Calciopoli quattro anni dopo/3 - La partita dell'informazione

stampaAttestato fin da subito e autorevolmente che nel processo sportivo di Calciopoli i giudici si sono ispirati al sentimento popolare (detto volgarmente: alle chiacchiere da bar Sport e agli articoli della Gazzetta), a quattro anni dallo scoppio dello scandalo vale la pena riflettere proprio sui mezzi di informazione e segnatamente su questa doppia peculiarità dello scandalo: la Gazzetta non ha solo fatto lo scoop e ispirato le sentenze sportive ma, come abbiamo documentato sul nostro giornale, ha fatto anche da supporto al lavoro investigativo, risultando a tutti gli effetti un attore importante nella vicenda; all'eccessivo protagonismo del piccolo giornale di Milano s'è contrapposta l'informazione via web, quella dei tifosi che sempre più numerosi la verità sullo scandalo stanno cercando di scoprirla da soli.

La prima osservazione da fare al riguardo è che l'informazione tradizionale è ormai da anni in crisi, i giornali - sportivi e non - vendono meno copie, mentre gli utenti di siti e blog aumentano ogni mese. Certo il fenomeno è d'ordine generale ed ha motivazioni complesse, ma nel caso specifico di Calciopoli sarebbe da verificare se a tanti tifosi, non solo juventini, non sia venuto il dubbio che su Ju29ro.com abbiamo agitato fin da subito e cioè che possa essersi trattato di una farsa, certo recitata da attori consumati, ma con il tratto distintivo della precisa funzione dei mezzi di comunicazione, in particolare proprio della Gazzetta il cui gruppo editoriale è sorprendentemente partecipato dalla Fiat.

Occorre poi ricordare che nel 2006, insieme con lo scandalo del calcio, è scoppiato quello sul dossieraggio della security Telecom (calcio compreso) e riflettere sul comportamento divergente della grande stampa: il mostro Moggi sbattuto in prima pagina, lo spionaggio illegale sapientemente raccontato senza scandalizzarsi, quello sul calcio rappresentato in modo diverso da come è ampiamente emerso (tipo il proscioglimento sportivo di Moratti, visto solo dalla Gazzetta). Un evidente doppiopesismo che rimanda alla osservazione precedente e dà corpo ad un'ipotesi apparentemente azzardata: si vendono meno giornali perché la loro informazione è forzata e spesso non corrisponde alla realtà: forse lo è sempre stata, ma oggi il lettore ha la percezione più netta, grazie proprio al diffondersi della contro-informazione via Internet.

A quattro anni dallo scandalo si può allora parlare di una partita dell'informazione in corso? Si può, estremizzando, dire che Ju29ro.com fa concorrenza alla Gazzetta? La contro-informazione via Internet arriverà ad alimentare il sentimento popolare come fanno da sempre i grandi giornali?

Quando nel 2006 la rivista Time premiò come personaggio dell'anno il navigatore Internet la motivazione fu che la contro-informazione poteva condizionare la stampa tradizionale, poteva obbligarla, diciamo, a stare più attenta a quello che scriveva ed è a questa motivazione che vanno correttamente ricondotti gli interrogativi accennati sopra. Il nostro giornale non è sui banconi dei bar e non farà mai milionate di lettori (dei titoli?) al giorno, però ha posto e pone dei problemi di corretta informazione, coi quali la stampa tradizionale, Gazzetta in testa, ha dovuto e dovrà confrontarsi.

Per esempio l'importanza del processo di Napoli per i risvolti che poteva avere anche sulle sentenze sportive. Nei primi mesi del processo i grandi mezzi di comunicazione erano praticamente assenti, poi son venute fuori le intercettazioni che nessuno immaginava potessero esserci: e il quadro è cambiato, con un risvolto davvero paradossale: un giornale di contro-informazione come il nostro sta incrociando le nuove intercettazioni con il materiale d'indagine e informa i lettori su incongruenze e falsità, alcune delle quali dovrebbero far arrossire parecchia gente, basta leggere le nostre ricerche su Roma-Juve (qui e qui e qui) e Inter-Juve; invece giornali come la Gazzetta è come se non avessero memoria e a questo dovere di informazione praticamente sfuggono.

Non è l'unico paradosso della partita dell'informazione. Di recente il vice-direttore della Gazzetta, con riferimento a siti e blog di contro-informazione, ha parlato di nani e ballerine; questi, da che mondo è mondo, contornano i grandi apparati e i grandi partiti e in Italia il "partito" più' grande e potente è, a detta di tutti, proprio quello che ha in mano Corriere e Gazzetta, i giornali più diffusi, quelli che sapientemente orientano il sentimento popolare in base, evidentemente, alle linee editoriali dettate dalla proprietà (Mediobanca, Pirelli, Fiat e compagnia cantante) a difesa del "sistema". Sarebbe allora facile, in risposta alla Gazzetta, ironizzare sul bue che dà del cornuto all'asino, ma la faccenda a noi pare più seria e ci limitiamo a osservare che difficilmente Palombo avrebbe fatto lo scoop su Calciopoli e la Gazzetta collaborato con gli inquirenti, se tutto questo non fosse stato funzionale al "sistema" e agli interessi che vi si intrecciano.

Interessi di sistema e stampa tradizionale da un lato; lavoro di ricerca del giornalismo via web e capacità di condizionare la grande stampa dall'altro. Questa è la partita che per quanto ci riguarda siamo intenzionati a giocare fino in fondo, tanto da aver scelto di diventare testata giornalistica a tutti gli effetti.

Potrebbe allora essere istruttivo riflettere sulle intercettazioni che "non c'erano" e sulle quali abbiamo ragionato in tanti articoli sul sito, sull'arrivo di Andrea Agnelli alla presidenza della Juve, sulla richiesta di revoca dello scudetto dell'Inter. Riflettere, in particolare, sul fatto che anche il vice-direttore della Gazzetta ha scritto (pensando alla motivazione di Time verrebbe da dire che ha dovuto scrivere) che a suo avviso quello scudetto sarà revocato.

Nel frattempo la RCS ha ufficializzato un accordo con l'Inter per la valorizzazione del marchio nerazzurro e così Corriere e Gazzetta non indagano sulle incongruenze di Calciopoli ma promuovono la vendita di gadget e interismi assortiti. Qualcuno potrebbe osservare che è una spiegazione ex-post di tanti comportamenti altrimenti incomprensibili, noi ci limitiamo a osservare che la partita dell'informazione continua a dispetto di quanti (nani e ballerine) la vicenda di Calciopoli la consideravano definitivamente chiusa già dall'agosto 2006 perché così faceva comodo al sistema.