Juve-Atalanta ’98: quando in cattedra salì Zidane.

Quando, nell’estate del 2001, Zidane venne ceduto al Real Madrid, l’Avvocato Agnelli commentò la cessione con un freddo “più bello che utile”. Il francese però, quando trovava la giornata di grazia, sapeva unire classe e praticità: non solo stop al volo, aperture di tacco, o dribbling smarcanti ad eludere marcature spesso a uomo, ma anche gol con i quali la Juve riusciva a portare a casa i tre punti. Così accadde il 25 gennaio del ’98 al “Delle Alpi”, nella sfida tra Juventus e Atalanta, valevole per l’ultima partita del girone d’andata.

La squadra veniva da due vittorie consecutive dopo la sconfitta di San Siro contro l’Inter di Ronaldo, ma Zizou sembrava ancora non aver cambiato marcia, a fronte di un rendimento fin lì troppo incostante e al di sotto dei suoi livelli. In quel pomeriggio di fine maggio Zidane tolse però i panni dell’assist-man per vestire quelli del match-winner con una doppietta. Ne fu quasi “costretto”, visto che l’Atalanta era riuscita ad imbrigliare per tutto il primo tempo la coppia Del Piero-Inzaghi. I due giovani attaccanti non erano riusciti quasi mai a rendersi pericolosi con le loro combinazioni nello stretto, grazie al muro difensivo eretto da Mondonico: Sottil su Inzaghi, Rustico su Del Piero, lo stesso Zidane braccato da Mirkovic e Carrera a fare da libero come non si vedeva più da parecchi anni.

Il risultato del primo tempo però, inchiodato sullo 0-0, sembrava dar ragione a Mondonico; senza contare che solo al 45’ i nostri erano andati vicini al vantaggio con un tiro al volo ben respinto da Fontana. Ad Empoli invece, dov’era impegnata l’Inter capolista, la squadra di casa si era portata in vantaggio per 1-0 sui nerazzurri: in quel momento la classifica vedeva Inter e Juve appaiate al comando a 36 punti. Ad inizio di secondo tempo Lippi decise di sostituire Torricelli per Di Livio per cercare una maggiore qualità sulle fasce dove l’utilizzo di due terzini come ali non favoriva di certo il rifornimento continuo alle punte.

La Juve del secondo tempo alzò da subito i ritmi e il suo trio d’attacco dava finalmente l’impressione di essere più mobile, mandando così in tilt le marcature a uomo già al 17’ quando uno spunto di Del Piero si concretizzò in un cross verso Inzaghi che venne steso da Mirkovic in area. Il rigore successivamente battuto da Del Piero venne parato da Fontana, ma i nostri continuarono ad attaccare con grande pazienza, con la consapevolezza che la minima distrazione avrebbe potuto essere fatale agli ospiti: così al 19’ la torre di Del Piero su cross di Dimas per l’incursione in area di Conte permise alla Juve di andare in vantaggio. Al 26’ però tutti gli sforzi profusi in oltre un’ora di gioco per andare in vantaggio vennero vanificati dal pareggio di Caccia, bravissimo a colpire di testa indirizzando il pallone praticamente sulla cucitura della rete sul secondo palo.

Poi fu il turno di Zidane: un minuto dopo il pareggio infatti su cross di Di Livio Zizou realizzò il 2-1 con un gran colpo di testa e poi, in pieno recupero, fece esplodere un gran destro che piegò le mani di Fontana, andando a sbattere sulla traversa prima di finire in rete. Nel giorno in cui si bloccarono Inzaghi e Del Piero (che a fine stagione avrebbero realizzato ben 60 gol in due, tra campionato e coppe) furono così i centrocampisti a segnare, invertendo così la tendenza dei mesi precedenti in cui proprio gli attaccanti erano stati i maggiori protagonisti. Ma la Juve di Lippi era anche questa, capace di non dipendere dalle punte e di trovare altre soluzioni per giungere a rete. 

La partita terminò così 3-1, mentre l’Inter riuscì a pareggiare ad Empoli con un gol di Recoba; ma il sorpasso si era finalmente compiuto: Juve a 38 campione d’inverno, Inter a 37; posizioni che non sarebbero più cambiate fino al termine della stagione.