Cronaca di un "flop" annunciato

PalazziAlle 12,00 di venerdì 17 luglio si è tenuta, presso la sede della FIGC a Roma, la conferenza stampa del Procuratore Federale Stefano Palazzi. Oggetto: un bilancio dell’attività annuale della Procura e le prospettive future per l’organismo che amministra la “giustizia” sportiva.

La notizia era stata anticipata dalle agenzie di stampa e da diversi siti web. Come Team abbiamo ritenuto l’evento degno di attenzione per l’importanza del ruolo che la Procura Federale ricopre nel sistema-calcio e per l’atteggiamento ondivago che in questi anni ne ha caratterizzato l’operato, fino alle recenti polemiche per la vicenda “Moggi-Menarini-Bologna”.

Abbiamo deciso di essere sulla notizia, e questa è la cronaca della mattinata.

Alle ore 11,30, in buon anticipo rispetto all’orario fissato per la conferenza stampa, sono davanti alla sede della FIGC in via Gregorio Allegri. Il “palazzo” del calcio è una struttura supermoderna calata in una delle zone più belle e più signorili di Roma, il quartiere pinciano. L’atmosfera che si coglie è quella di un normalissima mattinata di routine, anche in FIGC: nessun “viavai” particolare davanti all’ingresso né altre situazioni che possano rimandare il pensiero alla imminente conferenza stampa del procuratore federale. Solo un gruppetto di quattro persone, probabilmente dipendenti della federazione, che fumano e discutono tra loro.

Dopo qualche minuto decido di anticipare i tempi. Entro nell’edificio e mi dirigo verso la reception, presidiata da un vigilantes e due uscieri. Mi presento, chiedo conferma dell’evento e domando se è possibile assistere. Il vigilante risponde che la conferenza è riservata alla stampa, poi mi chiede se sono un giornalista. Al mio no si offre spontaneamente per una verifica, prende il telefono e chiede al suo interlocutore se la conferenza è aperta al pubblico. La risposta è negativa, dunque non mi resta che ringraziare e guadagnare l’uscita.

Che faccio, me ne torno a casa ? Vabbè, ormai ci sono, vediamo che succede...

Intorno alle 11,45 quattro persone, tutte molto giovani, si fermano davanti all’ingresso del palazzo a discutere tra loro. Portano un cartellino identificativo al collo e immagino subito che siano giornalisti. Decido di tentare il tutto per tutto e li avvicino. Avuta conferma della loro veste (in realtà si tratta di rappresentanti di agenzie di stampa), chiedo se c’è la possibilità di “imbucarmi” insieme a loro. Mi rispondono divertiti, ma naturalmente declinano l’offerta, e d’altra parte il mio era un tentativo davvero “disperato”.

Alle 11,55, visto anche lo scarsissimo richiamo che l’evento ha esercitato sui media, decido di abbandonare il campo. E’ in quel momento che vedo arrivare il “superprocuratore”. Elegantissimo, si avvicina a passo lento, ma sicuro, attorniato da quattro, cinque persone. Qualche secondo e ho davanti a me colui che chiese per la Juve la serie C con sei punti di penalizzazione in virtù di un teorema mai dimostrato e prima ancora che avesse inizio la fase dibattimentale nel processo-farsa dell’estate 2006. Ho provato una sensazione sgradevolissima.

Il tempo di vedere il “superprocuratore” sparire oltre la porta a vetri dell’edificio, ed ecco arrivare Alvaro Moretti di “Tuttosport”. Non posso avvicinarlo perché sta parlando al cellulare, e tuttavia il suo arrivo mi fa pensare ad un cambio di programma. Decido di aspettare la fine della conferenza per cercare di avvicinare Moretti all’uscita, e avere da lui qualche info.

Tra una sigaretta e l’altra, in un caldo che si fa sentire, un paio di “emozioni” forti a ravvivare l’attesa. Prima il vicepresidente della FIGC Demetrio Albertini che, da solo e a piedi, lascia il palazzo per poi farvi rientro dopo una decina di minuti. Vedendolo, non riesco a non pensare a lui e all’incarico che è stato chiamato a ricoprire come ad uno dei tanti “misteri” farsopoliani. Poi, intorno alle 12,30, l’arrivo del presidente “sempreverde” Abete. Scende da una Lancia Thesis con autista e si infila, di corsa, nell’edificio. Vedendolo, non riesco a non pensare a lui come vice di Carraro ai tempi della famigerata “cupola” moggiana. Carraro, che nei giorni scorsi ha rivendicato in conferenza stampa la propria innocenza e la propria specchiata moralità, ma non ha rinunciato a correre in soccorso della famiglia Sensi, tra i maggiori protagonisti nell’ultimo decennio della devastazione etica ed economica del calcio italiano. Abete, che come Carraro non si è mai accorto di una “cupola” che taroccava i campionati probabilmente perché non c’era nulla di cui accorgersi; e che più e meglio del suo predecessore è riuscito a superare indenne la finta rivoluzione farsopoliana. Da Carraro ad Abete: la montagna che partorisce il topolino.

Finalmente, alle 13,15 Moretti lascia l’edificio. Lo avvicino. Mi presento con nome e cognome nonché come appartenente allo “Ju29ro Team” ricordando i suoi precedenti approcci con il Team stesso. Moretti conferma di conoscere l’associazione, abbozza un sorriso e questo mi incoraggia ad andare avanti. Sarà un buon quarto d’ora di colloquio con un interlocutore estremamente cortese e disponibile. Su mia richiesta Moretti riassume i contenuti della conferenza stampa (consultabili
qui) ed esprime alcune considerazioni sulla stessa. Considerazioni che definirei “politicamente corrette”, riferite ad un evento in cui la domanda più insidiosa per Palazzi arriva dallo stesso Moretti: Moggi è da considerarsi un inibito (dunque un tesserato a tutti gli effetti) oppure un estraneo al sistema-calcio dopo le sue dimissioni dall’ordinamento sportivo? Questa la risposta del “superprocuratore” (riportata sul sito della FIGC): “Non rispondo perché potrebbe essere una valutazione soggettiva e quindi potrei rischiare di perdere quella visione oggettiva fondamentale per la nostra attività. Per quanto riguarda il suo ruolo, esistono delle decisioni definitive nell'ordinamento sportivo e inoltre ci sono state le dimissioni del soggetto stesso da determinate cariche”. Tradotta in un linguaggio più comprensibile la risposta di Palazzi equivale ad un inquietante “non lo so nemmeno io”. Questo, piaccia o no, è il calcio “pulito” del dopo-Farsopoli. Francamente, a me fa abbastanza schifo.

Per il resto, una grande delusione nel prendere atto che il problema, estremamente serio, relativo al “doppiopesismo” della Procura Federale non è stato toccato, nemmeno marginalmente, in conferenza stampa. Un’altra occasione persa, a conferma del fatto che certi argomenti rimangono “tabù” nelle stanze del potere e per una stampa che rinuncia a svolgere la sua funzione.

Alla fine di tutto la sensazione è quella di aver buttato via una mattinata. Poi, mentre torno a casa, ci penso. No, non è così. La Juve merita questo ed altro. Noi, come sempre, c’eravamo e avremmo fatto altre domande al “superprocuratore”.

 

Nota della Redazione
In particolare avremmo voluto chiedere al dr Palazzi se, alla luce di quanto poi affermato e testimoniato da Gianluca Paparesta, si sentirebbe oggi di sottoscrivere i passi della sua requisitoria dell'estate 2006 in cui, con riferimento ai fatti del dopo-partita Reggina-Juventus, ha parlato di "ulteriori elementi di formidabile portata probatoria" perche' "nell'occasione si verifico' un fatto di straordinaria gravita' sotto il profilo disciplinare". La famosa chiusura a chiave di Paparesta negli spogliatoi nella quale ormai non crede piu' nessuno o forse è obbligato a credere solo il dr Palazzi.