Calderoli, Moratti e il mecenatismo drogato

bilancioNella provocazione del ministro Calderoli sulla necessità di ridurre i guadagni dei calciatori lo spunto più importante non ci sembra tanto quello dei premi per i prossimi Mondiali quanto il suo accenno al mercato del calcio drogato da leggi strane, che "favoriscono i petrolieri che così hanno meno difficoltà a vincere gli scudetti" . Il ministro, come riporta il Corriere della Sera nell'articolo "No ai petrolieri che pagano gli ingaggi con i soldi pubblici per lo smaltimento", chiama in causa Moratti e "le centinaia di milioni che ogni anno finiscono nelle casse di chi raffina il petrolio" e così, appunto, ha meno difficoltà a vincere gli scudetti.

Si tratterebbe di uno spunto a sfondo politico e ci sarebbe da chiedere cosa abbiano fatto gli ultimi governi in tema di produzione di energia da fonti rinnovabili o assimilate, ma questo non è compito di un giornale come il nostro; c'è però il riferimento a Moratti e al calcio drogato, che sono stati oggetto di tanti articoli su Juventinovero.com e su questo qualche breve considerazione ci sentiamo di farla.

La prima sul tanto vantato mecenatismo del presidente dell'Inter. Come dal titolo del Corriere, si tratta, quantomeno, di un mecenatismo a buon mercato, favorito dall'elargizione diciamo generosa di soldi pubblici, come osserva provocatoriamente il ministro Calderoli, ricordando la "strana legge" e il famigerato Cip6 (che doveva favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili e invece fa pagare profumatamente a noi consumatori quella prodotta con gli scarti delle raffinerie).

Ancor più a buon mercato se alla generosità dell'elargizione si somma l'altrettanto generoso vantaggio fiscale che le perdite dell'Inter possono assicurare ad un contribuente come Moratti, assai facoltoso grazie agli spropositati utili dell'attività di raffinazione e al Cip6. Tanto per citare un dato di sintesi, nei quattordici anni di gestione Moratti l'Inter ha accumulato circa un miliardo di perdite nette, in gran parte sanate con aumenti di capitale: un grande sfoggio di mecenatismo, sicuramente, ma anche un grande abbattimento dell'imponibile in sede di dichiarazione dei redditi. Non a caso quando lo scorso anno s'è percepita la gravità della crisi dell'economia internazionale, raffinazione petrolifera compresa, anche in casa Inter s'è cominciato a dimostrare interesse per la strategia dell'Uefa sul calcio sostenibile, quello che dovrebbe limitare le perdite come quelle finora registrate in tante grandi società.

Pur nel contesto di passioni e fissazioni "terrene" e con il limite del mercato drogato cui ha fatto riferimento il ministro Calderoli, resta il fatto che Moratti per l'Inter dei gran soldi ce li ha messi e sono soldi suoi, tant'è che, di fronte all'appello di limitare i costi nel calcio, il presidente della Figc e quello del Coni hanno dichiarato l'impossibilità di fare granché. Abete, in particolare, ha osservato che "La Figc può fare un'operazione di stimolo sui club ma questi spendono risorse private", mentre Petrucci s'è limitato a dire che quello del calcio è "un mondo privatistico che non mi permetto di giudicare".

A parte il contrasto, un po' comico, tra i soldi pubblici evocati dalla provocazione del ministro Calderoni e le risorse private alle quali ha subito pensato il presidente Abete, colpisce il richiamo di Petrucci al mondo privatistico del calcio, perché in tema di spese e di bilanci quel mondo, come sanno benissimo Petrucci e Abete, proprio perché privatistico, s'è dato delle regole da rispettare, fissando punizioni anche pari a quelle dell'illecito sportivo per chi non le rispetta.

Lasciando allora da parte le leggi strane come il Cip6 e affermato con forza che chiunque - Moratti, Berlusconi o Pinco Pallino - può spendere i soldi come meglio gli pare, sarà il caso di ricordare che alla Figc, con la supervisione proprio del Coni, spetta controllare che i bilanci non siano drogati; è vero, come dicono all'unisono Petrucci e Abete, che non si può imporre a Moratti di spendere meno, ma è altrettanto vero che proprio loro dovrebbero garantire che gli esperti di bilancio dell'Inter non facciano ricorso al famoso doping amministrativo.

Quest'obbligo, e l'abbiamo segnalato e documentato tante volte sul nostro sito, è stato completamente disatteso con riferimento a tutto il nostro sistema calcio e proprio l'Inter del mecenate Moratti è la società che ne ha più beneficiato (un dato riassuntivo a partire dal 1995-96 porta ad una stima di almeno 600 milioni).

La polemica del ministro Calderoli sul mercato drogato si concludeva con queste parole: "Sugli stipendi dei calciatori non possiamo intervenire. Sul Cip6 sì". Col nostro giornale non ci occupiamo di politica e la provocazione che facciamo è un'altra: Petrucci e Abete sono mai intervenuti per assicurarsi che i bilanci delle società, Inter in primis, siano regolari e non drogati?