Il calcio alla Bocconi e noi sulla Terra

boeriAGGIUNTI I VIDEO.
Qualche anno fa sui giornali comparve la notizia che Calciopoli era sbarcata alla Bocconi.
Era quasi un modo implicito per affermare che ormai Calciopoli era qualcosa di sedimentato, di storicizzato, da studiare come un fenomeno sociale. Era dicembre 2006, appena qualche mese dopo le sentenze sportive, e la Juventus calcava i campi della B, esclusa dalla serie A per manifesta superiorità. E se in quell'occasione quell'incontro era riservato ai solo studiosi, quello dello scorso mercoledì era aperto al pubblico, e l'argomento sempre quello: la corruzione nel mondo del calcio alla luce di Calciopoli. Erano gli stessi anche i due studiosi che hanno illustrato la loro teoria: il Professor Tito Boeri dell'università Bocconi ed il dottor Battista Severgnini della Humboldt University di Berlino. Alla fine dell'esposizione accademica il programma prevedeva una tavola rotonda, con ospiti Paolo Casarin e i giornalisti Roberto Beccantini, Fabio Monti ed Emanuela Audisio.
Ad aprire i lavori è stato uno studioso inglese, Robert Simmons.
L'illustrazione del prof. Simmons era incentrata sulle osservazioni dei campionati inglesi e sui fattori che possono incidere nella determinazione del risultato di una partita di calcio. Simmons non ha nascosto la sua fede per il Manchester City e forse non a caso ha chiuso identificando in sir Alex Ferguson quasi un alter ego inglese di Moggi.
Sarà forse che gli sconfitti, non riuscendo a scorgere la propria debolezza, siano soliti cercare le motivazioni della sconfitta in cause esterne?
Dopo il professor Simmons, Boeri e Severgnini hanno illustrato il loro modello statistico per la determinazione probabilistica di una partita truccata.
Tralasciamo di esporre quali sono i fattori che entrano nel modello e quali le risultanze statistiche. Non è questo il punto che ci interessa. L'unica osservazione che possiamo fare, e che abbiamo fatto agli stessi studiosi, è che il modello è certamente corretto dal punto di vista teorico, ma se i dati di partenza sono quelli non oggettivi contenuti nelle informative dei carabinieri di Auricchio, allora il modello per quanto corretto possa essere restituirà sempre dei risultati non corretti. E non siamo riusciti a trattenerci dal ribattere, allorquando il dottor Severgnini ha ribadito che quei dati erano oggettivi perché provenienti dai Ros, che proprio quei dati sono stati smentiti dal processo in corso a Napoli e che magari Monti avrebbe potuto testimoniarlo visto che era reduce proprio dal tribunale di Napoli. E che lo studio sia basato su dati parziali e inficiati dalle risultanze processuali è dimostrato dal fatto che i due studiosi hanno affermato che importanti sono state le telefonate intercettate, ma a nostra domanda hanno dovuto ammettere che non s'è tenuto conto delle intercettazioni “nascoste” che raccontano un'altra storia di Calciopoli e che anch'esse dovrebbero avere una rilevanza statistica. Ma la prova finale che i dati di partenza siano stati scelti in modo erroneo si è avuta quando il dottor Severgnini ha affermato che sono rimasti sorpresi quando hanno confrontato le risultanze del loro studio con le valutazioni dei giornalisti sportivi ottenendo una sovrapposizione alquanto curiosa. Forse il dottor Severgnini non ha ben capito che le indagini dei Ros hanno come elemento centrale le valutazioni dei giornalisti sportivi: vi è in sostanza un corto circuito di dati. I Ros hanno basato l'inchiesta sugli articoli dei giornali, Boeri e Severgnini hanno inserito nel loro modello i dati dei Ros e poi ci si sorprende che vi sia un'imbarazzante sovrapposizione?

All'esposizione dei due studiosi ha fatto seguito, come detto, la tavola rotonda moderata dal professor Panunzi della Bocconi, autodefinitosi tifoso granata, che ha dichiarato di non riuscire a capire chi come noi insiste a difendere chi distribuiva schede estere non intercettabili. Noi speriamo solo che il professor Panunzi sia meno superficiale ed approssimativo nella sua professione di insegnante, perché ormai dovrebbe essere noto a tutti che qualsiasi Sim presente sul territorio italiano può essere tranquillamente intercettata dagli inquirenti.

Dei partecipanti alla tavola rotonda il primo ad intervenire è stato Roberto Beccantini. Beccantini è un tifoso juventino che non ha mai nascosto la sua disapprovazione per l'operato di Moggi, così come parimenti ha dichiarato più volte che le telefonate di Facchetti sono quanto meno imbarazzanti: un giornalista vecchio stampo che individua nell'enorme flusso di denaro nel mondo del calcio un elemento di rottura e di possibile corruzione. La teoria di Blatter che spinge ad un sistema arbitrale iperprofessionistico non gli piace, e l'ha dichiarato. Dopo Beccantini ha preso la parola Paolo Casarin, ex arbitro ed ex designatore. Casarin ha voluto mettere in chiaro il fatto che a suo dire gli arbitri sono gente perbene e che sono l'anello debole di tutto il sistema. Al moderatore che gli chiedeva lumi sulla sudditanza psicologica degli arbitri verso la Juventus, che a lui tifoso granata appariva evidente, ha risposto che nei molti derby della Mole che aveva arbitrato le pressioni maggiori non le aveva certamente subite dalla Juventus.
E Fabio Monti, vi chiederete, ha parlato? E cos'ha detto?
Ha parlato giusto per giustificare la sua presenza, appena tre minuti di intervento, in cui s'è detto sconcertato dai suoi colleghi che scrivono articoli su Calciopoli che scagionano Moggi, "come se vivevano sulla Luna", ha detto. Sarà, noi che l'abbiamo sentito testimoniare al processo di Napoli ci chiediamo tutta questa sicumera da cosa la ricavi, visto che null'altro che voci di corridoio ha saputo riportare in quel contesto. Ma non s'è lasciato scappare l'occasione per tacciare i tifosi juventini presenti di essere dei tifosi di Moggi. Come se sostenere che Moggi non è il mostro che lui e i suoi colleghi della rosea han voluto dipingere sia un attentato di lesa maestà. Oltre a questo non ha detto nulla. "E di Nucini?", gli abbiamo chiesto, ed è stato come staccare la spina ad un frullatore elettrico: s'è subito ammutolito. E' infine intervenuta la giornalista Emanuela Audisio, che s'è detta favorevole ad un intervento tecnologico in campo per aiutare gli arbitri ed evitare errori e polemiche: tecnologia ormai inevitabile, anche se la Fifa sembra vivere in un'epoca medievale e non pare accorgersene.

V'è stata infine la possibilità di interventi da parte dei presenti. E noi di Ju29ro.com presenti in sala abbiamo colto l'occasione per segnalare a Panunzi che tutte le sim sono intercettabili, che le intercettazioni nascoste svelano un'altra verità ignorata dai giornali, e che è quantomeno significativo dello stato di salute dell'informazione in Italia il fatto che debbano essere dei tifosi a raccontare i fatti del processo di Napoli ignorato volutamente dai media. Infine, l'occasione era troppo ghiotta per farcela sfuggire: a Monti abbiamo detto che noi non abbiamo dimenticato il fatto che lui è stato uno di quelli che ha consegnato la targa a Magath.
Perché noi certamente non vivevamo, e non viviamo, sulla Luna come, invece, ritiene Monti.

Video (parte seconda il fase di montaggio):

Video - Parte prima
Video - Parte seconda