La Calciopoli infinita


crosettiQuando una reazione è scomposta, di solito si ha la percezione, giusta o sbagliata che sia, di aver colpito un nervo scoperto. Le perplessità espresse da Antonio Conte in modo molto lucido, al termine della partita pareggiata mercoledì a Parma, su un possibile atteggiamento arbitrale persistentemente e fastidiosamente poco sereno nei confronti della Juve e condizionato anche e soprattutto da giornali e tv, hanno avuto l'effetto di creare un vespaio di polemiche indifferenziate sui media con attacchi e colpi bassi sferratigli persino da suoi colleghi (e per ovvi motivi non mi riferisco a Mister Zeman) e da altre, le più svariate, categorie di addetti ai lavori. La caciara cui abbiamo assistito in questi giorni attorno a questo argomento cozza invece con l'estrema serenità con cui Conte ha ribadito gli stessi concetti nella conferenza stampa prima della partita casalinga contro il Catania, ripetendo gli aspetti di rilievo a coloro che non li hanno voluti, potuti o saputi cogliere.

A margine di tutto ciò, di nuovo, il giornalista de La Repubblica, Maurizio Crosetti. Il suo articolo dal titolo "Calciopoli infinita", così intriso di sarcasmo e pieno di offese gratuite per chi legittimamente rivendica le proprie ragioni, riassume molto bene il clima di odio diffuso nei confronti della società bianconera e dei suoi tifosi. E con l'immancabile invito a "guardare avanti". Esercizio sterile, anzi, un bel 'sticazzi, sintesi perfetta del pensiero juventinovero sulla questione. Il sig. Crosetti forse conosce la famosa legge della strada che recita: "Se vuoi picchiare qualcuno, assicurati di colpirlo per bene, meglio ancora se lo stronchi del tutto. Altrimenti ti toccherà vivere nell'incertezza e nel timore che un giorno, quando meno te l'aspetti, questo si presenti da te per chiederti il conto". Nel 2006 l'occasione di uccidere la Juventus c'era: presa alle spalle e massacrata di botte. Purtroppo per chi ha commesso l'agguato, non è morta. Dopo anni di convalescenza ora sta tornando a dettare legge sul campo e batte i pugni sul tavolo per essere trattata con il dovuto rispetto. E ha dimostrato di non aver più paura del proprio passato. La sindrome di Stoccolma (manifestata tramite la politica dello Smile, del chiediamo scusa al calcio italiano, dell'ispirazione ai valori di Facchetti, etc.) se l'è messa alle spalle da un po'. Possiede invece una bella casa dove ritirarsi e proteggersi dagli attacchi ed è guidata da condottieri combattivi che traspirano juventinità da ogni poro. La Vecchia Signora abituata per tradizione alle armi nobili e alle disfide leali si è dovuta misurare con la strada e ne sta imparando le leggi. E mo' son fatti vostri.