Si fa presto a dire fair play finanziario

Michel PlatiniNei commenti dei giornali nazionali (sportivi e non) sempre più spesso si "tira per la giacca" il fair play finanziario. Milan e Inter varano piani di contenimento? E' per rispettare - scrivono corrieri e gazzette - le nuove norme Uefa in tema di bilanci sostenibili. Gli sceicchi spendono invece centinaia di milioni? Non potrebbero, scrivono tutti, sono fuori dai parametri del fair play finanziario e rischiano di non poter fare le Coppe.

Si fa presto a dire fair play finanziario e a tirarlo di qua o di là, ma la situazione potrebbe essere molto diversa da come ce la raccontano, più complessa e interessante.

Diversa perché le difficoltà di Milan e Inter a noi sembrano da collegare principalmente al venir meno del (finto) mecenatismo alla milanese tanto celebrato da corrieri e gazzette: chiusa l'epoca della grasse cedole di Saras e Mediaset (e con la prospettiva che non possa ritornare per un bel po'), è successo semplicemente che gli amministratori dell'Inter si sono ritrovati "senza benzina" e quelli del Milan hanno dovuto fare i conti con Marina Berlusconi, preoccupata e gelosa del bilancio della casa-madre. Da lì il contenimento e i piani di rientro. C'è dell'altro, quindi, non solo il fair play finanziario. Ricordiamoci, anzi, che proprio Platini ha detto di aver raccolto l'appello di quelli come Moratti che erano "stufi" di rimetterci decine di milioni all'anno.

E' diversa anche con riferimento agli sceicchi. La filosofia racchiusa nella normativa del FPF è sì quella di un bilancio sostenibile, ma da raggiungersi gradualmente: l'obiettivo finale è il pareggio di bilancio (pena anche l'esclusione dalle competizioni Uefa, ma solo dal 2020); nel frattempo però i bilanci possono anche essere in passivo a condizione che lo stesso diminuisca con gli anni e intanto sia sanato con soldi veri e non con artifici contabili (come successo in Italia, tanto per capirci, con le plusvalenze creative nelle compravendite e per il marchio con le squadre milanesi dei mecenati Berlusconi e Moratti in prima linea).

Dicevamo di situazione più complessa di come appaia dalla lettura dei giornali. Questo perché le gerarchie nel calcio europeo potrebbero modificarsi ancor più di quanto non stia già succedendo, e dopo il 2017 potrebbe risultare difficile scalarle per chi ne sarà rimasto emarginato. Potrà apparire strano ma è più "razionale" il comportamento degli sceicchi che non quello di Milan e Inter. Ai possibili richiami dell'Uefa il Manchester City, per citare l'esempio più eclatante, potrà contrapporre (oltre ai soldi veri dei proprietari) la strategia di entrare nell'élite del calcio internazionale e di dilatare il fatturato, impegnandosi così per il pareggio di bilancio dal 2019-20. Milan e Inter, invece, devono sperare nei "parametri zero" e nel miraggio di potenziare la rosa chiudendo la campagna acquisti in attivo e riducendo il monte-ingaggi; con tutti i corollari del caso se speranze e miraggi risultassero vanificati.

Questa è la situazione e lo scenario, verosimilmente, diventerà ancora più complicato quando l'Uefa farà la prima verifica sui bilanci per le iscrizioni alle competizioni del 2014-15 e darà le prime indicazioni e i primi ammonimenti a quanti supereranno il deficit complessivo di 45 milioni (le società saranno tante e potrebbe esserci anche la Juve); è quindi interessante guardare alle prospettive ma, forzatamente, di breve periodo.

Sul quadrante internazionale risalta, allora, la stato di salute e affidabilità della Bundesliga: stadi in generale moderni e affollatissimi, bilanci in ordine e spesso in attivo, monte ingaggi, in proporzione agli altri campionati, più contenuto. Tutti elementi che convergono nell'indicare prospettive di consolidamento nel ranking internazionale a livello complessivo, con la possibilità che qualche altra società tedesca entri nelle classifiche delle top ten in Europa.

Intanto il Manchester United, alla ricerca di nuovi capitali, sta valutando la quotazione borsistica sui mercati extraeuropei e altri sceicchi potrebbero a breve investire nel calcio europeo; in Italia hanno presentato (o si apprestano a farlo) progetti di stadi nuovi società importanti come Inter, Napoli, Roma: segnali di novità per colpa/merito della normativa Uefa sui bilanci, ma da collegare anche al contesto sempre più commerciale e competitivo del calcio internazionale.

Se in tale contesto si guarda alla nostra serie A risalta subito che le prospettive di breve appaiono diversificate da società a società. Avremo modo sicuramente di tornare sull'argomento, ma intanto va rimarcata la situazione di vantaggio strategico della Juve rispetto alle milanesi. Nuovo stadio, nuovo sponsor e nuovi capitali hanno consentito alla società di mettere in atto una politica aggressiva e controcorrente nel panorama nazionale: investimenti, crescita di ricavi e spese, finanziamento di un programma triennale che ha come obiettivo la prima fascia in Europa.

Di fair play finanziario se ne parlerà ancora, e tanto; non ci meraviglieremmo se qualche Corriere o Gazzetta, continuando a parlarne a sproposito, facesse il doppio scoop che, mentre Milan e Inter stanno cercando di mettersi in riga con la normativa Uefa, la Juve rischia invece di non rispettarla alla prima scadenza del 2013.