Il corriere dell'accusa

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Il 'Corriere della sera' pubblica sul suo sito il video del famoso sorteggio “attenzionato” dai carabinieri di via In Selci agli ordini di Auricchio. Video non del tutto inedito, come segnalato dal 'Corriere', e già parzialmente visto su molte reti televisive locali che si occupano di calcio. E nel video le immagini sono illustrate dalle parole della giornalista del 'Corriere' Amalia De Simone, ribadite e corroborate in un breve pezzo di accompagnamento firmato da Fulvio Bufi. Nell'inchiesta, come pomposamente è definita, viene riportato quanto scritto dal PM Capuano nell'appello contro la sentenza di primo grado del processo Calciopoli. E la De Simone legge quanto scritto da Capuano per contestare la stroncatura della tesi del sorteggio truccato contenuta nella sentenza emessa da parte del collegio giudicante di Napoli. Anzi la De Simone afferma, senza tema di smentita, che la sentenza è stata scritta dalla Casoria. Cosa verosimile ma non certa. Forse le fonti del 'Corriere', le stesse che evidentemente hanno passato il video del sorteggio, video che pare nemmeno il collegio giudicante sia stato in grado di vedere in camera di consiglio, hanno segnalato che le motivazioni sono opera del Presidente Casoria.

Ma il punto è un altro, sembra proprio che la De Simone ed il 'Corriere' facciano da megafono alle tesi di Capuano, che insiste a sostenere che il sorteggio fosse truccato; e questo famoso video ne sarebbe la prova. E, scrive Capuano nell'appello, la presenza del notaio non è affatto un elemento che certifica la correttezza del sorteggio, viste le numerose anomalie non verbalizzate dal notaio, che si limiterebbe a trascriverne e attestarne l'esito finale.
E a supporto di questa teoria, sbeffeggiata e ridicolizzata nelle motivazioni, viene riproposta nel video del 'Corriere', dopo le immagini del sorteggio, la testimonianza di Zamparini. testimonianza in cui Zamparini riferisce di un colloquio con Moggi, il quale, dopo le lamentele del presidente palermitano sugli arbitri, telefonerebbe a qualcuno e farebbe sorteggiare Rizzoli per la partita seguente del Palermo (allora in B). Questa l'inchiesta del 'Corriere'. Inchiesta (ma tutte di questo livello sono le “inchieste” del 'Corriere'?) che nulla aggiunge e nulla di nuovo dice. Anzi, omette di dire molte cose, che andavano dette, se lo scopo era quello di informare i lettori.

Non si dice che in quel sorteggio ad estrarre le palline degli arbitri era il giornalista Bianchi, che ha deposto in aula a Napoli e ha affermato che nulla di anomalo avvenne in quel sorteggio. Non si dice che da quel video vennero estrapolate dagli inquirenti alcune immagini montate ad arte per sostenere che fu il giornalista ad estrarre per primo la pallina con il nome dell'arbitro e che Pairetto solo dopo avrebbe estratto la pallina con la partita: il tutto per poter sostenere la tesi del sorteggio truccato. E soprattutto non si dice quali riscontri ci siano e che valore si possa dare alla testimonianza di Zamparini: nessuna. Prima di tutto perché Zamparini non sa collocare nel tempo il colloquio intervenuto con Moggi: e lo stesso Zamparini non escluse nemmeno che il sorteggio fosse già avvenuto prima del colloquio stesso. Ma poi, soprattutto, non si dice che quel sorteggio in cui fu designato Rizzoli venne realizzato a Roma alla presenza del solo Manfredi Martino (i designatori erano a Coverciano), il principale testimone dell'accusa. Il che vuol dire che, se quel sorteggio venne truccato, a truccarlo fu Manfredi Martino.

Ci chiediamo se queste dimenticanze siano solo conseguenza di una scarsa attenzione alle risultanze processuali, o se invece, più semplicemente, il 'Corriere' sia molto sensibile alle tesi dell'accusa. Del resto è comprensibile che in casa RCS ci si senta più vicini all'accusa che alle difese, visto che Galdi della 'Gazzetta dello sport' era il consigliere di Di Laroni e Monti del 'Corriere' ha testimoniato a Napoli come teste dell'accusa. Inoltre molti articoli sia della 'Gazzetta' che del 'Corriere' sono stati riportati nelle informative a supporto delle tesi accusatorie. Ed in fondo difendere l'accusa equivale a difendere quanto scritto da molti giornalisti di 'Corriere' e 'Gazzetta'. Ma sia chiaro che quella che il 'Corriere' definisce inchiesta altro non è se non la riproposizione di una tesi uscita a pezzi dall'aula di Napoli, ed il cui unico scopo è ricostruire una verità mediatica a spregio della verità processuale.