L'arte del patteggiamento: la recita dell'Inter e quella della Juventus

giustiziasportivaAbbiamo sottolineato su ju29ro.com il patteggiamento Telecom e Pirelli nel processo di Milano sui dossier illegali: facciamo notare oggi che, per risolvere la grana degli insulti ad un giornalista, l'Inter e Mourinho hanno scelto di patteggiare con la Procura Federale una multa di 33.000 euro. Lo facciamo notare perché l'istituto del patteggiamento è stato introdotto solo da due anni nel nuovo Codice di Giustizia Sportiva e vi hanno fatto ricorso tante società: spesso giustizia sportiva e ordinaria finiscono per incrociarsi e condizionarsi a vicenda; si tratta quindi di un intreccio sicuramente nuovo e interessante, che qui riprendiamo solo per far notare la diversità davvero macroscopica dei comportamenti di Inter e Juventus. Posto che il patteggiamento è una finezza e magari un'arte, siamo davanti a due recite completamente diverse, ma ugualmente molto istruttive.

L'autorevolezza dell'Inter nel proporre patteggiamenti, giocando di sponda tra giustizia sportiva e ordinaria, era risaltata in modo mirabile già con il caso Recoba nel 2006, ma si può tranquillamente dire che si è ulteriormente affinata se riflettiamo sull'accusa di falso in bilancio per effetto delle finte plusvalenze. Il relativo fascicolo d'indagine (per quelle inventate fino al 2004) è rimasto chiuso nei cassetti della Procura Federale per più di due anni, nonostante quelle plusvalenze fossero state certificate dalla stessa Inter quando aveva, grazie alla legge spalma-perdite, svalutato il parco giocatori di oltre 300 milioni; in sede di giustizia ordinaria la Procura di Milano aveva ad un certo punto optato con il non luogo a procedere, grazie anche alla depenalizzazione del falso in bilancio: e a quel punto l'Inter del mecenate Moratti ha finito col patteggiare con il dott. Palazzi, cavandosela, quanto a giustizia sportiva, con una semplice multa.

Certo ci sarà di mezzo la sapienza di valenti avvocati, fatto sta che l'intreccio tra giustizia ordinaria e sportiva ha prodotto, grazie al patteggiamento, questo bel risultato: c'era la pistola fumante dei bilanci gonfiati ad arte e poi sgonfiati grazie alla legge del 2003, ma nessun giornale ha avuto da ridire; e le penalizzazioni previste dalla normativa per i magheggi che eludono l'obbligo di certi parametri finanziari sono rimaste nei cassetti del dott. Palazzi.

Non solo. Per tutti i giornali (sportivi e non) il proprietario dell'Inter è il massimo dei mecenati del calcio nostrano, quello, per intenderci, che avrebbe i bilanci messi meglio del calcio inglese e spagnolo; per non dire di Oriali che, dopo il patteggiamento di sei mesi di reclusione per il passaporto falso di Recoba, di quel proprietario è diventato consulente di mercato e da allora lo rappresenta alla domenica in panchina, evidentemente in maniera adeguata. Più che di patteggiamenti verrebbe quasi da dire di patti tra " gentiluomini", a diversi livelli.

Anche a Torino ci sono valenti avvocati, ma se si rilegge la storia dei patteggiamenti ci si accorge che è tutta un'altra recita. A cominciare da quello relativo al processo sportivo cosidetto Calciopoli 2, per il quale l'avvocato Grande Stevens ha patteggiato il pagamento di 100.000 euro all'anno per tre anni, nonostante in sede di Arbitrato tra la Juve e la Figc fosse stato concordato una specie di atto finale e definitivo che doveva, tra l'altro, scongiurare il ricorso al Tar; 300.000 euro per farsi carico di non si sa quali responsabilità, visto che la vecchia dirigenza s'era a suo tempo dimessa e l'eventuale reato (tuttora indimostrato) era diventato non perseguibile. Per finire col patteggiamento avanzato al processo di Torino con riferimento al falso in bilancio, dove la società aveva poco da temere, visto che era stata una delle pochissime a non far ricorso alla famigerata spalma-perdite; con l'effetto, davvero singolare, di vederselo respinto non perché i reati erano più gravi di quelli paventati dalla società, ma perchè non sussistevano proprio.

Mentre gli avvocati difensori dell'Inter, quindi, hanno giocato la carta del patteggiamento (nel caso Recoba e per il bilancio) quasi per evitare situazioni chiaramente gravi e irregolari che potevano comportare penalizzazioni (o aggravio di pena) sul piano sportivo, a Torino s'è fatto ricorso allo stesso strategemma per il motivo opposto, forse sperando di mettere in cattiva luce i vecchi dirigenti per comportamenti da un lato chiaramente irreprensibili (in tema di bilancio) e, dall'altro, ancora lontani da un giudizio definitivo della giustizia ordinaria.