Grande Bayern. ma Conte faccia mea culpa...

champions03Che fosse dura si sapeva.
Finire così non era però preventivabile, soprattutto a livello di figura.
Premetto che quanto di buono fatto in questi due anni scarsi non si cancella, ma sentire ancora discorsi del tipo: “Ricordiamoci dove eravamo 22 mesi fa”, “stiamo facendo un percorso di crescita”, “loro hanno comprato un giocatore solo a 48 milioni di euro” lascia molti dubbi.
Tutto bello, ma sei la Juve, e il tuo blasone impone che quando vai ad affrontare squadre che hanno un prestigio pari se non superiore al tuo, ci devi andare con i migliori.
In campo, non in panchina per più di un'ora.
Ora, questa Juve da due anni affida le proprie fortune offensive agli estri di Mirko Vucinic, unico e imprescindibile riferimento avanzato.
Si pensava alla possibilità di mettere in difficoltà i due centrali difensivi bavaresi.
Sì, ma per creare problemi a Dante e Van Buyten devi andarci da quelle parti.
E per arrivare da quelle parti hai bisogno di qualcuno che tenga la palla e faccia salire la squadra, qualcuno che temporeggi e favorisca l'inserimento dei centrocampisti.
Esattamente quello che Matri e Quagliarella non sanno fare, almeno non a questi livelli.
E non serviva l'Allianz Arena per capirlo, era bastata la trasferta di Donetsk, contro una squadra meno fisica ma più tecnica del Bayern.
Allora la Juve giocò una gara intelligente e impeccabile, concedendo campo ma rischiando poco e colpendo quando serviva.
Lo Shakhtar fu obbligato a preoccuparsi di Vucinic che teneva palla e la offriva di volta in volta a Giovinco (lui sì che sarebbe stato da inserire nei minuti finali, come è avvenuto, ma in un altro contesto di partita), Lichtsteiner e Pogba, che ebbero le opportunità per rendersi pericolosi.
Con Matri e Quagliarella, due che amano giocare faccia alla porta ma che prima di vederli far sponda e tenere palla facciamo prima ad arrivare su Marte, ad un certo punto il Bayern ha capito che poteva alzare il baricentro, e ci ha costretti nella nostra metà campo.
E azzannare i nostri centrocampisti bastava e avanzava per ridurre a zero la nostra pericolosità, visto che i due attaccanti si annullavano da soli.
Un grande Bayern, strapotente sul piano fisico, devastante nelle accelerazioni - soprattutto con Ribéry, uno che ieri si è allenato a parte ma in campo ci è andato eccome, lui -, furente nel pressing e con un ritmo impressionante per tutta la partita.
Il più piccolo, il capitano Lahm, è un missile mai fermo e dai piedi educati; gli altri sono tutti alti e quasi tutti grossi.
In mezzo a questi energumeni, Marchisio non la vede mai se non quando offre una buona palla a Matri (che ovviamente manca l'aggancio) e Pirlo, alla peggior partita da quando è a Torino, ha sbagliato tutto o quasi soffocato da Müller e - in seconda battuta - da Schweinsteiger e Luiz Gustavo.
Al secondo 26, non al minuto, la gara si indirizza: disimpegno errato di Pirlo (una costante di queste ultime settimane) e palla ad Alaba che calcia da trenta metri.
Vidal tocca quel tanto che basta per mettere fuori causa un Buffon ingannato da una traiettoria maledetta, ma lento e impacciato nel valutare la direzione.
Da quel momento l'insicurezza del portiere sarà palpabile per tutta la gara, fra rinvii sbagliati e - ciliegina sulla torta - l'intervento sciagurato dal quale scaturisce il secondo gol.
Partenza ad handicap, ma finché le squadre restano con gli schieramenti iniziali il Bayern lascia campo ad una Juve che si propone anche se non riesce a pungere.
Vidal, migliore dei bianconeri e l'unico a provare ad attaccare con Lichtsteiner (mancheranno entrambi nell'ormai superfluo ritorno), lotta e prova anche la conclusione: saranno suoi gli unici tentativi su azione verso la porta di Neuer.
Poi si infortuna Kroos, e al suo posto entra Robben, che malgrado la sua storia da perdente assoluto scompagina i piani prendendo in mezzo Peluso insieme a Lahm.
Peluso...
Peluso in un quarto di finale di Champions League.
Ma vi rendete conto? Questo signore tre mesi e dieci giorni fa giocava nella squadra quintultima in classifica nel campionato di serie A.
Ma non me la prendo con il giocatore, me la prendo con chi lo ha messo in campo.
Asamoah (lui e Isla, 18 milioni a bilancio per la metà, entrambi richiesti da Conte, pare), in crisi finché si vuole, ha caratteristiche fisiche più adatte per contrastare Lahm.
O sbaglio?
Conte dopo la partita di sabato ha dichiarato che per Monaco avrebbe valutato un approccio più “fisico”.
Se per “fisico” intendeva l'inserimento del solo Peluso comincio a nutrire seri dubbi sulla lucidità del mister, che a volte si innamora troppo delle sue idee e tende a fare un po' il fenomeno.
Troppo ingrato?
Può essere, ma Conte ha già dimostrato in qualche occasione di potersi “incartare” per troppa presunzione.
Voleva vedere a che livello siamo rispetto all'élite europea?
Mi spiace, ma stasera il primo a dimostrarsi inadeguato è lui.
In nome del 3-5-2, della febbre di Vucinic (che però lunedì si è allenato regolarmente) e della mancata fiducia a Pogba, uno che potrebbe benissimo giocare nel Bayern vista la tecnica e il fisico che si ritrova.
Uno che la scorsa settimana al debutto con la sua Nazionale ha messo in grande imbarazzo nientemeno che il centrocampo della Spagna.
Non ho giocato in serie A, non ho nemmeno il patentino di allenatore, ma per la mia bassa conoscenza calcistica posso dire che mi pare ovvio pensare che prima giochino i migliori, poi vengono gli altri.
Estremizzando il concetto: il Barcellona, probabilmente la squadra più forte di sempre, non rinuncia mai a Messi se non in presenza di guai seri (è proprio stasera potrebbe essere il caso); la Juventus invece va a Monaco a misurare il proprio status internazionale pensando di poter risparmiare alcuni fra i migliori.
Bagno di umiltà, per cortesia.
Meno schemi, lavagne e spartiti, più realismo.
E salvare la faccia al ritorno, per piacere, schierando la miglior formazione possibile, almeno per non rischiare di fare un'altra figuraccia davanti al nostro pubblico.
La Juventus non è un Napoli qualsiasi.
Auf wiedersehen, Champions League.

 

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