La vera storia di come nacquero i Piangina d'Italia - Seconda parte

piagnoniDunque, almeno dal 1961 gli interisti iniziarono ad essere i piangina che conosciamo. Nella puntata precedente abbiam visto come Juve-Inter del 16 aprile di quell'anno fosse stata sospesa su richiesta degli ospiti per la presenza di molti spettatori a bordo campo e di come la Commissione Giudicante della Federazione avesse assegnato nei giorni successivi la vittoria a tavolino all'Inter. Abbiamo visto anche come la motivazione contenesse un'errata applicazione del regolamento, e infatti....

LA CAF ANNULLA IL TAVOLINO E DECRETA LA RIPETIZIONE:

Nel giugno di quell'anno, proprio prima dell'ultima giornata di campionato, la Commissione d'Appello Federale annullò il verdetto di primo grado. La motivazione, di cui vi riproponiamo i passaggi principali, come li presenta Giorgio Nani, a pag. 13 de 'La Stampa' del 4 giugno 1961 ("La partita Juventus-Inter verrà ripetuta: ai bianconeri una multa di quattro milioni"), è da far risalire proprio a quell'errata applicazione:

"«La Commissione d'appello federale, avendo preso in esame, nelle sedute del 27 maggio ed in quella odierna, il reclamo del F. C. Juventus avverso la delibera della commissione giudicante della Lega nazionale professionisti, che assegnava la gara Juventus-Inter per violazione degli art. 16 R. O. e 8 R. G. all'Internazionale per 2-0, ha deliberato di accogliere parzialmente il reclamo della Juventus, di annullare la delibera della commissione giudicante, e disporre per la ripetizione della gara interrotta il 16 aprile. La commissione ha inflitto inoltre al F.C. Juventus l'ammenda di lire 4 milioni».
Nelle motivazioni della sentenza, la Caf osserva preliminarmente che «il mancato consenso della squadra ospitata alla prosecuzione d'una gara in situazione sia pure anomala non può dare luogo a responsabilità oggettiva per colpa presùnta della società ospitante».
A proposito dell'affollamento eccezionale, «che non potè essere frenato e disciplinato dalle forze di servizio preposte al mantenimento dell'ordine pubblico dalle autorità competenti», la Caf ha stabilito valida, ai fini della decisione sulla contestazione insorta avanti ad organi di giustizia federale per fatti inerenti a manifestazione sportiva, la capienza dello stadio determinata dalla Figc in base al verbale di collaudo del 30 marzo 1950: 75 mila persone. Ritenuta valida tale capienza, « superflua diventa ogni indagine relativa al numero del biglietti venduti, del biglietti omaggio, delle tessere omaggio ecc., essendo pacifico, anche per ammissione dell'Inter, che comunque il numero complessivo non raggiungerebbe la cifra di 75 mila ». La Caf comunque ha osservato che « la vendita dì biglietti in misura superiore a quella determinata dalla commissione di vigilanza della prefettura di Torino (che avrebbe stabilito la capienza dello stadio in 67.300 persone) fu quanto meno inopportuna e contrarla alle norme di comune prudenza». In applicazione però del regolamento organico la responsabilità delle società per il mantenimento dell'ordine pubblico è stabilito «sui campi di gioco», perché l'ordine pubblico fuori dei campi di gioco è sottoposto ai compiti di tutela e di disciplina delle autorità civili.
I giudici di appello hanno inoltre definito non esatto quanto affermato dai rappresentanti dell'Inter in ordine al mancato consenso, che sarebbe stato manifestato dopo la decisione dell'arbitro di sospendere definitivamente la gara. «Risulta invece fin dal primo rapporto arbitrale che, preso atto che il capitano del l'Internazionale non intendeva continuare la gara col pubblica presente ai bordi del campo (dichiarazione fattami, — dice l'arbitro, — alla presenza dei due ' guardialinee), alle ore 17,15 fu deciso di non far proseguire l'incontro. A ciò si aggiunga che l'arbitro, nella sua relazione supplementare, ha confermato che la situazione era tale che egli avrebbe anche potuto dare il segnale di prosecuzione, solo se il capitano dell'Internazionale avesse dato il proprio consenso. E' chiaro quindi — concludono i giudici — che la Juventus non può essere ritenuta responsabile della situazione che impedì la continuazione della gara».
Comunque la sentenza fa risalire «la situazione di fatto venutasi a creare sul campo, quanto meno in parte all'operato della Juventus, che avrebbe dovuto mantenere il servizio di controllo agli ingressi durante tutta la durata della gara, anche se con previsione di scarso risultato». Di conseguenza invece di applicare l'art 8 del regolamento di giustizia federale (come aveva fatto la commissione della Lega), la Caf ha ritenuto di applicare la norma dell'art. 6, comminando alla Juventus la sanzione dell'ammenda «nella misura che si reputa adeguata in lire 4 milioni»".

Queste le parole dell'avvocato Chiusano (riportate sempre nel suddetto articolo), a commento della decisione: "L'interpretazione errata era venuta dalla commissione giudicante (primo grado, ndr), che aveva fatto assurgere a fatto impeditivo non la circostanza dell'invasione pacifica di campo ma in definitiva la mancanza di consenso da parte della squadra ospite a proseguire il giuoco"

Non fa una grinza. Rileggiamo ancora la sentenza di primo grado: "ritenuto che il mancato consenso della squadra del F. C. Internazionale a proseguire la gara rende operante, per effetto della responsabilità oggettiva del F. C. Juventus, la norma di cui all'art. 8 lettera B del regolamento di Giustizia, che prevede la punizione sportiva per la società responsabile di fatti o situazioni che abbiano impedito la regolare effettuazione di una gara, delibera di assegnare gara vinta al F. C. Internazionale con il punteggio: F. C. Juventus 0 - F. C. Internazionale 2".

IL "CLAMOROSO AL CIBALI" E IL FALSO MITO DELLA SCONFITTA CONDIZIONATA

Come è noto, la decisione della CAF di ripetere la partita risale al giorno prima dell'ultima giornata di campionato (Catania-Inter e Bari-Juventus), e anche questo fatto entrò nella mitologia piangina come un segno del presunto sopruso consumato ai loro danni, condizionandone il morale in vista della partita. Infatti, il Catania batte 2-0 l'Inter, la Juve pareggia col Bari e vince così lo scudetto, indipendentemente da quello che sarà il risultato della ripetizione di Juventus-Inter.

Questo dice allora Guarneri dell'Inter:
"Il verdetto della Caf, che ci faceva scivolare a due punti dalla Juve, lo apprendemmo a Catania - riferisce ancora Guarneri - dove andammo in campo col morale sotto i tacchetti e perdemmo per 2-0. Ci sentivamo presi in giro»" ("Boniperti e quel 9-1 all'Inter: «Fu Sivori a voler infierire»", di Mario Gherarducci, pag. 47 del 'Corriere della Sera' del 25 ottobre 2001).

"Il morale sotto i tacchetti". Benissimo. Ma vogliamo dire pure che in seguito alla partita vinta (ingiustamente) a tavolino il morale dell'Inter fu altissimo?
L'Inter si era presentata infatti a Torino il 16 aprile 1961 con questa serie di risultati consecutivi:

Lecco-Inter 2-1
Inter-Padova 1-2
Milan-Inter 2-1
Sampdoria-Inter 4-2
Inter-Bologna 0-0


Un magrissimo bottino, insomma (un solo punto in 5 partite). Dopo la vittoria a tavolino invece questi furono i risultati:

Spal-Inter 1-3
Inter-Torino 1-1
Inter-Fiorentina 2-2
Roma-Inter 0-2
Inter-Napoli 3-0


La Juventus, invece, che si presentava alla sfida del 16 aprile dopo 4 vittorie consecutive, perdeva proprio la gara successiva (morale sotto i tacchi?), Sampdoria-Juventus (3-2), per poi riprendersi ed inanellare 3 vittorie ed una sconfitta.
In realtà va detto che nel 1960/1961 la Sampdoria in casa era ancora imbattuta. Così come va detto che il Catania in casa quell'anno perse soltanto contro la Juventus.
Ma su Catania-Inter, come riporta la Gazzetta dello Sport, c'è un precedente che senz'altro ha accresciuto la voglia di rivalsa degli etnei:

«Il Catania, neo promosso in A, è la rivelazione del campionato (1960/1961, ndr). Alla penultima di andata è secondo a due punti dall’Inter, che dovrà affrontare a San Siro. Il Catania ne prende cinque, quattro sono autoreti. Helenio Herrera dichiara a fine partita: "Abbiamo battuto una squadra di postelegrafonici". E il Catania se la lega al dito. Ricorda Memo Prenna, centrocampista e leader della squadra : "Per come avevamo giocato forse aveva pure ragione, quattro autoreti sono un po’ troppe. Ma ci siamo guardati in faccia promettendoci vendetta". Aggiunge Amilcare Ferretti, mediano che giocò poi nella Fiorentina e nel Torino: "Herrera involontariamente ci diede una carica enorme. Dopo il 5-0 di San Siro abbiamo battuto il Milan per 4-3. Raccontano che Herrera abbia detto all’interista Bicicli; ti mando a giocare con i postelegrafonici". E Mario Castellazzi, autore del primo gol: "Eravamo un gruppo unito, Prenna era un vero capitano anche fuori dal campo. Ci invitava a casa sua, eravamo decisi a vendicarci".
FATE I BRAVI - Giorgio Michelotti, terzino, rivela un particolare: "Qualche giorno prima della partita vennero i dirigenti ad offrirci un premio doppio se avessimo lasciato vincere l’Inter. Ci alzammo tutti in piedi: 'No, ci dispiace. Ce la giochiamo'. E giocammo alla morte". "Quella partita – aggiunge il portiere Gaspari – l’abbiamo preparata noi giocatori. Abbiamo mandato tutti fuori, Di Bella, i dirigenti, ci tenevamo troppo". "E comunque quel Catania poteva vincere con chiunque", ricorda il centravanti argentino Salvador Calvanese, che è ritornato nel 1974 nella sua Buenos Aires e che abbiamo rintracciato in vacanza a Bariloche.
LA PARTITA - "La palla loro l’hanno vista poco – dice Ferretti – Mi hanno detto che in tribuna c’era anche Suarez che l’Inter aveva acquistato per la stagione successiva. Mi sono divertito tanto, il Cibali era un inferno per gli avversari, quell’anno riuscì a vincere solo la Juve". E il fondo campo catanese non era il massimo. Nelle note di quella partita la Gazzetta scrive: "Terreno con qualche vago presentimento d’erba".
Non può dimenticarla nemmeno Alvaro Biagini, centrocampista: "Mi sono sposato tre giorni dopo. Ricordo un torello fatto da me, Calvanese e Ferretti con Facchetti frastornato tra gli olè del pubblico. Conservo una foto di Gaspari portato in trionfo dai tifosi catanesi".
E Prenna: "I nostri tifosi intonarono un ironico Herrera cha cha cha. E quando Calvanese capitava vicino alla panchina dell’Inter, stoppava la palla col sedere sotto gli occhi del mago". Michelotti: "Facchetti era così confuso da sbagliare spogliatoio a fine partita".
Gaspari dopo la partita andò a salutare i giocatori dell’Inter nel loro albergo. "Avevo giocato a Livorno con Picchi e Balleri. Erano amareggiati. Balleri si era fatto pure espellere. Mi dissero: ci avete rovinato". La Juve, pareggiando in casa col Bari, vinse lo scudetto. A quel punto la ripetizione della partita diventava ininfluente. Il 9 giugno l’Inter mandò in campo per protesta una squadra di ragazzini. Finì 9-1 per la Juventus, con sei gol di Sivori, che però non riuscì a vincere la classifica dei marcatori. Il gol per l’Inter venne segnato dal debuttante Sandro Mazzola. Fu anche l’ultima partita di Boniperti
CHE GOL - Il primo fu di Castellazzi: "Me lo ricordo benissimo, respinta della difesa dell’Inter, stop di petto e tiro a volo all’incrocio, Me ne annullarono un altro, presi una traversa. Poteva finire anche 4-0"».

La Gazzetta dello Sport, come sappiamo, è sempre stata molto imparziale ed equidistante a proposito delle polemiche fra Inter e Juve. Ad esempio, leggendo questo articolo di pochi anni fa, saltano all'occhio due cose:

1) Il seguente passaggio: ("La partita si era giocata in campionato il 16 aprile ma era stata sospesa dall’arbitro Gambarotta perché oltre cinquemila spettatori che non avevano trovato posto sugli spalti si erano piazzati a bordo campo. Decisione della disciplinare: 0-2 per l’Inter. La Juve non ci sta, presenta ricorso (Umberto Agnelli è presidente della Juventus e della Figc)", nel quale si insinuano dubbi sulla genuinità della decisione della CAF, ricordando che Agnelli era presidente della Juve e contemporaneamente della FIGC. Ed il messaggio arriva forte e chiaro, basta leggere il primo commento all'articolo: "Nel 1961 era presidente della Juve e della FIGC Umberto Agnelli... ogni commento è superfluo. Da allora sino al 2006 sappiamo come è andata...."

2) Il particolare rivelato da Giorgio Michelotti, terzino del Catania: "Qualche giorno prima della partita vennero i dirigenti ad offrirci un premio doppio se avessimo lasciato vincere l’Inter. Ci alzammo tutti in piedi: 'No, ci dispiace. Ce la giochiamo'. E giocammo alla morte".

INTER-JUVE L'ANNO DOPO: STAVOLTA IL DOPING:

Eh, sì, perché in quegli anni le colombelle interiste, vittime dei soprusi del potente Agnelli, non disdegnavano a ricorrere ad altri mezzi diciamo discutibili a livello sportivo.
Guardate un po' cosa successe in occasione di Inter-Juve dell'anno dopo, giocato a S. Siro:

09.04.1962:

"Il Comitato di presidenza della Lega nazionale ha trasmesso alla Commissione giudicante le risultanze del primi sessantun controlli effettuati complessivamente nei giorni 12 e 25 febbraio in ordine alle disposizioni che vietano l'uso di amine psicotoniche (amfetamine, ndr). Tali risultanze, ricevute dalla commissione medica nominata a suo tempo sono corredate dal relativi certificati del laboratorio analisi mediche dell'ospedale di Santa Maria Novella e dell'Istituto e cllnica tossicologica dell'università di Firenze. I risultati accertati sono stati questi: positività rilevante: Bicicli, Guarnieri e Zaglio (Internazionale); positività media: Capra e Fogli (Bologna) e Sormani (Mantova); positività piccola: Janich (Bologna) e Pini (Mantova)." ('La Stampa', del 9 aprile 1962, pag. 6)

20.04.1962:
"Il controllo antidoping effettuato il 25 febbraio (quello precedente del 12 febbraio era stato negativo per tutti e trenta i giocatori convocati per sorteggio, tra cui i nerazzurri Bicicli, Bolchi e Picchi) aveva permesso quindi di accertare che per la partita Internazionale-Juventus (2-2) disputata allo stadio di S. Siro i tre giocatori nerazzurri sottoposti a prelievo (Bicicli, Guarneri e Zaglio) avevano fatto ricorso a sostanze contenenti amine psicotoniche, violando cosi la disposizione emanata il 2 febbraio dal consiglio direttivo della lega nazionale, mentre per i tre giocatori juventini prescelti (Bercellino, Nicolè e Sarti) tutte le analisi effettuate diedero esito negativo". ("Domani la sentenza" di Leo Cattini, pag. 9 de 'La Stampa' del 20 aprile 1962)

Nota: nella gara Inter-Juve i tre dopati furono titolari, e Bicicli fu l'autore del gol del momentaneo vantaggio dell'Inter.

22.04.1962:

"La Commissione giudicante ha emesso oggi sentenza per i primi otto giocatori accusati di «doping». Due giornate di squalifica (di cui 1 già scontata), più 150 mila lire di ammenda ciascuno a Bicicli, Guarneri e Zaglio dell'Internazionale. Una giornata di squalifica (già scontata) a Fini (Mantova). Nessuna punizione, per dubbio sulla responsabilità a Capra, Fogli e Janich (Bologna) e Sormani (Mantova)."[...] Tornando al verdetto emesso questa sera dalla Commissione giudicante (primo in Italia e forse anche nel mondo per l'uso di eccitanti da parte di calciatori) esso rileva tra l'altro che: «L'esistenza di amfetamina nei prelievi dei giocatori Bicicli, Guarneri e Zaglio (Inter) è stata constatata in misura rilevante e con esito conforme in tutti gli esami di laboratorio. La posizione del giocatore Zaglio, il quale avrebbe ingerito farmaci contenenti amine psicotoniche per attenersi alla prescrizione di un medico di sua fiducia, rivolta ad assecondare gli effetti di un particolare regime dietetico, non può determinare attenuazione della sua responsabilità rispetto a quella dei compagni di squadra, posto che lo stesso giocatore, venendo meno all'obbligo di osservare precise disposizioni, si sarebbe altresì sottratto al controllo che la società avrebbe dovuto esercitare attraverso il proprio servizio sanitario» ("Nella prima sentenza per il doping calcio lievi squalifiche a 4 giocatori; assolti gli altri", di Leo Cattini, pag. 4 de 'La Stampa' del 22 aprile 1962).

E ci aggiungiamo questo, tratto da "Doping e dintorni, Zaglio, Guarneri e Bicicli: il caso doping del 1962":
E’ Franco Zaglio a raccontarlo, tanti anni dopo.
Beccarono i tre cremonesi: Guarneri, Bicicli e il sottoscritto. Nell’imminenza della partita che pareggiammo 2-2 contro la Juve (25 febbraio 1962) i nostri dirigenti vennero a sapere che a fine gara ci sarebbe stato il controllo antidoping. Il segretario corse negli spogliatoi e raccomandò di non prendere niente. Un’insinuazione strana: come se noi giocatori prendessimo iniziative personali! Voglio precisare che fino a quando sono rimasto io, cioè fino al 1964, nessuno di noi ha mai preso niente per propria scelta: certe cose, caso mai, ce le mettevano altri nel caffè.“

Non vi ricorda nulla? A me ricorda ad esempio Inter-Juve dell'anno di Farsopoli: proprio nel 2004-05, l'anno del campionato che secondo i giudici sportivi la Juve avrebbe truccato (ma, come abbiam visto dalle motivazioni del processo di Napoli, ciò è falso e i teoremi assunti acriticamente dalla giustizia sportiva erano frutto di indagini indirizzate), dalle intercettazioni sfuggite abbiamo scoperto che per la sfida Inter-Juventus le uniche telefonate "scottanti" avvennero tra l'allora Presidente interista Facchetti e i designatori Bergamo e Mazzei; e inoltre nientemeno che il presidente dalla Figc, Carraro, chiamò Bergamo per dettargli la linea che l'arbitraggio avrebbe dovuto tenere: "nel dubbio, pensare all'Inter..."


Vedi anche: La vera storia di come nacquero i Piangina d'Italia - parte prima

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Grazie ad Antonio Izzo per le ricerche d'archivio.