THE DAY AFTER: Juve fra sogni, promesse e totoallenatore

delneriSta tornando tutto come prima di Calciopoli, tanto da far dire a Capello che questo è il primo campionato vero dal 2006 a oggi. C’è solo un particolare non trascurabile che manca all’appello e si chiama Juventus. Mentre il Milan si aggiudica il campionato senza farsi male nella trasferta all’Olimpico contro i giallorossi, la Juventus continua a inseguire il sogno del quarto posto ma, a due giornate dalla fine, indipendentemente dall’esito della partita contro il Chievo, è sempre al settimo, lo stesso risultato conseguito a fine campionato la scorsa stagione, nonostante la rivoluzione imposta da Marotta l'estate scorsa.

Il Milan conquista quindi il 18° scudetto, mentre l’Inter consolida la propria seconda posizione, battendo nettamente la Fiorentina, e un Napoli svagato lascia a Lecce l’intera posta in palio facendo arrabbiare moltissimo il suo presidente. Lo scontro diretto fra Napoli e Inter del prossimo turno potrebbe riaprire i giochi per la piazza d’onore, per quello che può contare. Ma il terzultimo turno è stato molto importante in chiave Champions League, con l’Udinese capace di regolare la Lazio scavalcandola in classifica e portandosi due lunghezze avanti sui laziali, ora appaiati dalla Roma. Con la zona retrocessione ormai ben delineata, diventa più accessibile il calendario per Udinese, Lazio e Roma che, nei due turni di campionato che rimangono, affronteranno squadre che più nulla hanno da chiedere alla classifica, a parte il Roma-Sampdoria dell’ultimo turno, in cui i doriani potrebbero giocarsi gli ultimi spiccioli di salvezza.

La Juventus nel futuro. Quanto alla Juventus, si parla molto di futuro dopo la firma di Del Piero all'interno del nuovo stadio. Dopo il "progetto" (2006-2011) arriva "il piano" (2011-2014) e, visto l'ultimo quinquennio, c'è innanzitutto da toccare ferro. Visti i risultati delle altre si fa sempre più problematica l’eventuale rincorsa Champions della Juventus, cui potrebbe non bastare vincere le ultime tre partite che rimangono contro Chievo, Parma e Napoli. Sono stati veramente troppi i punti persi per strada dai bianconeri contro le piccole, ma è stato in particolare l’inverno a essere rigido con la Vecchia Signora. Infatti, in campionato, nei tre mesi invernali, sono arrivate, su 13 partite, solo 4 vittorie, 2 pareggi e ben 7 sconfitte, un inverno da zona retrocessione insomma. A tener banco, più che la partita contro il Chievo, è la Juventus del futuro sospesa fra i proclami di John Elkann e il totoallenatore, dove aumentano le scommesse su Mazzarri, che ha ormai fatto spazientire De Laurentiis; ma non si capisce perché non si possa puntare su un Antonio Conte che, visto che adotta lo stesso modulo di gioco preferito da Del Neri, consentirebbe comunque di non ricominciare di nuovo tutto daccapo. Quanto a Del Neri, indipendentemente dal raggiungimento di un quarto posto che avrebbe del miracoloso, potrebbe essere un boomerang ricominciare la stagione con un allenatore bocciato a più riprese dalla piazza: questo anche se arrivasse il miracolo del quarto posto che dipende più dalle disgrazie altrui che dai meriti di Del Piero e compagni.

Dopo il Bari anche il Brescia retrocede matematicamente, ma la terzultima è stata una giornata che ha tolto le castagne dal fuoco non solo al Catania che, vincendo a Brescia, ha condannato le rondinelle, ma anche al Chievo e al Parma che ormai hanno raggiunto la salvezza pressoché matematica. Per l’ultimo posto se la giocano in quattro con la Sampdoria ormai con un piede in B dopo la crudele sconfitta maturata all’ultimo secondo nella stracittadina contro il Genoa. Per i doriani, che giocheranno la prossima contro il Palermo a Marassi e poi contro la Roma all’Olimpico, ci sono due punti da recuperare sul Lecce, che si giocherà la salvezza nel derby pugliese contro il Bari e poi nell’ultima affrontando la Lazio. Quasi salvo il Cesena, che ha quattro punti in più della Sampdoria e deve incontrare l’ormai retrocesso Brescia in casa e il Genoa all’ultima giornata. Dovrebbe succedere poi un mezzo cataclisma per far retrocedere il Bologna che, rispetto alla Sampdoria, ha cinque punti in più, specie considerando che i felsinei, dopo aver incontrato la Fiorentina in trasferta, non dovrebbero avere troppi problemi nell’ultimo turno a trovare eventuali punti salvezza contro il fanalino di coda Bari.

TOP DI GIORNATA

Chevanton (Lecce). Se il Lecce raggiunge quella che a un certo punto era un’insperata vittoria è grazie al funambolo uruguaiano che, reduce da una stagione molto difficile, realizza nel finale un altro gol (dopo quello realizzato al Parma) che potrebbe essere decisivo per la salvezza della squadra salentina.

Allegri (all. Milan). Se il Milan vince lo scudetto il tecnico livornese ha i suoi meriti. Fatto fuori Ronaldinho, il pupillo del presidente, ha vissuto di rendita fino a gennaio per lo splendido avvio di Ibra. Nel momento in cui la squadra è stata falcidiata dagli infortuni c’è stata la forza per ritornare prepotentemente sul mercato e il tecnico ha optato per un centrocampo più muscolare, soprattutto inserendo Van Bommel per Pirlo. Una scelta anche forzata dato l’infortunio del regista bresciano, ma rivelatasi azzeccatissima visto che la squadra ne ha tratto nuova linfa. Nel derby del 3 aprile c’è stato il passaggio di consegne fra le milanesi, con Pato ritrovato protagonista.

Di Natale (Udinese). Non che giochi la sua miglior partita, ma comunque realizza una doppietta pesantissima in chiave Champions nello scontro diretto contro la Lazio e stacca Cavani al comando della classifica cannonieri.

FLOP DI GIORNATA

Zarate (Lazio). Nella Lazio contro l’Udinese c’è chi gioca peggio di lui, come Garrido e Brocchi, ma Zarate, rispetto ai due, è certamente più irritante perché tiene sempre palla come si fa all’oratorio, prima che qualcuno ti insegni che il calcio è un gioco di squadra. Zarate scombina i piani offensivi della Lazio cercando di fare troppo spesso tutto da solo o ritardando il passaggio al compagno di turno, rallentando così la manovra della squadra. Gli capita anche la fortuna di poter battere un rigore, ma anche lì la scelta è la peggiore, perché cerca di realizzare con un tocco felpato centrale che Handanovic blocca senza problemi. Che peccato tanto talento sprecato!

Garrone (pres. Sampdoria). Nella giornata in cui la Sampdoria mette un piede in serie B risultano sempre più forti le responsabilità di chi ha distrutto un giocattolo che funzionava, senza essere capace di costruirne un altro. Deleteria poi la scelta Cavasin: una vittoria grazie a un rigore generoso contro l’ultima in classifica, 2 pareggi e 5 sconfitte il suo ruolino; inspiegabile come, dopo le prime poco convincenti prestazioni, non sia stato richiamato Di Carlo.

Donadoni (all. Cagliari). Conquistata la salvezza, la squadra sarda si è afflosciata in modo indecoroso. Nelle ultime 8 partite, una vittoria, 2 pareggi e 5 sconfitte. E’ anche in questi casi che un allenatore deve sapere tenere alto il livello di concentrazione della squadra, cosa che evidentemente Donadoni non ha saputo fare.