La classe di un vecchio campione nel grigiore generale

del pieroLa giornata era iniziata con tante tristissime bandierine metà bianconere e metà tricolori che sventolavano dagli spalti, una specie di elogio postumo a due nobili decadute, l'Italia e la Juventus. Tanto sventolio sarà stato un atto dovuto, ma mi è sembrato un po' inopportuno, una festa forzata quando da festeggiare c'era davvero poco. C'era un compleanno tondo da celebrare e forse per quello bastava l'inno nazionale. Ma tant'è, dettagli.

Esauriti i convenevoli, la partita è andata un po' come le precedenti, perché la Juve è questa e non può certo cambiare da un giorno all'altro. Mi ha ricordato un po' Juve-Genoa 3-2 dello scorso anno, anche lì si veniva da una serie di sconfitte e pareggi e anche lì a prendersi sulle spalle la squadra fu l'unico campione con la C maiuscola rimasto a questa squadra, il vecchio Capitano che, nella desolazione che lo circonda, rimane l'unico in grado di dare del tu al pallone e di dipingere gioco, seppur con la frequenza sempre più diradata che gli anni e il fisico gli consentono. E questo è altamente emblematico della situazione in cui versa la Juventus: doversi aggrappare al 37nne Del Piero è umiliante, per una squadra che avrebbe dovuto trovare un suo degno erede tecnico e umano da diversi anni e invece si trova costretta a raccattare quel poco di calcio che riesce a esprimere dalle ultime pennellate dell'ultimo fuoriclasse rimastole.

La partita si è svolta in una cornice di contestazione, anche se non troppo feroce, fatta di cori e striscioni a volte apertamente avversi e a volte sul filo dell'ironia. Primo destinatario è stato l'allenatore, invitato ad andarsene, il quale, forse per non esacerbare troppo gli animi, ha seguito tutta la partita dalla panchina senza mai calpestare l'area tecnica. Ma sono stati contestati pure giocatori, dirigenza e anche la proprietà definita, forse sin troppo amorevolmente, "assente". Il Brescia nel primo tempo ha giocato meglio, con il piccolo Eder che con la sua velocità ha messo in seria difficoltà tutti e quattro i difensori bianconeri svariando lungo tutto il fronte d'attacco. Il goal della Juve è arrivato in maniera un po' casuale, nel momento forse migliore delle rondinelle. Matri ha approfittato di un disimpegno errato di un difensore bresciano e ha messo Krasic a tu per tu con Arcari. Il serbo, goal a parte, ha giocato la sua solita partita a sprazzi, con accelerazioni saltuarie cui raramente fanno seguito cross precisi o conclusioni pericolose. Matri si è segnalato per volontà e movimento, ma quasi mai è stato innescato nella maniera giusta. Del Piero è stato encomiabile nel suo lavoro di cucitura tra centrocampo e attacco e si è segnalato anche per notevoli cambi di gioco puntualmente sprecati dai due esterni arruffoni e poco dotati tecnicamente.
Così a cinque dalla fine del tempo è arrivato il meritato pari bresciano, con un'azione che anch'essa ben rappresenta il momento di difficoltà tecnico e psicologico che attraversa la Juventus: da un fallo laterale, concesso ingenuamente dagli impauriti Marchisio e Bonucci, è scaturito un cross apparentemente senza pretese ma che ha trovato la premiata coppia Chiellini-Buffon intenta a chissà quali elucubrazioni. Dormita del difensore e uscita a farfalle del portiere hanno concesso al piccolo Eder di saltare indisturbato e depositare in porta. Il portiere in settimana, forse galvanizzato dai buoni interventi fatti contro il Cesena, si era tirato fuori da alcune responsabilità dichiarando di avere solo due braccia (come dire "più di questo non posso fare"): farebbe bene però ad usarle come si deve e magari non una partita sì e due no, visto che anche prima del goal subìto si era reso protagonista di un'uscita avventata su una punizione abbastanza innocua, rimediando poi con affanno in due tempi.

La ripresa stava scivolando via stancamente tra poche fiammate bianconere e qualche pericolo di troppo, con gli avanti bresciani che arrivavano in area un paio di volte indisturbati ma si perdevano al momento di concludere. Serviva la giocata del vecchio campione a spezzare gli equilibri ed è arrivata a metà tempo, con un contropiede che ha visto Del Piero partire poco oltre la metà campo, osservare la desolazione intorno a sé e quindi decidere di fare tutto da solo mettendola di sinistro nell'angolo. Un goal bellissimo, da Del Piero d'altri tempi, vagamente simile a quello che realizzò nella sua annata di grazia 1997/98 in casa contro il Napoli. A quel punto la Juve si è sciolta, avvantaggiata anche dell'espulsione del bresciano Mareco per doppio giallo e dall'ingresso di Toni che ha tenuto molti palloni davanti, consentendo alla squadra di correre pochi pericoli e di andare anzi vicina un paio di volte al terzo goal.
In definitiva una vittoria che mancava dal successo casalingo con l'Inter di metà febbraio, ma che è meno di un brodino per le ambizioni di una squadra che era partita con ben altri obiettivi. Consente di consolidare il settimo posto che non garantisce nemmeno l'accesso sicuro all'Europa League (dipenderà da chi vince la Coppa Italia), con il Palermo che incalza a due punti e la Roma sesta lontana di cinque lunghezze.
Una squadra che necessiterà di pesanti interventi per poter aspirare ad un campionato di vertice. A mio parere si fa fatica a trovare più di due-tre giocatori che meriterebbero di giocare titolari in una Juve competitiva. Gran parte delle attuali prime scelte possono essere al massimo delle buone riserve e quindi, non essendo possibile acquistare 8-9 titolari validi in una sola sessione, bisognerà che si azzecchino almeno due mercati di fila per poter rivedere una Juve degna di questo nome. Se poi a farlo dovrà essere Marotta... beh, auguri.

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