La differenza fra una sentenza e i fatti

nndmQuando questo pomeriggio ci è arrivata la notizia della condanna a tre anni ai danni di Antonio Giraudo è stata una brutta botta, non possiamo nasconderlo. Fin dall’inizio abbiamo seguito le vicende giudiziarie di questa storia con il massimo rispetto per la magistratura e con la convinzione che le sentenze, qualunque esse siano, vadano rispettate.
Sarà così anche stavolta, nel senso che fintantoché su Antonio Giraudo graverà una condanna per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva non ci sogneremo di chiedere restituzioni di scudetti o revisioni di sentenze sportive. Aspetteremo l’appello che il suo avvocato ha annunciato di intraprendere. Tanto più che i proclami per la terza stella portano sfiga non solo per le vicende processuali, ma soprattutto per quelle sportive, date le magre figure che la Nuova Juve sta riscuotendo nel campionato in corso, nonostante i battaglieri intenti del Presidente e Amministratore Delegato e Direttore Generale.

Detto questo, se da un lato ieri hanno vinto i forcaioli del 2006, cui interessava solo far cadere certe teste a loro sgradite, o mettere alla gogna colori a loro invisi, dall'altro lato, quello dei fatti oggetto del processo, nella sentenza di ieri cade l’ultimo loro appiglio.
Sembra un paradosso, anzi, lo è. Ma è così.
Nei giorni scorsi ci stavamo scervellando per preparare un pezzo sulla complicatissima udienza in cui un maresciallo dei Carabinieri ha illustrato il metodo di attribuzione delle famigerate SIM svizzere, ma dopo ieri potremmo anche risparmiarci il disturbo. Altri due arbitri membri dell’ipotetica combriccola, dopo Gianluca Paparesta, sono stati prosciolti. Si tratta di Stefano Cassarà e Marco Gabriele. Ricordate i famosi specchietti dai quali sembrava desumersi una rete di loschi contatti tra diversi arbitri e Moggi, Fabiani e Bergamo? Ebbene, al di là del discorso tecnico, che comunque al processo a Moggi è stato messo in pesante discussione, ora c’è questo dato: anche Cassarà e Gabriele sono innocenti, la storiella degli arbitri comandati via sim da Moggi è ormai pressoché inservibile.
Ma a quelli di Repubblica, Gazzetta, Corriere e quant’altro che gli frega? Loro hanno la condanna di Giraudo ora, che altro gli serve? In effetti, da tre anni a questa parte con queste persone sembra di giocare alle matrioske: loro ne inventano una, noi la smontiamo (sempre molto facilmente, c’è da dire); ma poi ne salta fuori un’altra, così gliela smontiamo ancora; e allora se ne inventano un’altra ancora, e via così. Alla fine, di reale non rimarrà nulla, ma intanto loro avranno avuto la loro soddisfazione perché hanno visto la Juve in B, per quanto accusata di aver fatto cose mai avvenute.

Proprio così, di reale non rimarrà nulla. Perché ieri, all'inizio, ci sarà pure stata la brutta botta per la condanna, ma quando è trapelata la notizia di quali fossero i fatti per i quali Giraudo è stato condannato, è stata ilarità pura. Che ridere, ragazzi! Udinese - Brescia e la chiacchierata post partita fra Moggi e Giraudo. Non riuscivo a tenermi. Una barzelletta, leggete l'articolo di inunmondoche per tutti i dettagli.
Certo, è humour nero, se vogliamo, perché stiamo parlando di condanne ad anni di prigione, ma che si tratti di una cosa ridicola è un dato oggettivo. Pensate: Giraudo è stato condannato per fatti che non erano stati considerati illeciti nemmeno dalla Giustizia Sportiva e i suoi processi lampo. Se n’erano accorti anche loro che le accuse non stavano in piedi.

Riassumendo: abbiamo una condanna a un ex dirigente della Juve, che è reale, e poi abbiamo i fatti oggetto della condanna, che sono del tutto irreali. Per questo motivo, coloro che ieri a Torino, a Roma, a Milano, ovunque in Italia oggi siano state stappate bottiglie di spumante per festeggiare tre anni di prigione comminati per fatti mai avvenuti, sappiano che stanno festeggiando una vittoria di cartone, l'ennesima. Il fatto che la Juve truccasse i campionati è pura fantasia, non c’è niente da fare.
Fa specie, quindi, per quanto ormai ci abbiamo anche fatto il callo, leggere articoli di professionisti dell'informazione che si permettono di dare del “truffatore” e del “delinquente” a un Antonio Giraudo già assolto a Torino e ora arrivato solo al primo grado di giudizio, ignorando che per la nostra costituzione non si è colpevoli fino all’ultimo grado.
Fa ridere, invece, leggere sempre lo stesso articolista definire “ingenuo o subdolo” chi come noi da tre anni e mezzo sta ripetendo che Pinzi, Muntari e Di Michele non furono esclusi dalla partita della Juve, che Jankulovski venne espulso giustamente, come chiunque dotato di un minimo di senso della realtà e privo di pregiudizi può andare a verificare.
Peccato, perché chi scrive questa cose è con tutta evidenza offuscato dal pregiudizio, se non peggio. E non fa un buon servizio al mondo dell'informazione che lo stipendia.
Quanto a noi siamo sereni.
Oggi, se possibile, siamo sereni come e più di quanto lo siamo da tre anni e mezzo a questa parte.