THE DAY AFTER: Juventus al capolinea, chi scende?

delneriIl posticipo del lunedì, che mette in palio un pezzo di scudetto, lo lasciamo a chi se lo può permettere. E’ un affare tutto milanese con il Napoli a recitare il ruolo di imprevisto guastafeste. Poi c’è il campionato delle altre con la Lazio che fa harakiri a Cagliari e che ora è tallonata dall’Udinese Settebellezze, che strapazza il Palermo con uno storico e inverosimile 0-7 che segna la fine dell’avventura di Delio Rossi sulla panca dei rosanero. Il 2011 dell’Udinese in campionato è fatto di 7 vittorie e 3 pareggi, nessun‘altra squadra sta andando così forte.

Perde terreno la Roma che pure nel recupero infrasettimanale a Bologna aveva trovato una vittoria scacciacrisi. Invece i giallorossi, contro il Parma, sono ricaduti nella vecchia abitudine di andare davanti di un paio di gol e subire la rimonta nel quarto d’ora finale, questa volta grazie a un protagonista d’eccezione: Amauri! Il redivivo italo brasiliano, autore di una doppietta, non si è tolto solo la soddisfazione di segnare un gol di tacco da cineteca, ma anche quella di far capire che non era lui il problema vero della Juve. Altro che Amauri, altro che Iaquinta, altro che Motta o Martinez, per i problemi della Juventus bisogna salire la scala delle responsabilità ben oltre. Il the day after è un giorno amarissimo per i tifosi juventini che, come in un gioco dell’oca, alla fine trovano le risposte ai continui fallimenti societari ritornando all’origine di tutte le proprie disgrazie: Calciopoli. Da quella maledetta estate in poi si è cercato di rimetterla in campo dando vita a un surrogato legato alle Juventus del passato solo per il fatto che porta ingloriosamente lo stesso nome e la stessa maglia.

Con quella contro il Bologna, fanno 6 sconfitte nelle ultime 10 partite di campionato per la Juve di Del Neri. Lo stesso ruolino finale della Juve scoppiata di Zaccheroni e della Juve senza capo né coda di Ferrara, mentre Ranieri fu capace di raccogliere 6 pareggi e 1 sconfitta contro avversari non irresistibili prima di essere esonerato. L’apertura di credito avuta da Del Neri è stata generosa, ma si è ormai esaurita portandosi doverosamente appresso il destino del direttore generale Marotta, che già a febbraio sembra aver perso le troppe scommesse di una campagna di mercato condotta acquistando secondo la logica di “un tanto al kilo” ed elemosinando prestiti fissando ricchi diritti di riscatto per costruire una squadra che fin da settembre, già sulla carta, mostrava tutti i propri limiti. Accendemmo comunque “un cero” di speranza che, ahimè, i due sbuffi di Di Vaio hanno spento un'altra volta. Rimane solo il fumo sul campionato della Juventus che, vincendo contro Lecce e Bologna, sarebbe stato ancora vivo, ad appena un punto dal quarto posto. Invece le ultime due sconfitte non hanno fatto altro che confermare i limiti di una squadra povera di classe, povera di carattere e personalità, aggiungendovi l’aggravante di un allenatore che sembra aver perso la bussola. Un Del Neri che a Lecce addossa poco elegantemente alla squadra le responsabilità della sconfitta e che, contro il Bologna, sbaglia formazione e cambi è solo l’ultimo anello di un processo che ha portato la Juventus in uno stato di piena crisi.

Come se ne esce? Qui deve entrare in gioco il presidente, Andrea Agnelli, che deve poter avere la forza di scelte radicali da compiere da qui a giugno. Un altro anno fuori dalla Champions è difficile da evitare a questo punto, ma si torni al più presto a fare “scelte da Juventus”, una società che può rinascere solo con campioni da inserire a tutti i livelli: dai dirigenti all’allenatore, fino ovviamente agli innesti di cui abbisogna la squadra. Se invece anche la realtà del futuro dev’essere quella del ridimensionamento, allora per Andrea Agnelli forse sarebbe meglio passare la mano per non rischiare di fare la parte della foglia di fico rispetto a chi questa società l’ha consegnata prima al processo sommario di Calciopoli, poi a dirigenti che nulla avevano a che spartire con la Juventus e il calcio, quindi ad altri che hanno completato l’opera di impoverire il tessuto tecnico di una squadra cui forse sarebbero bastati pochi tasselli per tornare a essere competitiva. Oggi la lontananza della Juventus dal quarto posto non è rappresentata tanto dai sette punti dalla Lazio, dai sei dall’Udinese e dai due dalla Roma, ma dalla consapevolezza di avere a che fare con una squadra inaffidabile, capace di infiammarsi contro Inter e Milan, ma di perdere contro chiunque. Una Juve lontana parente di quella che, fino alla trasferta prenatalizia con il Chievo, sembrava in crescita e in grado di sopperire con l’organizzazione di gioco alle ben conosciute lacune di un organico non certo da prime piazze.

Come si spiega la metamorfosi di questi ultimi due mesi? Una risposta può essere quella che una macchina tirata all’osso doveva essere sistemata sin da subito. Almeno due esterni bassi e una punta sana che facesse gol. Gli esterni non sono arrivati e la punta è stata acquistata all’ultimo giorno di mercato, nel frattempo la squadra aveva imboccato il campionato contromano, sbattendo contro Parma, Napoli, Sampdoria, Udinese e Palermo. Un’impotenza, quella di intervenire da subito concretamente sul mercato, pagata carissima.


TOP DI GIORNATA

Amauri (Parma). Trascina i suoi alla miracolosa rimonta contro la Roma. Ne segna due: molto bello il primo goal, quando si è improvvisamente ricordato di essere un brasiliano e ha messo dentro di tacco al volo, sul palo lontano.

Di Vaio (Bologna). Doppietta pesantissima anche per l’ex bianconero che regala un’insperata vittoria ai felsinei che espugnano il campo della Juventus dopo 31 anni.

Sanchez-Di Natale (Udinese). La loro sembra una partita alla playstation perché a ogni palla fanno gol finendo per realizzarne addirittura sette in due!


FLOP DI GIORNATA

Del Neri (Juventus). Dapprima stupisce tutti schierando Martinez sulla fascia e Iaquinta titolare in avanti. Cerca di correggere in corsa, ma i continui rattoppi non fanno che allargare il buco di una squadra che perde equlibrio e finisce per franare contro un avversario non certo irresistibile.

Palermo. Una squadra protagonista di un incontro surreale contro un avversario che a ogni tiro faceva gol. Ne hanno già sette sul groppone quando sono pure ridotti a giocare in nove. Per fortuna esce Sanchez e l’Udinese rallenta.

L'elmetto del presidente del Bologna. Lo sportivissimo presidente del Bologna aveva messo le mani avanti con allusioni antipatiche a ammonizioni mirate e ad altre bassezze assortite travestite di ironia. Voleva mettere l'elmetto per la trasferta a Torino lo spiritosissimo presidente felsineo, ma poi non gli è servito. Stia contento Pavignani, così l'elmetto se lo ritroverà nuovo nuovo quando gli servirà veramente.