il Cagliari, non un grande Cagliari come già scrive Tuttosport, ma una buona squadra con degli schemi, resa grande dalla pochezza della Juventus di questa sera, vince a Torino dopo oltre 40 anni. Non accadeva dai tempi di Gigi Riva, quando la televisione era ancora in bianco e nero. Ci voleva Ranieri per dare questa soddisfazione ai cagliaritani, dopo aver favorito la miracolosa rinascita di un'Udinese che era allo sbando.
Il Cagliari ha meritato il risultato perchè è stato "squadra", perchè ha un gioco ed un allenatore in panchina. Sì, perchè un allenatore serve per dare un gioco alla squadra, non per "gestirla" ed aggrapparsi alle giocate dei singoli. Ma il Cagliari non è stata la prima squadra venuta a Torino a mostrare la differenza tra avere o no un allenatore in panchina. Prima di Allegri avevamo visto Zenga, Ballardini, Beretta, Giampaolo, Gasperini e Prandelli dimostrare come con organici inferiori alla Juventus, senza disporre degli stessi campioni, si possa mettere alle corde la squadra di Ranieri facendo leva sugli schemi e sulla loro disciplinata applicazione. Perchè la squadra di Ranieri non ha un gioco ma solo dei giocatori. Nessuno schema facilmente riconoscibile o applicato, nessun movimento senza palla per smarcarsi e proporre il passaggio, pochissimo possesso palla, nessun inserimento dei centrocampisti. Il gioco non ha una fisionomia e ci si aggrappa alla forza fisica e alle giocate dei singoli, alle punizioni di Del Piero, ai gol di Amauri. Quando queste armi sono spuntate i risultati latitano, perchè non scaturiscono mai da schemi di gioco provati e collaudati.
Ranieri ha perso un anno, quello passato, quando la Juve aveva tutta la settimana disponibile, senza dare un gioco alla squadra, forse per una ragione lapalissiana: non sa dare un gioco, non sa insegnare degli schemi. Solo per questo motivo non lo avremmo riconfermato.
Come se non bastasse ha peggiorato i suoi risultati: lo scorso anno di questi tempi la Juve aveva un punto in più in classifica, ma non solo. Anche il gennaio nero, diventato un marchio di fabbrica di Ranieri, segna un peggioramento: lo scorso anno contro Catania, Samp, Livorno, Udinese e Cagliari, la Juventus raccolse 9 punti e nessuna sconfitta, mentre quest'anno contro Siena, Lazio, Fiorentina, Udinese e Cagliari, ha raccolto solo 7 dei 15 punti disponibili e ben due sconfitte. Eppure la rosa della squadra è migliore di quella dello scorso anno, perchè arricchita da Amauri e da acquisti fortemente voluti dall'allenatore romano, tipo Poulsen, un affare a caro prezzo e bassa resa.
Ora si animeranno i mandolini dei soliti giornalisti che tenteranno, come già successo in passato, di cantare le lodi di Ranieri e nascondere queste crude verità: sono quelli che auspicano che Ranieri venga confermato perchè è garanzia di una Juventus che riparte, ancora una volta, con l'handicap in panchina. La verità è un'altra e ben conosciuta dai tifosi juventini: Ranieri non è un allenatore da Juve. Tutte le squadre possono avere un periodo di scarsa forma e mancanza di risultati ma Ranieri è recidivo: come dimenticare che un analogo periodo, lungo un mese, lo si è vissuto appena pochi mesi fa, ad ottobre? Di questi tempi lo scorso anno abbandonammo i sogni di poter lottare per il vertice. La storia si ripete.
Ad ottobre Ranieri si attaccò alla puerile giustificazione che tutto sommato avevamo fatto gli stessi risultati, lo scorso anno, con il Palermo, il Catania ed il Napoli. Ora non può accampare neppure questa giustificazione: lo scorso anno non abbiamo perso con l'Inter, l'Udinese ed il Cagliari. Quest'anno, inoltre, c'è l'aggravante della questione infortuni, che chiama in causa lo staff del romano: 35 infortuni fino ad oggi sono un record su cui la dirigenza dovrebbe riflettere a lungo e chiedere spiegazioni.

LA PARTITA
. Della partita abbiamo davvero poca voglia di scrivere ma lo facciamo per dovere di cronaca. Dopo due occasioni fortuite di Legrottaglie e Sissoko, che in scivolata cercano di centrare la porta, il Cagliari al 16' colpisce con Biondini, che su un cross dalla destra approfitta del salto fuori tempo di Marchionni, arretrato in difesa, e sorprende Buffon. La Juve arranca, non riesce a frenare Jeda e sbaglia una gran quantità di passaggi, anche i più facili ed elementari. Su palla inattiva arriva il pareggio di Sissoko, che stacca di testa su un cross proveniente dal calcio d'angolo. Sette minuti dopo, il vantaggio della Juve con Pavel Nedved, che dal limite sinistro dell'area scarta un difensore del Cagliari e trafigge Marchetti con un gran tiro rasoterra.

SECONDO TEMPO - La ripresa presenta un Cagliari per nulla intimorito e deciso a giocarsi la partita attaccando. Al 54' è micidiale il contropiede dei sardi, con Acquafresca che serve l'imprendibile Jeda ai limiti dell'area. Il brasiliano non ha difficoltà a infilare Buffon con un mezzo pallonetto. A quel punto Ranieri getta in campo Iaquinta al posto di un arruffone Marchionni. Ma un infortunio muscolare costringe alla resa anche Chiellini, trentacinquesimo infortunio della stagione, che lascia spazio a Grygera. Al 73' Del Piero fa tremare Marchetti con una punizione che finisce a pochi centimetri dal palo. A 78' Sissoko, che non riesce a fare le cose semplici ma vuole strafare e stupire, cerca un lancio ma serve il miglior assist possibile al Cagliari che lo capitalizza, vola in contropiede e segna la rete del sorpasso con Matri.

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