La stagione perfetta, o quasi...

barzagli

Cosa si poteva chiedere di più ad un’ultima giornata di campionato con il verdetto più importante già espresso?
Sinceramente nulla.
C’è stato il gol di un ragazzo (Luca Marrone) che ha avuto pochi minuti a disposizione ma che probabilmente in futuro ne avrà parecchi; c’è stato il suggello ad una carriera di colui che, almeno numericamente, ha superato tutti i suoi predecessori con questa maglia; infine c’è stato lo Juventus Stadium che ha invocato uno dei protagonisti della stagione (Barzagli) - ancora senza gol e appena subentrato a tre minuti dal termine all’infortunato Chiellini - “costringendolo” a calciare il rigore a pochi istanti dal termine della partita e del campionato.
Alcune splendide storie di questa stagione magica, una stagione dominata ben oltre i numeri: 84 punti fatti, 20 gol subìti (record per i tornei a 20 squadre), 20 marcatori diversi per 68 gol totali in campionato.
Ma il dato mostruoso è un altro: 38 partite senza sconfitte, imbattibilità durata tutto il torneo (e finora in assoluto nelle 42 gare ufficiali), e alla luce di ciò anche i 15 pareggi, spesso catalogati alla voce “occasioni sfumate”, assumono una valenza molto rilevante.
Ha ragione Conte, dopo questo risultato nessuno potrà mai superare la Juve, potranno solo eguagliarla.
Eguagliare i numeri di Alessandro Del Piero con la Juve sarà difficile, il top scorer e l'uomo più presente nella storia del club ha raccolto rispettivamente l’eredità di Boniperti e Scirea, due simboli della Juventus – limitatamente al campo - degli anni Cinquanta e degli anni Ottanta.
Che la decisione di chiudere il rapporto sia prevalentemente una decisione societaria conta fino ad un certo punto, perché se pensiamo ad un addio da celebrare dopo un settimo posto, ad esempio dopo una stagione piena di polemiche, non sarebbe stata la stessa cosa.
Ed è per questo che non esiste miglior momento di questo per dire addio, pur se con un “velo di tristezza”, come ha ammesso Del Piero nel post partita; ma congedarti dal pubblico che ti ha sostenuto e idolatrato per così tanti anni, in una giornata così, è semplicemente una figata e conta più di un contratto, di una nuova stagione vissuta ancora ai margini e magari con un finale (facciamo gli scongiuri sin da ora) non altrettanto esaltante.
Tanto per intenderci, il riferimento di ogni juventino che abbia almeno trentacinque anni è Michel Platini, il quale salutò la Juve e il calcio a 32 anni, in un mesto e piovoso pomeriggio di maggio dopo un match anonimo contro il Brescia, senza riuscire a segnare e senza nulla da festeggiare.
In quel momento la tristezza per l'addio del Re si sommava alla consapevolezza di essere giunti alla fine di un grandioso ciclo che tante soddisfazioni aveva riservato ai tifosi della Juve.
Oggi si è verificato l’esatto contrario, la Juve un ciclo lo sta aprendo e, visto come sta messa la concorrenza, credo proprio che ci aspettino anni quantomeno “interessanti”.
A Del Piero l’onore e la gratitudine di aver aiutato a riportare la Juve dove le competeva, commovente l’omaggio che gli ha riservato il suo popolo, in uno stadio che ha tributato al suo campione prediletto un saluto sincero ma molto discreto.
Tante lacrime e tanta nostalgia, nessuna reazione polemica per un presunto reato di “lesa maestà” compiuto dalla dirigenza juventina nei confronti del campione più rappresentativo.
Personalmente devo riconoscere di aver amato altri giocatori più di Del Piero, che non è mai stato il mio preferito.
Però, se ripenso al denominatore comune di questi ultimi vent'anni di Juve, beh, lui c'è sempre stato, nel bene e nel male.
Ora per il numero 10 e i suoi compagni, la possibilità di rendere una stagione già perfetta addirittura irripetibile è lì, a portata di mano: una settimana – e, purtroppo, un Chiellini in meno - e sapremo.

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