Inter KO. Continua la rincorsa al Milan

del piero

Moratti non c’era.
Il presidentissimo era a Londra a godersi il trionfo dei suoi ragazzini nella Next Generation Series, un torneo ad inviti non ufficiale spacciato per la Champions League per squadre giovanili.
Per tutto il pomeriggio le televisioni ci hanno fracassato i cosiddetti con l’esaltazione di questa impresa titanica in un torneo in cui il Tottenham (vincitore per 7-1 contro i neo-campioni nel girone eliminatorio) aveva rinunciato a competere lasciando il posto acquisito in semifinale all’avversario sconfitto ai quarti, il Liverpool.
Gli altri esponenti del mondo nerazzurro c’erano tutti, da Angelomario detto “Mao” a Zia Bedy, da Marco Branca al “poliziotto” Stefano Filucchi.
Chissà cosa avranno provato attraversando il tunnel che ripropone tutta la bacheca juventina, chissà cosa avranno vissuto al momento dell’ingresso in campo, con la coreografia imponente che ci ha regalato lo Juventus Stadium.
Hanno portato la maglia di Facchetti e l’hanno appesa nello spogliatoio per rispondere all’ambiente juventino e alle sue rivendicazioni.
La maglia di colui che non più tardi di qualche giorno fa è stato scaricato e di fatto incolpato per i noti pedinamenti.
Sul campo l’Inter esce a testa alta da una partita bella e intensa, nella quale si è forse assistito alla miglior esibizione nerazzurra della stagione.
Probabilmente una sorta di canto del cigno per questo gruppo che salva l’onore: ma per espugnare lo Juventus Stadium l’Inter di questi tempi non basta.
L’apertura del match ha proposto la solita Juve aggressiva, ma ben presto Maicon e compagni hanno alzato il baricentro pressando fin dall’avvio dell’azione la difesa bianconera, in difficoltà nello sviluppare la manovra con le consuete linee di passaggio precise e pulite.
Pirlo, marcato e asfissiato dal “gendarme” Poli, si è espresso male come mai in questa stagione gli era successo, mentre Vucinic, dopo alcune prestazioni convincenti, è ritornato sugli standard che fin qui ne hanno contraddistinto un’annata disputata in assoluto molto deludente.
Il montenegrino si è intestardito e innervosito dal primo dribbling fallito ai danni di Maicon, che puntualmente non ha superato per tutta la partita. Matri ha fallito un paio di occasioni ghiotte, una addirittura clamorosa (il colpo di testa fra le braccia di Julio Cesar) e per lui il goal manca da troppo tempo.
Anche Pepe ha fatto male, vista la sofferenza patita contro Obi e Nagatomo che lo tagliavano spesso fuori, e nemmeno in fase offensiva è riuscito a creare granché, se non qualche buon taglio per consentire gli inserimenti di Caceres.
Il primo tempo si è chiuso con tre occasioni nitide per l’Inter (due per Milito, una per Forlan) e tre occasioni per la Juve (Caceres e Matri due volte), e i 15 punti di differenza non sembravano esserci.
La ripresa, iniziata con un mini-forcing interista nel tentativo di fare la partita, offriva a Pepe un contropiede invitante che l’esterno di Albano Laziale concludeva contro gli stinchi di Lucio, con Matri e Vidal liberi in area.
Con questa azione il numero 7 juventino si è guadagnato la doccia in compagnia di Matri: entrambi sacrificati da Conte in ragione di una conversione al 3-5-2 con l’ingresso di Bonucci e Del Piero.
E’ la mossa vincente, e stasera Conte le ha azzeccate tutte.
Il centrale viterbese ha preso posto fra gli ottimi Chiellini e Barzagli, De Ceglie e Caceres sono scalati offensivamente sulle ali e il capitano ha affiancato Vucinic, lasciando i tre centrocampisti a fare densità in mezzo per contrapporsi a Stankovic, Poli e Zanetti, costretto ora a fronteggiare De Ceglie, ora ad accentrarsi per limitare la superiorità numerica.
Detto che il gol di Martin Caceres è un gentile omaggio di un’Inter sbadata e sfinita sul piano della concentrazione, bisogna riconoscere che l’uruguagio ha giocato una grande gara e dopo la doppietta al Milan in Coppa Italia sblocca e di fatto decide una gara di importanza capitale. Grande acquisto, non c’è dubbio.
Pochi minuti dopo accadono due episodi sintomatici di quello che si dovrebbe o non si dovrebbe fare: Del Piero lancia in modo geniale Vucinic a tu per tu con Julio Cesar e, incredibilmente, il montenegrino fa l’unica cosa che una punta non deve fare; ma nel prosieguo dell’azione Vidal (monumentale per tutta la partita) suggerisce per Del Piero che, a tu per tu con l’estremo difensore nerazzurro, fa quello che andrebbe fatto secondo il manuale del calcio (speriamo Altafini non chieda i diritti…).
In sostanza, si vede in quel minuto la differenza fra un grande giocatore e un eterno incompiuto.
Credo che alla luce di questi avvenimenti vedremo più spesso Del Piero in questo finale di stagione, e potrebbe essere un bene.
Il finale potrebbe assumere i contorni di una goleada, ma per imprecisioni (Quagliarella) e bravura altrui (Julio Cesar e Maicon) il punteggio rimane ancorato sul 2-0.
E va bene così, aspettando il Napoli, che i bianconeri affronteranno conoscendo già il risultato del Milan che renderà visita alla rivelazione Catania.
Ho l’impressione che la prossima settimana potrebbe voler dire molto – se non tutto - sul discorso scudetto.

Commenta con noi la partita sul nostro blog.