I giri di valzer del professor Rossi

guido rossiMentire è potere e potere è mentire (Guido Rossi, Il ratto delle sabine, pag.33.)

Nel gran ballo del potere, in Italia, ne abbiamo viste di tutti i colori: accordi, tradimenti, incredibili riappacificazioni, aggressioni post mortem e glorificazioni immeritate (quanto inaspettate).
Una chiave di lettura interessante della gestione del potere in Italia ci è stata data dal Professor Guido Rossi, quando, presumiamo, a titolo di accademico, o di libero pensatore, scrisse “Il ratto delle sabine”.
“Mentire è potere e potere è mentire” scrisse.

Evidente che la menzogna, secondo Guido Rossi, è parte integrante della gestione del potere, anzi, forse addirittura ne rappresenta l’essenza: l’esercizio del potere presuppone, alla sua base, la menzogna come sistema di gestione.
Quindi, si può dire, senza paura di essere smentiti, che esista una rappresentazione quasi teatrale e menzognera, della realtà. Una realtà farlocca da proporre al “popolino”. Allo stesso tempo, evidentemente, esiste un retroscena dove avvengono i fatti reali, la vera gestione del potere, sempre o quasi occultata agli occhi dei profani.

Ma ciò che ci ha spinto a scrivere queste righe non è il desiderio di fare un'umile analisi del pensiero, peraltro sopraffino, del Professore. Ciò che ci interessa far notare è che Rossi non è solo un fine conoscitore della realtà che lo circonda. Spesso ne è un attore forse spregiudicato.

Inutile ricordare la triste estate di tre anni fa. Guido Rossi cambiò, in fretta e furia, l’ordinamento giuridico sportivo. Secondo noi in maniera illegittima e anticostituzionale. Ciò che contava era arrivare al risultato: Juventus in B.

Trasse il massimo giovamento da quell'operazione proprio la società nel cui CdA era stato per ben quattro anni: l’Inter di Massimo Moratti. Ma non si limitò a questo, assegnò alla società dell’amico petroliere uno scudetto a tavolino, quello dell’onestà. Infischiandosene altamente del fatto che quella stagione non era stata neanche sfiorata da inchieste. Non basta, sempre durante il suo regno in FIGC, fu condannato, in via definitiva, per aver falsificato un passaporto, il dirigente Lele Oriali. Passaporto grazie al quale giocò, contro ogni regola, l’uruguagio Recoba. Si noti bene, anni prima il Presidente emerito della Corte Costituzionale Caianiello espresse su questo fatto un ben preciso parere, su richiesta della FIGC: non si prendano provvedimenti troppo severi né contro la società di appartenenza, né contro i dirigenti, né contro il calciatore, si aspettino le sentenze definitive dei tribunali. Sotto la guida di Rossi le sentenze arrivarono, ma i durissimi provvedimenti che Caianiello chiese solo di rimandare non furono presi. Forse, chissà, perché la squadra da colpire era quella appena insignita del titolo a tavolino "simbolo di giustizia e onestà".

Ma non vi è nulla di cui stupirsi. Se “potere è mentire“, nascondere, occultare e omettere le verità scomode è solo un metodo per l’esercizio dell’arte.

I giri di valzer di Guido Rossi, noterete, sono stati innumerevoli, e ci siamo limitati, alquanto sommariamente, agli aspetti della sua vita calcistica.
Ma ora, in questi giorni il colpo di scena finale: Guido Rossi difende la memoria dell’Avvocato Agnelli dalle accuse infamanti che da più parti vengono lanciate.
Proprio lui che fece processare senza alcuna garanzia la Juventus, la creatura più amata dall’Avvocato, si sente di spendere parole di elogio su questa persona?
Come può chi ha trattato la Juventus come un’associazione a delinquere, come un covo di malfattori, difendere il suo primo tifoso e proprietario? Ovvio che se la Juventus era società atta a tradire i principi e le regole del calcio, il primo traditore, a rigor di logica, era il suo proprietario. “Non poteva non sapere”, diceva, in altre circostanze, il suo più importante collaboratore alla FIGC : Francesco Saverio Borrelli.

Verrebbe naturale, a questo punto, pensare che, anche in questo caso, siamo di fronte ad una rappresentazione “di scena”. Luogo dove si pongono in essere le rappresentazioni della realtà adatte al “popolino” a cui bisogna mentire.

Cosa succede, nel “retroscena” dove l’esercizio del potere, lontano da occhi indiscreti, effettivamente si svolge?
Perché Guido Rossi difende chi, solo tre anni fa, infangò senza nessun riguardo?
Vi era, allora, inimicizia tra il ramo Elkann-Agnelli e Guido Rossi? O, ora come allora, vi era un solido rapporto per l’ottenimento di determinati obiettivi?

Di certo, in mente risuona la citazione dal Ratto delle Sabine: mentire è potere e potere è mentire.