Eroi moderni

TravaglioSerata tra vecchi amici, quasi una rimpatriata. Si cena insieme, una chiacchiera tira l’altra e immancabilmente ci si cade. Poi, d’altronde, di questi tempi è facile. Intercettazioni nuove, radiazioni, prescrizioni, accuse, veleni. E tu ovviamente sei "l’amico di Moggi". Che giustamente, dopo aver sostenuto per 5 anni delle cosette, te ne vai a testa alta e quando incontri il caro amico (purtroppo interista) ti scappa un benevolo "Ciao prescritto". E di lì una slavina di: "Ma come fai a perderci tanto tempo?", "Non ti entra niente in tasca", e cose così. Ma pensi: "Cosa vuoi che ne sappiano loro…". D’altronde è vero, Farsopoli la possiamo capire solo noi gobbi. Però la frase che ti colpisce di più è: "Ho letto il Fatto Quotidiano stamane, hai letto cosa ha scritto Travaglio?". In quel momento ti ingolfi, scatta un qualcosa, un impeto di rabbia e violenza. Ma come diceva quell’immenso "profeta" italiano "Non c’è una forma di violenza in me che non sia intellettuale". L’avevo letto l’articolo di Travaglio in questione, ma questa volta non volevo occuparmene. Un po’ perché ci ho scritto abbastanza in passato e un po’ perché dando troppo importanza a certi personaggi si finisce involontariamente per legittimare ciò che hanno l’ardire di sostenere. E che ripetono pedissequamente da anni: di conseguenza dopo un po’ ti stanchi di ripetere le stesse cose. Ma il fatto che a dirmelo sia stata una persona che io stimo e rispetto, la cui onestà intellettuale non mi sognerei per nulla al mondo di mettere in discussione, mi ha fatto molto riflettere. Poi, ovviamente, ti rendi conto che non è molto informato (non per colpa sua) ed è accecato dal tifo, al di là del profondo affetto che ti lega a lui. Inevitabilmente capisci quanto il potere mediatico possa entrare prepotentemente nelle teste della gente, anche la più giusta, fino a stravolgere la realtà. La vivi, certa "informazione", la senti sulla pelle.
E così veniamo a “Pallonari e pallisti” del 6 luglio 2011, ovviamente sul Fatto Quotidiano. Solite inesattezze di uno che non conosce (nell’ipotesi più benevola) gli atti dibattimentali.

«Palazzi equipara l’Inter agli altri club puniti per Calciopoli: Fiorentina, Lazio e Milan. Tutti tranne uno: la Juventus di Moggi e Giraudo, protagonista di fatti “di differente gravità, protrazione e invasività”, dunque fuori concorso e giustamente retrocessa in Serie B e privata di due scudetti. Però il pm sportivo ricorda che la sua tesi accusatoria contro Milan, Fiorentina, Lazio e ora Inter è già stata sconfessata dalla Corte federale, secondo cui non basta telefonare ai designatori per commettere illecito: occorre che le pressioni arrivino agli arbitri e li condizionino. La qual cosa Palazzi non è riuscito a provare per nessun club, eccetto la Juve».
A livello di richieste Palazzi equipara l’Inter a tutti, poiché richiese l’articolo 6 per tutte nel 2006. E sul secondo punto che cosa dovrebbe scrivere Palazzi? Che la cupola non esiste? Lo avrebbe dovuto dire e far capire nell’occasione delle radiazioni, non infischiandosene di anni di dibattimento a Napoli che dicono tutta un’altra cosa. Non smentisce se stesso Palazzi. E le pressioni arrivate agli arbitri furono così provate per la Juve che Sandulli si dovette inventare un illecito ad hoc perché aveva solo articoli 1 per le mani in un campionato giudicato da lui stesso" regolare" nella sentenza. Illecito aggiunto nel 2007 nel codice e che forse fu la violazione giuridica più grave: prima i processi, poi le regole. Ma figurati se Travaglio si va a leggere per bene le sentenze sportive.

«Dunque è verosimile che, anche se l’Inter rinunciasse alla prescrizione, verrebbe assolta o privata di qualche punto».
E poi dicono che i processi non li fanno sui giornali. Dove sta scritto? Che ne sa Travaglio di come un eventuale tribunale sportivo avrebbe giudicato quelle violazioni?

«Così potrà finalmente difendersi nel processo sportivo (penalmente, gli inquirenti napoletani hanno già ritenuto che non c’è nulla di rilevante)».
Ma se Travaglio leggesse Tuttosport come ogni juventino che si rispetti (non dico Ju29ro.com, per carità), saprebbe che il collega dell'assessore, il PM Beatrice, ha dichiarato pubblicamente che loro quelle telefonate non le conoscevano proprio. Altro che irrilevante. Ma, appunto, queste sono cose che sanno gli juventini, che possiamo pretendere?. Però sarebbe cosa gradita che uno che da 5 anni va sbandierando la correttezza di quei processi vergognosi per lo meno li conoscesse. O dobbiamo credere che quell’archivio leggendario che contiene "tutte le carte" di Travaglio (e di cui parlò anche Montanelli) abbia anch’esso (come la conoscenza di taluni processi del suo padrone) dei buchi paurosi? E come ciliegina come poteva mancare l’analogia con la prescrizione del processo doping alla Juventus? Peccato che quella prescrizione si riferisse all’abuso di farmaci leciti, mentre per l’accusa di EPO (il vero doping) la Juventus sia stata sempre assolta e mai un giocatore sia stato trovato positivo a sostanza vietata.
Il punto vero però è un altro. Non mi sono mai piaciuti quelli che davanti ad un complimento del tipo "sei un monumento vivente alla libertà d’informazione" non dicono: "Ragazzi, pensiamoci un momento". Uno che ogni 3 per 2 si nasconde dietro alla libertà di informazione, al senso civico, al ”servire lo stato” alla giustizia e alla legalità. Uno che promuove e fa interventi alle manifestazioni per la libertà d’informazione e poi cita documenti non menzionando che due pagine prima lo stesso documento sostiene l’esatto contrario di ciò che lui vuole dimostrare. Uno che abolirebbe perfino un grado di giudizio nei processi scadendo nel giustizialismo stile rivoluzione francese (e poi si permette di chiamare gli altri "indefessi Robespierre"). E fa inevitabilmente il gioco delle potentissime lobbies che questa farsa l’hanno orchestrata e che ogni giorno tengono per le palle milioni di persone calpestando quel "senso civico" di cui lui si fa paladino. Non mi piacciono gli eroi designati. I veri eroi sono modesti e umili e quando sbagliano lo ammettono. Così va a finire che tanta gente (e non è il caso del mio amico interista) per la smania di anticonformismo segua alla lettera "quelli scomodi" invece che pensare con la propria testa. Dimostrandosi così doppiamente conformista. E’ una piaga che da decenni esiste in Italia e a tutti i livelli. Ma questi signori continuano a pontificare amabilmente dai loro piedistalli televisivi a dispetto di fatti e di processi. Fateci un solo favore: smettetela di definirvi juventini.