Gazzetta, non così!

Gazzetta1. E' vero che un giornalista della Gazzetta ha collaborato alle indagini su Calciopoli?
E' vero, come emerso a maggio 2010. Maurizio Galdi ha collaborato alle indagini, come ammesso dallo stesso e da Auricchio e Di Laroni davanti ai pm che indagavano sulla fuga dei documenti di indagine. Svelato il giallo di come il quotidiano rosa sapeva sempre un attimo prima degli altri. Galdi già il 6 maggio 2006 scrive: "Sta per scoppiare, probabilmente, un terremoto ancora più disastroso per il mondo del calcio. Intercettazioni di un intero campionato stanno per diventare pubbliche. Si tratta di un’indagine condotta dalla Procura di Napoli...", poi il giorno dopo: "...anche degli arbitri (e uno di peso) potrebbero essere indagati, oltre ad altri dirigenti di club e a quelli già iscritti. [...] Le telefonate al centro dell'inchiesta di Napoli, infatti, si riferiscono all'intero periodo del campionato 2004-2005". L'arbitro di peso era De Santis. Il 9 maggio Galdi scrive: "Sull'inchiesta viene mantenuto uno stretto riserbo. In ogni caso importanti sviluppi dovrebbero esserci nel giro di una settimana o, al massimo, di una decina di giorni". Il 10 maggio in un articolo di Galdi c'è un passo che, riletto oggi, ha del grottesco: "Manca ancora qualche giorno per la chiusura dell'inchiesta napoletana e già l'ottimo lavoro investigativo ha provocato, e continuerà a farlo, un vero e proprio terremoto. A questo punto sembra ormai certo che l'iceberg sta pian piano emergendo... Circa due anni di indagini riservatissime sul mondo del calcio, un'intera stagione di intercettazioni". "Stretto riserbo", "indagini riservatissime", ma tanto riservatissime che Galdi le conosceva dall'inizio. L'11 maggio Galdi preannuncia l'iscrizione di Carraro e Bergamo nel registro degli indagati: "... al momento non sono ancora stati raggiunti da un avviso di garanzia che sarebbe comunque in arrivo, nonostante le smentite provenienti ieri sera dalla Procura di Napoli. [...] Nella serata di ieri, comunque, la Procura di Napoli si è premurata di smentire eventuali iscrizioni, ma alla Gazzetta risulta chiaramente che si tratterebbe solo di un ritardo temporale". Potremmo continuare, ma preferiamo segnalare quella che secondo noi è una vera ingiustizia: nel 2007 il Coni e l'Ussi hanno assegnato il premio "Cronaca ed indagine" per il 2006 a Ruggiero Palombo, ma nessuno lo meritava più di Galdi, che all'indagine ha collaborato.
Troviamo sconveniente che il direttore della Gazzetta scelga proprio Galdi, che ha collaborato alle indagini dell'accusa, come inviato a seguire e raccontare il processo di Napoli; è come giocare Inter-Juve con Moratti come guardalinee.


2. E' vero che la Gazzetta nel 2006 "era disperata" e si è limitata a raccontare i fatti?
Abbiamo già risposto, elencando solo alcuni dei titoli e dei concetti espressi da Cannavò nel 2006, con un nostro articolo a quanto affermato da Cecere. La Gazzetta allora ha pubblicato di tutto con "uno stillicidio ininterrotto di rivelazioni giornaliere", quando aveva avuto tutto infiocchettato nello stesso momento (cosa avvenuta per tutti i giornali, ndr), stillicidio che oggi il direttore Monti contesta come "strategia moggiana", con la non piccola differenza che i consulenti di Moggi stanno ancora cercando le intercettazioni tra le 171 mila scartate. Hanno pubblicato anche intercettazioni che non avevano nessuna rilevanza penale o sportiva e che tiravano in ballo la collega D'Amico, e i figli di Bettega. Rilevanza e attinenza processuale zero, era solo gossip, per non usare un altro termine. Poi lasciamo ai lettori valutare la disperazione nelle dichiarazioni dell'allora direttore Verdelli e di un giornalista rosa:
14 luglio 2006 - Giancarlo Galavotti, giornalista della Gazzetta dello Sport, interpellato sullo scandalo Calciopoli dichiara alla BBC Sport: "Le nostre vendite sono aumentate di circa 50.000 copie al giorno, perché questo è accaduto. Anche le vecchie andando al mercato la mattina vogliono leggere su questo. E' sorprendente".
Luglio 2007 - Hurrà Juventus intervista Carlo Verdelli, direttore della Gazzetta, che dice: "Lo scandalo del calcio è stato un avvenimento emozionalmente fortissimo, che ha riguardato tutti gli appassionati. Per il più grande giornale popolare ha avuto effetto equivalente alle elezioni politiche o a un nuovo Papa. Sì, è stata una fortuna. Che però ci siamo anche, in piccola parte, guadagnati: non fosse stato per noi, il rischio di insabbiamento sarebbe stato fortissimo. E’ stato grazie alla Gazzetta dello Sport che abbiamo potuto sapere cosa stava bollendo nei corridoi del Coni e delle Procure". Sicuro che erano corridoi delle Procure e non di una caserma in via In Selci?


3. Perché dopo aver affermato che quella del 2006 era solo una campagna condotta per l'etica e per un calcio "nuovo e pulito" non hanno fatto identiche "campagne" per altri fatti emersi dopo a carico di altre società?
Dopo calciopoli, per loro Moggiopoli, il destino ha servito alla Gazzetta diverse grandi opportunità per dimostrare equidistanza e autentica voglia di un "calcio pulito", ma le ha lasciate cadere. Il vero "più grande scandalo degli ultimi anni", quello Telecom, ha portato a galla dossieraggi illegali sulla FIGC, sulla Juventus, sull'arbitro De Santis, e altri nel mondo del calcio. La Gazzetta non ha chiesto pulizia, non ha titolato "Processateli", non ha condotto una campagna continuata a base di titoloni. Poi è venuto lo scandalo delle plusvalenze e dei bilanci imbellettati che hanno falsato per anni i campionati, perché delle squadre si avvantaggiavano su altre componendo rose di calciatori senza mettere mano a soldi "veri", ed anche in questo caso buonismo rosa a piene mani, con due autentiche, indimenticabili, perle:
21 giugno 2007, Ruggiero Palombo si scandalizza "Si è scatenato l'inferno intorno alla fine-inchiesta della Procura di Milano relativa al cosiddetto doping amministrativo di Inter e Milan. [...] un sommario processo di piazza riservato soprattutto all'Inter dello scudetto a tavolino...", poi trova il colpevole nella Covisoc "Oggi, al contrario di allora, c'è solo una Covisoc un po' più attenta a verificarne il contenuto. A pesarle. Allora l'Inter e il Milan, in buona compagnia, ebbero proprio dalla Covisoc via libera all'atto delle iscrizioni al campionato", quindi suppone e giustifica "Fosse stato loro contestato qualcosa, si può ragionevolmente supporre che avrebbero ripianato mettendo mano al portafoglio".
22 giugno 2007, Candido Cannavò: "L'idea che l'Inter non potesse rispettare i parametri per l'iscrizione al campionato mi fa semplicemente ridere. Moratti avrebbe provveduto in ogni caso. Qualche esperto cervellone gli ha semplicemente evitato il fastidio di un'operazione ad hoc, uno dei tanti aumenti di capitale ai quali è abituato". Due lezioncine di etica "su misura" per chi è ricco.


4. E' vero che oggi, come ha detto Cecere, seguono il processo di Napoli con meno enfasi perché ad un giornale sportivo interessa meno il penale e più l'aspetto sportivo del fatto?
Non è vero, il lato penale viene seguito e porta a titoli cubitali, quando vogliono loro. Quando dal processo esce un "colpo di tosse" di Bergamo finisce in prima pagina con un bel titolo "Ecco come truccavamo i sorteggi", e Palombo lo affianca con un editoriale, mentre quando due notai e cinque giornalisti, tra cui Antonello Capone ex-Gazzetta, testimoniano che il sorteggio era regolarissimo, titoli in prima pagina zero. Altro esempio il titolo cubitale è "Moggi 6 anni" dopo la richiesta del pm Palamara, e nessuno spazio alla difesa. Poi, quando la "cupola" costruita con le indagini di Auricchio crolla, non lo evidenziano nel titolo, che diventa "I Moggi condannati" (per violenza privata, ndr).
Se nel 2006 si è dato spazio e titoli alle ipotesi dell'accusa, perché si conoscevano solo quelle, oggi andrebbe dato pari spazio alla difesa, che solo nel processo può controbbattere alle accuse con anni di ritardo rispetto al processo mediatico.

La metamorfosi della Gazzetta su Calciopoli La metamorfosi della Gazzetta dopo il 2006


5. L'informazione della Gazzetta sulle udienze del processo è completa sui fatti contestati ed evidenziati nel 2006, anche a livello di giustizia sportiva?
No, ed anche in questo caso facciamo due esempi: nel 2006 hanno dato trattato con grande enfasi le "ammonizioni preventive", poi al processo Gamberini ammette che Nastase e Petruzzi, diventati famosi per quella ammonizione, erano tra i più ammoniti, e l'avvocato Gallinelli sottolinea che in quella partita il Bologna schierava ben 7 giocatori diffidati, ma guardate come viene riportata questa notizia da Galdi e Boldrini: "11.59 — Deposizione lampo di Gamberini". Tutto qui? Sì, solo questo. Secondo esempio: nell'udienza del 23 novembre l'avvocato Prioreschi fa verbalizzare che alcune telefonate tra Facchetti e Pairetto sono riportate sui brogliacci ma i file audio non ci sono. Anche in questo caso i lettori della Gazzetta non ne sapranno nulla, perché Galdi e Piccioni o sono arrivati entrambi tardi in aula oppure, come faceva Auricchio, hanno considerato la cosa "non utile" e non l'hanno riportata (primo articolo, secondo articolo)


6. Perché nel 2006 hanno pubblicato qualsiasi intercettazione fuggita illegalmente, anche "irrilevante", ed oggi non pubblicano tutte quelle ritrovate sull'Inter e sul Milan?
In effetti, dopo la pubblicazione delle prime telefonate "ritrovate" ad aprile, ne hanno pubblicate ben poche altre. Sul cartaceo e negli articoli online, della "madre di tutte le griglie", la Facchetti-Mazzei, manca sempre la seconda parte dove Facchetti chiede di inserire due arbitri preclusi, come mancano tutte le telefonate a discolpa degli imputati, con l'eccezione di quelle relative a Racalbuto che hanno scoperto diverso tempo dopo che le abbiamo pubblicate. Quando hanno avuto interesse a farlo, per dare la propria interpretazione alla telefonata, hanno consultato il nostro sito, come risulta nell'articolo Calciopoli, telefonata shock Bergamo-Fazi, su Facchetti.
Nell'articolo una inesattezza: i legali non hanno chiesto la trascrizione tra le 74 perché la telefonata (progr. 15.237) è già riportata da Auricchio nell'informativa, ma forse le hanno lette davvero in pochi quelle informative. Lo abbiamo sempre scritto ma lo ribadiamo: chiunque può prelevare dal nostro sito TUTTE le intercettazioni che abbiamo pubblicato.
Una importante conferma a quanto abbiamo sempre notato è arrivata dalla gravissima l'affermazione del direttore Andrea Monti che, dopo aver bacchettato la difesa di Moggi per aver "graffiato la memoria di Facchetti", ha spiegato chiaramente quella che ritiene una mission: "L’impegno per la preservazione di figure che sono importanti per la storia del calcio e dello sport italiano deve essere serissimo da parte di chi, per esempio come noi, orienta l’opinione pubblica". Sottoscriviamo il parere espresso da Ravezzani subito dopo: "C'è una cosa gravissima che ha detto il direttore della Gazzetta dello Sport: un giornale, una televisione, racconta i fatti e poi chi legge si fa una propria opinione. Ritenere di essere i detentori del potere di orientare l'opinione pubblica è molto pericoloso, perché sottintende il fatto che chi dirige un giornale può far dire e pensare alla gente ciò che vuole. Per fortuna non è così". Dissentiamo solo sul "non è così" finale, supportati dai discorsi che ascoltiamo nei bar dello sport, dove è evidente che molti si sono fermati ai titoli, o al massimo ai sottotitoli.


7. E' vero che RCS, mamma del Corriere della Sera e della la Gazzetta, ha un accordo commerciale con l'Inter?
E' vero che RCS Sport il 28 aprile 2010 ha sottoscritto un accordo commerciale con "validità quadriennale e vedrà le due società impegnate in un progetto comune di valorizzazione del brand nerazzurro". L’amministratore delegato di RCS Sport, Giacomo Catano, ha dichiarato: "Essere legati a un marchio di primissimo livello internazionale come quello dell’Inter rappresenta per noi un grande onore e motivo di responsabilità e di stimolo soprattutto per ricercare risultati commerciali ambiziosi, ma anche per interpretare al meglio quei valori di cui l’Inter è da sempre portavoce". Un amore portato alla luce del sole e che noi avevamo scoperto, relativamente ad anni precedenti, analizzando il bilancio dell'Inter Brand srl. L'annuncio dell'accordo ha comportato la pubblica risposta del Comitato di Redazione della Gazzetta (leggetelo tutto, ne vale la pena) nel quale: "La redazione della Gazzetta dello Sport ribadisce che, come i 114 anni di storia del nostro giornale stanno a dimostrare, l'impegno primario di tutti i suoi giornalisti resta quello di garantire autonomia e obiettività, equidistanza ed equilibrio all'informazione fornita ai nostri lettori. E quindi garantire anche che non nascano forme di contaminazione che mettano in dubbio queste caratteristiche irrinunciabili". Excusatio non petita...
Prova di equidistanza: La Juve mandata in B vince a Bologna con un gol-non gol ed il giorno dopo la Gazzetta titola a tutta prima pagina "Juve, non così!"; analogo episodio di gol-non gol decisivo in Inter-Catania ed il titolo in prima pagina diventa: "L'Inter ringrazia".

La matematica taroccata della Gazzetta
Inter, arbitri e Gazzetta, non così!

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