Un'Italia senza punte regala ancora punti

mondialiPasso indietro della Nazionale di Lippi, che si complica la vita pareggiando contro la settantottesima formazione del ranking FIFA.
Confermata la buona condizione e la vocazione a far la partita da parte degli azzurri, ma confermata ahimè la sterilità offensiva di una squadra cui non manca nemmeno l’ultimo passaggio (contrariamente a tutti i pareri che vanno per la maggiore che reclamano Pirlo a tutti i costi), bensì solo una migliore incisività e furbizia da parte delle punte.
L’Italia di questo Mondiale manca di una punta di livello internazionale: non lo è Iaquinta, non può esserlo Di Natale né tantomeno Gilardino, attaccante inadeguato a certe platee ormai da anni.
Non abbiamo più il Vieri del decennio scorso, non c’è più il Toni dei tempi belli, ovvero uno degli attaccanti europei più prolifici e difficili da marcare; non c’è più Del Piero, per quanto il suo contributo alla causa nelle fasi finali dei grandi tornei sia sempre stato limitato; non c’è più quel satanasso di Inzaghi.
E’ un momento così, ci dobbiamo accontentare del poco che abbiamo, siamo diventati come il Portogallo che gioca e gioca ma non conclude.
E l’unico che potrebbe combinare qualcosa è Pazzini.
Già immagino il partito dei “cassanisti” pronti con il colpo in canna da sparare sul c.t.: eviterei, fossi in loro, alla luce delle passate esperienze del ventottenne neosposo Cassano in due edizioni degli Europei finite entrambe male.
Ancora meno possono reclamare i fans di Balotelli, ingestibile e osteggiato persino dai compagni di club che ne vivono le “stravaganze” da anni: figuriamoci cosa sarebbe successo se fosse stato costretto a vivere un mese intero a contatto con gente che lo conosce in modo superficiale.
La realtà è questa, prendiamo un gol identico a quello subìto col Paraguay al primo e unico errore difensivo e nelle stesse modalità, ed è marginale il fatto che ci fosse o meno fuorigioco, perché l’Italia avrebbe dovuto seppellire gli “all whites” alla distanza e non lo ha fatto.
Ma se il rigore del pareggio se lo procura De Rossi, e le conclusioni più pericolose sono frutto di iniziative da parte di Montolivo, Chiellini, Zambrotta (autori di due tentativi ciascuno) e Camoranesi, è evidente che ci siano problemi in fase offensiva.
A dimostrazione di quanto sopra descritto, l’unico sussulto degli attaccanti che si ricordi è una deviazione dello spento Gilardino che gira sull’esterno della rete un calcio d’angolo del volonteroso Pepe.
Stop.
Iaquinta gira al largo e tenta appoggi improbabili senza aver la qualità e la scaltrezza per farlo, mentre quando è lanciato davanti alla porta da una genialata di Camoranesi perde l’attimo buono per rubare il tempo al difensore.
Quanto a Di Natale, reclamato a gran voce, di lui si ricordano un tiro “telefonato” e una serie di pasticci sulla corsia di sinistra che finiscono col togliere spazio alle incursioni di Criscito.
Il “Pazzo” non viene servito nemmeno quando potrebbe affrontare il portiere a tu per tu (Di Natale preferisce ciabattare a lato), ma sembra il più reattivo e pimpante, e contro la Slovacchia meriterebbe una chance dall’inizio.
Non ho visto molte squadre in questo Mondiale comandare il gioco come fa l’Italia senza raccogliere i frutti dei propri attacchi, venendo puntualmente punita alla prima occasione.
E se l’avversario di oggi non fa testo e la mancata vittoria è da addebitare a colpe azzurre, basta vedere come ha giocato (benissimo) e vinto il Paraguay contro la Slovacchia per ricavare l’impressione di un’Italia decisamente più forte delle avversarie del girone, ma incapace di tradurre questa superiorità in gol.
Adesso non resta che sperare in Pazzini, sempre che Lippi voglia schierarlo, e in una Slovacchia formato “prime due gare” per raggiungere una qualificazione che, ai punti, gli uomini di Lippi avrebbero già ottenuto.
L’importante è passare, poi se primi o secondi non fa tutta questa differenza: da quello che si vede in giro e dagli stravolgimenti che potrebbe subire il tabellone potrebbe non essere un male affrontare subito avversari di rango piuttosto che passare attraverso un cammino in discesa. Sarebbe un modo sbrigativo per chiarire le cose subito: o si torna a casa oppure scocca la scintilla e si va fino in fondo.