Chiamate Firenze: 0-5...

BuffonCominciamo dalle cose brutte: il civilissimo pubblico fiorentino, in settimana chiamato a dare l’esempio (“Firenze è capitale di civiltà”) dal sindaco Renzi in persona, ha dato anche stavolta dimostrazione della sua celeberrima superiorità morale.
La tifoseria viola - come d’abitudine - non si è fatta mancare nulla: i soliti riferimenti all’Heysel (“amo Liverpool”), gli insulti alla mamma di Conte – fortunatamente durati quanto la partita stessa, cioè una ventina di minuti - e la contestazione/rissa finale avvenuta in tribuna autorità,.
Non c’è che dire: un vero esempio di civiltà…
Intanto, una considerazione che dovrebbe far riflettere gli zelanti 007 di Palazzi: dopo vari precedenti, non ultimo lo striscione esposto – e non sanzionato - a Bologna per deridere la vicenda umana di Pessotto, ricordiamo che l’unico stadio chiuso per problemi di natura etica rimane quello della Juve (Juve-Inter, presunti cori razzisti contro Balotelli).
Se tolleranza zero deve essere, cominci ad essere tale per tutti.
Cose belle: per la seconda partita in stagione la Juventus segna più di 3 gol (l’altra volta fu col Parma, 4-1 alla prima giornata) e dopo 4 pareggi consecutivi torna finalmente al successo, sfatando il luogo comune che la vuole in difficoltà contro le piccole squadre.
Segnali incoraggianti si erano già ravvisati contro il Genoa, quando una serie di circostanze avevano portato il match ad un esito diverso da quello che la logica avrebbe suggerito.
Stasera si è andati via in scioltezza, 5 gol, match sempre in controllo, poco o nulla concesso all’avversario, gestione della palla nuovamente fluida e condizione atletica brillante.
Poco sarebbe cambiato, a mio parere, se Cerci non avesse commesso quella sciocchezza ai danni di De Ceglie, perché in quel momento la Juve – magistralmente diretta da Pirlo - aveva già indirizzato il match.
E’ cresciuto Vucinic, al secondo gol (e al terzo palo) nelle ultime tre partite, e la squadra ne ha subito tratto giovamento.
Sono tornati al gol Vidal e Marchisio, entrambi molto più vivaci rispetto alle ultime esibizioni; resta un passo indietro Pepe, mentre tutto sommato è stata buona la gara di Matri, impreciso come spesso gli capita, ma più presente nel gioco.
Mi è parso in ripresa anche Lichtsteiner, che però salterà l’Inter per squalifica, e – a parte qualche sbavatura - benino i due centrali difensivi, anche se l’avversario di oggi, l’ex compagno Amauri (sul quale mi esprimerò più avanti), non può essere ritenuto un test probante.
E dopo un risultato così rotondo voglio spendere una parola per Buffon, che a partita di fatto terminata ha esorcizzato l’incubo Lazzari - uno che vede bianconero e istantaneamente ringalluzzisce - con un intervento da fuoriclasse assoluto qual è.
La stagione di Buffon si conferma straordinaria, e quelli che lo hanno criticato duramente negli scorsi anni arrivando a bollarlo come finito devono avere il coraggio di ammettere di essersi sbagliati.
E siccome faccio parte della categoria, sono ben felice di ammettere l’errore di valutazione.
Quanto agli avversari, diciamo che essere tifoso fiorentino stasera non deve essere proprio una gran cosa.
La Fiorentina ha subito la peggior sconfitta della sua storia in serie A, uno 0-5 che avrà probabilmente ripercussioni pesanti sul futuro di squadra, società e Firenze stessa.
La vendetta promessa da Amauri è qualcosa di già visto: conosciamo bene il signor Carvalho de Oliveira, è lo stesso ammirato (???) nei suoi anni torinesi.
Lo conosce anche Caceres, suo compagno due stagioni fa, che deve essere rimasto impietosito dalla situazione in cui versa l’oriundo tanto da fornirgli il più comodo degli assist per provare a rompere questo annoso digiuno da gol.
Ma nell’occasione Amauri dimostra di non essere cambiato: tanti proclami, zero fatti.
Zero come i gol segnati nei suoi primi mesi fiorentini.
Se ripenso a lui e ad altri che sono stati causa di sperperi assurdi da parte della precedente dirigenza, credo che mordersi le mani sia il minimo che un tifoso juventino dovrebbe fare ripensando a quegli anni maledetti.

 

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