Ricominciamo!

aquilani

Sembra cambiato poco rispetto all'orrida partita d'andata al San Nicola, quando il Bari ebbe ragione piuttosto facilmente di una Juve ancora priva di identità, assemblata alla bell'e meglio negli ultimi giorni di mercato, un insieme di giocatori più o meno forti, ma non una squadra.
In realtà qualcosa è cambiato: il Bari è molto peggio di allora, senza la regia di Almiron, è una squadra che gioca improvvisando, impaurita, senza personalità. Una Juve bruttina, ma ora un po' più stagionata, non fatica a recuperar palla, mantenendo le linee vicine e giocando corta. Una volta che la palla è nostra, però, difficile capire il da farsi. Sarà che il gioco lo comanda il confusionario Sissoko, protagonista davanti a un Aquilani anestetizzato, sarà che Krasic sembra preda di un apatico imbruttimento, mai capace di innescare l'esplosività del suo primo passo, per errori nel controllo della palla, e per l'ostinato insistere su quell'unica soluzione. Sarà che lì davanti, tra il vecchio e il bambino, non la vedono mai. Sarà quel che sarà. Ognuno sembra giocare la sua personale partita contro se stesso e la Juve in porta non ci tira mai.

La Juve di oggi sembra crederci: sembra credere di essere in crisi. La reazione alle difficoltà è quella del depresso. Il Bari insiste sul suo pezzo buono, Alvarez, e fa bene. Se infatti le cose migliori la Juve le aveva fatte vedere con le sovrapposizioni di un Sorensen, apparso sicuro nei primi minuti, il Bari di Ventura cerca di rispondere proprio lì, sulla nostra destra. Alvarez punta Sorensen, Krasic non aiuta mai il danese a rintuzzare sullo sgusciante honduregno, e il Bari prende coraggio e metri. Sorensen comincia un'altra partita, fatta di molti errori.

Ti chiedi come la Juve possa sbloccare questa partita e, nonostante tutto, pensi a Del Piero. Alex si fa vedere solo sui calci da fermo: tira in porta i calci d'angolo e le punizioni dal lato, palloni che sono facile preda di Gillet. Punizioni dal centro: la prima la zappa, la seconda la sparacchia in tribuna. La terza, verso la fine del primo tempo, la mette dentro. Non irresistibile, ma tanto basta, per battere l'agile ma piccolo portiere belga.
Vincere uno a zero contro il Bari, con goal su punizione di Del Piero. In fondo - siamo nel 2011 - Alex a questo serve. Sarebbe troppo facile.

La Juve tiene invece a mostrare che la crisi è della squadra, non del reparto offensivo. Potrebbe difendersi con ordine, lasciando spazi alle percussioni di Krasic; invece si mette in campo a caso. Le distanze tra i reparti si dilatano all'inverosimile e prende avvio un secondo tempo oratoriale, che si gioca a tutto campo. Manna per Alvarez, che può puntare ripetutamente il povero Sorensen, fino a risultare decisivo, prendendo il fondo e servendo un assist facile a Rudolf che insacca. Uno a uno, e pensare che un'altra volta, un'altra stagione, tutto è già finito. Del Neri prima prova a invertire Pepe e Krasic, che nei ripiegamenti raggiunge il massimo dell'insipienza, per aiutare Sorensen, poi leva il diciottenne per inserire Motta e inserisce Martinez per Giannetti.

L'uruguayano, pur fuori ruolo, sa rendersi pericoloso e dialogare con i compagni, reggendo fisicamente l'urto dei difensori baresi. Tanto poco per motivare la squadra che capisce che può dare di più. Almeno un po' di più.
Altro calcio piazzato: Del Piero piazza la mossa a sorpresa. Seppure dai 40 metri, tutto sommato vicino alla porta, decide di metterla in mezzo. La difesa pugliese ribatte con difficoltà e Aquilani piazza un gran destro al volo che si insacca all'angolo. Una prodezza: ci ricordiamo che nel suo piccolo anche lui ne fa.
Motivata dal goal, la squadra difende soffrendo. Tutto sommato benino. Fischio finale. Due a uno. Tre punti.

La squadra ha giocato forse la sua peggior partita dall'esordio di Bari, ci ha fatto capire con chiarezza di essere in crisi: ognuno, per conto suo, a improvvisare calcio, a tirare i dadi della sua personale partita contro la sfiga. Terzini schiavi dell'istinto, centrocampisti arruffoni, alette inconsistenti, attaccanti soverchiati. Meno male che di fronte c'era il Bari, ultimo in classifica, peggior attacco del campionato. E però son tre punti.
Dopo la disfatta di Bari, Del Neri seppe costruire una squadra capace di stare in campo e di battagliare contro tutti. Capace di battere il Milan, pareggiare con Inter e Roma, e quanti rimpianti, una squadra che per 18 partite consecutive non ha perso.
Oggi sembra di essere tornati a quel maledetto primo giorno di scuola, e che ci sia tutto da ricostruire. Manca Melo, e ci manca tantissimo. Manca Quagliarella. E va, per forza di cose, rimpiazzato con un giocatore all'altezza. Del Neri deve poter disporre del minimo sindacale per poter fare meglio di un girone di andata (31 punti) che, se ripetuto, ci terrebbe fuori dalla Champions League. Ad oggi, dispone di una rosa meno completa di quella con cui ha affrontato le prime 19 partite. Noi vogliamo fidarci di lui, perché tre mesi fa gli abbiamo visto fare qualcosa di impossibile: creare una squadra dal nulla. Ora che la squadra al nulla ci sta tornando, il suo sforzo deve essere quello della società. Fuori i soldi.

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