Sì, anno nuovo, vita vecchia

delneriAvevo aperto l’anno con un interrogativo: anno nuovo, vita vecchia?
Speravo di essere smentito. 
Nulla da fare, il Napoli stravince la partita con le armi che dovevano essere proprie della Juve: grinta, cuore e cervello.
E la qualità di Cavani e Lavezzi.
Gli uomini di Mazzarri si sono presentati all’appuntamento con i cosiddetti “occhi da tigre” e un livello di attenzione feroce, la Juventus è stata la stessa vista contro il Parma, cioè la versione fotocopia di quella che ci faceva arrossire un anno fa.
Sette gol in quattro giorni e la sensazione di impotenza provata costantemente per tutta la scorsa stagione.
E se andiamo ad analizzare i numeri, scopriamo che lo scorso anno la brutta Juve degli orribili record aveva due punti in più di quella attuale, ma si trovava terza a -12 dal vertice, mentre oggi è sesta a -9, con l’Inter in agguato con la freccia già accesa.
Mi sembra di essere tornato all’anno scorso, quando avevo l’ingrato compito di elencare di continuo numeri nefasti.
Basta, parliamo della partita, tanto per farci del male basandoci anche su considerazioni basate sui fatti e non solo sui numeri.
3-0, tre schiaffi (ed è andata bene...), quarta sconfitta consecutiva al San Paolo (non era mai successo) e si consuma un’umiliazione pesante, pesantissima.
Un allenatore che nel dopo partita è sembrato un uomo in preda alla confusione, al microfono esattamente come è sembrato nell’impostare formazione e gara.
D’accordo, visto che il costume tutto italiano prevede di dare responsabilità all’arbitro (lo fanno tutti, scadiamo anche noi a questo livello), adeguiamoci e diciamo che il signor Morganti nel dubbio ha deciso di fischiare azzurro.
Con quello che stiamo vedendo in questi primi giorni di 2011, tra squadre che segnano ripetutamente in fuorigioco o con azioni viziate da altri tipi di irregolarità, annullare un gol come quello di Toni puzza decisamente di decisione presa per accontentare il San Paolo.
Ma sarei puerile, o meglio, sarei tifoso di altre squadre se mi nascondessi dietro alla foglia di fico del Morganti di turno per giustificare la seconda disfatta consecutiva della squadra di Del Neri.
Che, come già scritto poco sopra, sembra essersi perso anche lui nei bagordi natalizi.
Non si spiega infatti una formazione con il solito, pessimo Amauri dall’inizio, posto che Toni il suo l’ha fatto: ed è preoccupante che un giocatore scartato dal Genoa due giorni fa si dimostri il più vivo fra gli attaccanti della Juve.
Anche Traoré, preso ripetutamente in mezzo da Gargano e Maggio, ha spiegato a tutti perché Arsène Wenger lo abbia serenamente lasciato partire. Con tutti i difetti che ha, l’arrancante ex fuori-rosa Grosso è ancora il meno peggio.
Ed è sintomatico di quello che rappresenta oggi questa Juve.
Una squadra molle senza identità, vuota a livello fisico (che succede, il solito letargo di gennaio nel quale cadono le squadre di Del Neri?) ma soprattutto mentale.
Una squadra che non ha lottato, sovrastata su ogni pallone, senza idee se non il lancio lungo per le due torri e speriamo in Dio, mentre dall'altra parte c'era una squadra che raddoppiava sugli esterni e ripartiva senza subire lo stesso trattamento.
E Gargano ha portato Aquilani a scuola di regia, con improvvisi cambi di gioco a spostare la difesa bianconera nella quale i partenopei entravano come una lama nel burro.
Decisivo il sacrificio fornito da Lavezzi e dal protagonista della serata Cavani (anche Hamsik, seppur in misura minore), sempre pronti a ripiegare al contrario dei loro colleghi in bianconero.
Del Neri invece ha giocato come si giocava in Inghilterra fino alla metà degli anni Settanta, quando i sudditi di Sua Maestà guardavano gli altri giocare le competizioni per Nazionali e i club tedeschi e olandesi dominavano in Europa.
Dov'è finita la Juve battagliera vista fino a 20 giorni fa?
Siamo improvvisamente diventati così poveri da dover ricorrere a queste mosse disperate?
Dobbiamo considerare quanto visto nei tre mesi precedenti a questi quattro giorni da incubo come un'illusione?
Le valutazioni negative sulla rosa espresse in estate non erano scorrette come i risultati positivi sembravano aver scongiurato?
Stasera personaggi non di primo piano (con tutto il rispetto) come Grava, Campagnaro, Pazienza, Dossena, Maggio e Paolo Cannavaro, hanno sbranato nei confronti diretti gli acquisti "intelligenti", le "opportunità" tanto decantate da quel dirigente chiamato a ricostruire la Juventus sul modello della sua Sampdoria.
Krasic non ha più segreti, ormai lo hanno capito tutti e di conseguenza ne arginano la foga fine a se stessa, mentre in fase difensiva, come sempre, il serbo regala felicità al suo avversario diretto.
Aquilani da un mesetto sta provando a dar ragione a Benitez e Spalletti, due che in passato lo accantonarono indipendentemente dai guai fisici.
Brutte notizie anche da Marchisio e Pepe, letteralmente schiantati dagli avversari diretti, velo pietoso su Grygera e la difesa in blocco, Bonucci in primis, tanto per parlare di acquisti intelligenti.
E, dulcis in fundo, mi tocca anche condividere il pensiero di un tifoso fiorentino ed anti-juventino dichiarato: Mario Sconcerti, che ha posto la domanda dalle 100 pistole: “Cos’è oggi la Juventus? Ci dicano cos’è diventata piuttosto. C’entra ancora Calciopoli, perché quello che è successo cinque anni fa non è facile da riassorbire, perdere così tanti giocatori è terribilmente penalizzante. Ma gli Agnelli, se esistono ancora, visto che hanno sempre rappresentato il valore aggiunto per questa società, ci devono spiegare se dobbiamo abituarci al ridimensionamento definitivo di quella che è sempre stata la squadra degli italiani, perché la Juve non è la squadra di una sola città, ma dell’intera Nazione. Una volta gli Agnelli si divertivano con la Juve, oggi che cos’è per loro la Juve? Un lusso? Una necessità? Un fastidio? “.
Il lato preoccupante della faccenda è che mi tocca essere d’accordo, e se Marotta nel dopo partita la butta ancora sul “rinnovamento, un progetto a lungo termine appena iniziato”, cari tifosi juventini, la risposta è racchiusa in una semplice frase: prepariamoci a soffrire ancora per molto.
E speriamo un giorno nel Miracolo.
Senza interventi divini, la vedo dura.

Commenta con noi la partita sul nostro blog.