Campioni della legalità

intercettazioniSul nuovo decreto legge in materia di pubblicazione delle intercettazioni, la linea politica di Ju29ro è chiara: ognuno la pensa come diavolo gli pare. Personalmente, questo genere di battaglia esasperatamente ideologica contro "la casta", per il diritto inalienabile di copiare veline di sempre sconosciuta provenienza, mi fa abbastanza sorridere, per diversi motivi. Non ci improvvisiamo però tuttologi e parliamo del nostro, di Calciopoli.
Calciopoli è un argomento sempre utilizzato dai più scaltri interpreti del "bavaglio a Travaglio" come potentemente contrario al testo della maggioranza di governo, il paradigma addirittura di tutti gli argomenti contrari. Se non fossero state pubblicate le intercettazioni, si dice, non avremmo potuto scoprire che Moggi faceva questo e quello: di corredo, foto del Moggione con telefonino e sigaro. I campioni di questa impostazione? La Repubblica, è naturale, ma anche il giornale di famiglia non è da meno.
La Stampa racconta oggi, con grave allarme, che se, per pubblicare le intercettazioni, si fosse dovuto aspettare il rinvio a giudizio, come previsto dal testo della nuova legge, Calciopoli sarebbe venuta alla luce due anni dopo, anziché nella magica estate del 2006. Nel sottolineare la bontà dell'operazione Calciopoli, in questo caso La Stampa difende insomma di fatto l'illegalità: le telefonate erano infatti coperte da segreto istruttorio quando furono pubblicate nel 2006, essendo l'indagine ancora in corso. Le indagini si conclusero infatti circa un anno dopo, mentre la fuga di notizie fu invece provvidenziale affinché i processi sportivi di Calciopoli si celebrassero un anno prima, con grande tempismo (un'estate lunga-lunga davanti, e quando mai ti ricapita?), grandi manipolazioni mediatiche, la creazione di quel "sentimento popolare" che avrebbe in conclusione portato a condanne inflitte sulla base di un reato, secondo l'ammissione degli stessi giudici, non presente nel codice giuridico sportivo. A seguire tutto ciò, c'è stata un'indagine giudiziaria su questa fuga di notizie, proprio perché quello che si era consumato nell'occasione, per l'appunto, era un reato.
Le indagini sulle fughe di notizie purtroppo finiscono sempre nel nulla. Si conoscono i giornalisti che hanno ricevuto e pubblicato le intercettazioni, ma non si riesce mai a capire - mannaggia - chi gliele ha date. Riservatezza delle fonti, e come no? Le indagini sulle fughe di notizie muoiono, ogni giorno, così. I giornalisti non hanno nessuna responsabilità, nemmeno quando, come abbiamo scoperto nel caso di Calciopoli, partecipano attivamente alle indagini.
Non sono uno che "in galera!", non la auguro a nessuno e non la trovo una soluzione sensata in questa delicata materia, come previsto dal nuovo testo.
Certo però è che se Calciopoli ci insegna qualcosa è che un qualche tipo di deterrente deve essere studiato perché questi fatti, gravemente pregiudizievoli per un cittadino - nemmeno imputato, ma semplicemente indagato - non accadano più; perché un cittadino non debba subire l'attacco incrociato, e magari concordato, di stampa e magistratura; perché, detto più semplicemente, un cittadino sia garantito nei suoi diritti.
Un rapporto, quello tra chi passa le intercettazioni, fuori dai termini di legge, e chi le riceve e pubblica, che non si può semplicisticamente collocare alla categoria diritto di informazione, come vorrebbero i campioni della legalità, ma che è passibile, proprio per la sua natura illegale, di essere inquinato, e usato per scopi politici, economici, di conquista del potere. Queste cose succedono e sono successe in Calciopoli, come in altre indagini. Un cittadino non può subire, nella speranza che l'indagine sulla fuga di notizie chiarisca tutto, perché queste indagini, lo ripetiamo, finiscono sempre in un vicolo cieco.
Un ulteriore argomento è che se non fossero uscite le intercettazioni disposte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere riguardanti la signora Lonardo, la moglie dell'ex Ministro della Giustizia Clemente Mastella, ora il governo Prodi sarebbe ancora in piedi, in quanto Mastella non si sarebbe dimesso dal suo ruolo, negando di conseguenza il sostegno dell'UDEUR. Le intercettazioni insomma fanno cadere anche i governi, facilitano il cambio del potere. Questo per chiarire la loro dirompente forza, a livello politico.
Se il sistema giuridico in vigore fosse in grado di combattere l'abuso di intercettazioni, non ci sarebbe alcun problema quanto al loro necessario uso per combattere la criminalità, quella vera. Si dà il caso, però, che, con tutta evidenza, non ne sia in grado. Un fatterello in più: dalle deposizioni sul procedimento per la fuga di notizie a Napoli, scopriamo ad esempio che il colonnello Arcangioli valutò di inserire nella seconda informativa, dopo che questa era stata redatta da Auricchio e i suoi uomini, e senza avvertirli, alcuni colloqui tra Moggi e il segretario di Mastella. Questi colloqui erano penalmente irrilevanti, non solo nella mia opinione, ma evidentemente anche in quella del pur severo Auricchio. Tali intercettazioni costituirono, una volta pubblicate, il fulcro di un nuovo potente attacco a Mastella, da parte di certa solita stampa. Pensar male si può?
C'è una cosa però ancora più grave e che rende di fatto Calciopoli un fondamentale argomento a sostegno di una più stringente regolamentazione della pubblicazione delle intercettazioni - e ripetiamo: non è un endorsement verso il testo del governo, ma la constatazione che il problema c'è -: il fatto che, sì, con questo nuovo testo le intercettazioni sulla Juve sarebbero uscite due anni dopo - garantendo quindi, molto più probabilmente, un processo sportivo equo alla Juventus -, ma, nondimeno, le intercettazioni sull'Inter sono uscite ben quattro anni dopo! Questo fatto ha garantito alla società nerazzurra e ai suoi dirigenti la prescrizione, e ha alterato sostanzialmente il processo del 2006. La giustizia sportiva è quindi oggi bloccata dalla prescrizione, e ingiustizia è fatta, perché, comunque la si pensi, le intercettazioni riguardanti l'Inter avrebbero dovuto essere esaminate dagli inquirenti sportivi, sia per valutare un'eventuale punizione all'Inter, sia per considerare meglio la posizione della Juventus e delle altre squadre. Questo è successo oggi, non domani.
La situazione venutasi a determinare in seguito a tale ingiustizia ha naturalmente mosso denaro e potere, oltre a onore e dignità delle persone coinvolte.
Di cosa si sta parlando, perciò, quando si sostiene la difesa dello status quo, utilizzando Calciopoli come paradigma? Molto semplice: si difende un processo-farsa, una clamorosa ingiustizia, e l'illegalità della pubblicazione di intercettazioni ad indagini ancora in corso. Questo si fa, campioni della legalità.