Anche Banti non se l'è sentita. Juve col peccato originale.

marotta01L'ex ospite del carcere di Cremona Stefano Mauri l'aveva auspicato: “Spero che l'arbitro non sia condizionato”.
Il signor Banti di Livorno ha ampiamente assecondato le speranze del capitano della Lazio, in (lunghissima, direi "eterna") attesa di giudizio fra una partita “condizionata” dalla sua presenza e l'altra.
Le ha talmente assecondate che al primo affondo della Juventus ha imitato il collega Guida, e "non se l'è sentita" di concedere un rigore - sacrosanto - ai bianconeri.
Le ha talmente assecondate che al primo intervento - peraltro non violento - di Giaccherini, poco dopo il minuto 3, ha estratto il cartellino giallo.
Le ha talmente assecondate che la distribuzione dei suddetti cartellini è stata sbilanciata, e favorevole alla squadra più fallosa: la Lazio.
Ecco, Banti è venuto a fare quello che tutti i non juventini si aspettavano facesse: dare un "segnale" alla Juventus, colpevole di aver reagito male allo scempio perpetrato ai suoi danni sabato scorso.
Emblematica un'azione d'attacco dei bianconeri: Giovinco si libera di Konko, viene strattonato e perde la palla; Banti lascia continuare, Marchisio viene maltrattato da due avversari e la perde, finchè la superiorità numerica acquisita dai laziali costringe Bonucci a fare fallo.
Giallo inevitabile.
Il riassunto della partita, dal punto di vista arbitrale, è tutto qui.
Una schifezza.
Ah, ci starebbe anche un rigore per la Lazio a metà primo tempo, per colpa di una sciocchezza di Isla (di lui e di altri dico qualcosa dopo...) su Klose.
Ma cominciamo a dare quello su Vucinic, sebbene, come diranno quelli che “Il rigore di Iuliano su Ronaldo voleva dire 1-1” e oggi la pensano esattamente al contrario: “Il rigore lo devi segnare, mica è automatico il gol eh?”.
Esatto, magari Marchetti quel tiro dagli undici metri lo para e siamo tutti contenti.
Però prima fischialo quel rigore, che è enorme, e magari vedi di capire che fare di Marchetti.
Se merita o meno l'espulsione, intendo.
Ma almeno dammi quel che è mio, porcogiuda...
E me lo dovevi dare anche nella ripresa, quando in pochi secondi Giovinco viene maltrattato da Ciani due volte due, ma anche in quel caso Banti non se l'è sentita...
Ma bisogna capirli: non si può rovinare la festa del signor Lotito, sponsor principale di Beretta in Lega (con la benedizione dell'uomo pelato dalla cravatta gialla...) ed ecco che le cose vanno come DEVONO andare.
Immaginate se certi episodi fossero avvenuti a maglie invertite: sono pronto a giurare che si sarebbe scatenato il finimondo, come in passato è puntualmente successo, e si sarebbe arrivati a giustificare reazioni ben più scomposte di quelle che hanno avute Conte e co. sabato scorso.
Come, e mi ripeto, in passato è puntualmente successo.
E invece si parlerà del trionfo della Lazio del santone Petkovic, uno che in tre partite contro la Juve ha sfoderato un fondoschiena degno del Chelsea nella scorsa Champions League.
Uno che vede e giudica le partite a modo suo, e a volte ci si domanda se quello visto in panchina sia la stessa persona che parla ai microfoni alla fine delle gare.
Fra andata e ritorno la questione arbitrale - che potrebbe essere una variante da non sottovalutare anche in chiave scudetto - ha inciso, ma sarebbe sbagliato non affrontare il problema tecnico.
Partiamo dai numeri, impietosi: la Juventus di gennaio fra infortuni (e l'assenza, molto sottovalutata, di Asamoah) e cali di condizione ha raccolto il seguente bottino: 7 partite; 2 vittorie (1 in Coppa Italia, 1 campionato), 2 sconfitte (stasera e contro la Samp in campionato) e 3 pareggi (l'andata con la Lazio, Parma e la celeberrima gara di sabato col Genoa).
Un ruolino mediocre, da squadra modesta.
E' verissimo, le assenze pesano tanto, l'attacco latita (1 gol a partita nelle ultime 6 partite esclusa quella con l'Udinese, l'eccezione di questa serie negativa), la condizione non pare la stessa di prima della sosta, la palla circola lentamente e si fatica terribilmente a trovare la porta avversaria.
Anche stasera la Juve ha fatto la partita, ha messo la Lazio nella propria metà campo ma ha concluso poco in proporzione alla mole di gioco sviluppata.
La Lazio ha avuto anche stasera una percentuale perfetta: 2 tiri verso la porta bianconera, 2 gol, il secondo grazie alla punta di scorta (e con Biava in fuorigioco attivo, ma Banti e soci "non se la sono sentita" di rilevare neppure questo...), mentre per la Juve ennesima scena muta degli attaccanti, e ci ha pensato ancora una volta un mediano a regalare la breve illusione.
E' il peccato originale di questa squadra e lo sappiamo da due anni, ma la miopia di Marotta non ha posto rimedio al problema cronico della mancanza di un centravanti che risolva le situazioni spinose, quando hai meno soluzioni e la condizione ti sorregge meno.
Escluso Vucinic, dal quale qualche gol sarebbe lecito attenderselo comunque, ma che ha altri compiti che lo portano spesso lontano dalla porta, fra Quagliarella (una domanda: stasera qualcuno si è accorto della sua presenza?), Matri, Giovinco e l'ultimo arrivato Anelka mi sa che uno decente non lo facciamo nemmeno “fondendoli” fra loro.
E qui apriamo un'altra parentesi dolorosa.
Vorrei capire dove sta la verità: fra il Conte che insiste con la storia dello “spartito” (come faceva il peggior Sacchi) al quale pretende di adattare CONTEMPORANEAMENTE calciatori come Storari, Peluso, Giaccherini, Padoin, Isla e Marrone, Giovinco e lo sciagurato direttore generale Marotta, che per manifesta incapacità riesce a mettere a disposizione dell'allenatore simili mezze figure.
In una partita “senza domani”, parere personale, devi rischiare i migliori.
Se ti interessa la Coppa Italia.
Quindi, a costo di morire in campo, perché riproporre un Peluso terrificante, un giocatore pessimo che ha sulla coscienza il gol di Gonzales come già aveva avuto quello di Icardi il 6 gennaio.
Mi chiedo cosa ci abbiano visto in questo giocatore (???) alla Juventus.
Perché insistere con una linea mediana tutta corsa e poca personalità con Giaccherini, Padoin, Marrone (ma non era destinato a convertirsi in centrale difensivo?), col solo Vidal a cantare, portare la croce e - come spesso gli capita - segnare?
Perché l'acquisto più caro di questi tre anni marottiani risponde al nome di Mauricio Isla, che ha tutte le attenuanti di questo mondo per via dell'infortunio patito ormai quasi un anno fa, ma che da tanti particolari (De Gregori sarà contento...) dimostra di non valere i soldi spesi e probabilmente nemmeno la maglia che indossa?
Isla rischia un intervento da rigore, non si propone mai in fascia con la necessaria incisività e neppure mette un cross decente che sia uno.
Per fare queste cose ad Isla mancano capacità tecniche, scaltrezza e intelligenza.
Mi ricorda un Di Livio meno bravo coi piedi, meno furbo e soprattutto molto meno intelligente.
Ho detto tutto.
Però Isla viene dall'Udinese, serbatoio carissimo (in tutti i sensi) cui attinge a piene mani Marotta.
Che, invece di gettare 4 milioni a destra e 15 (o 18, nel caso specifico di Isla) a sinistra, avrebbe fatto meglio a spenderne 30 per un attaccante serio.
E magari evitare di riscattare il piccoletto che si trova sempre davanti alla porta avversaria ma segna solo quando non conta.
Stasera, lo avessi avuto a portata di mano, credo che non avrei risposto delle mie azioni...
Giovinco ha avuto l'opportunità di diventare protagonista assoluto nel finale di entrambi i tempi.
Nel primo caso, dopo essersi brillantemente liberato di Ciani, il piccolo numero 12 si è esibito in una conclusione ridicola destro-sinistro dalla quale è uscita una "mozzarella" facile da digerire per Marchetti.
Nel secondo caso, al minuto 95, ha avuto la stessa freddezza calciando un rigore in movimento a mezza altezza, tanto per non rendere troppo complicato il lavoro del già prodigioso portiere laziale di questi giorni, bravo a respingere sui piedi di Marchisio che non era abbastanza reattivo e concludeva malamente a lato.
Due minuti prima c'era stato il secondo tiro in porta della Lazio in tutta la partita, e ovviamente aveva centrato il bersaglio con Floccari, il quale aveva sorpreso una difesa messa male e Storari, come suo solito ancorato alla propria linea di porta: che differenza con Marchetti...
La Coppa Italia va in archivio, e per il tipo di epilogo che ha avuto questa partita sinceramente non me la sento di dire che non possa avere ripercussioni.
Moralmente è un brutto colpo, così come certe difficoltà che vengono amplificate anziché risolte.
E anche se la sorte e i signori in giacchetta colorata - quelli col fischietto, per intenderci - in questo periodo sono decisamente contrari, Verona ci dirà molto su quello che aspetta la Juve nei prossimi mesi.
Lo scorso anno nel punto più basso la squadra reagì e ritrovò se stessa: vediamo come si metteranno le cose questa volta.
L'unica certezza è che la lacuna più grossa di questa squadra non è stata colmata a gennaio, e se le cose dovessero andar male un colpevole certo c'è già: il direttore generale, incapace di risolvere l'unico problema davvero evidente da due anni.