Un tizio si offrì di farlo

MorattiLo scorso 13 giugno Tavaroli, durante un'udienza del processo Telecom in corso a Milano, ha ammesso che, oltre a De Santis, la “security” Telecom aveva spiato anche Moggi. “Se ne occupò Adamo Bove” precisa Tavaroli. E così in due udienze (6 e 13 giugno) Tavaroli conferma quanto già s'era appreso dagli atti del processo Telecom: l'Inter commissionò, per bocca di Moratti, indagini illecite a Tavaroli. Le dichiarazioni di Tavaroli, perentorie ed inequivoche, forniscono l'ultimo e decisivo elemento di congiunzione tra il dossier “Ladroni” e l'Inter. Dopo queste dichiarazioni l'Inter non ha rilasciato nessuna dichiarazione, né ufficiale né ufficiosa. Nemmeno il Presidente Moratti ha commentato le dichiarazioni di Tavaroli, né del resto nessun giornalista perennemente alla posta sotto gli uffici della Saras ha avuto l'ardire di chiedere un parere.
L'ultimo atto ufficiale in cui si possa riscontrare la posizione dell'Inter è la relazione difensiva in merito alla richiesta di danni di De Santis. Si sostiene in quel documento che l'Inter apprese dell'attività di spionaggio illegale ai danni di De Santis solo da notizie di stampa.
Ma in quel documento si dice anche che, qualora Facchetti avesse commissionato attività illecite di dossieraggio, tale mandato non può essere in alcun caso riferito all'Inter in quanto Giacinto era privo di deleghe a rappresentare la società verso l'esterno. Tavaroli, al contrario di quanto si legge in quest'atto difensivo, scagiona Facchetti ed afferma che il mandante era Moratti, Giacinto ne seguì in seguito gli aspetti operativi. Ma, ad adiuvandum della memoria del lettore, vogliamo ripercorrere le principali tappe della vicenda Telecom/Inter.

Maggio 2006
Gian Marco Chiocci sul Giornale scrive: "Spiato l’arbitro De Santis: dossier sulla sua vita privata"; nell'articolo si legge: "Si chiama «Op ladroni» il voluminoso rapporto riservato sulla giacchetta nera Massimo De Santis...", "...sospettano che a richiedere accertamenti sui legami fra Moggi, De Santis e Fabiani fosse stata proprio l’Inter".
Giugno 2006
il tenente dei carabinieri Piero Vincenti interroga Caterina Plateo dipendente Telecom e segretaria di Adamo Bove. Afferma la Plateo: "La documentazione che mi mostrate è relativa agli sviluppi del traffico in entrata e in uscita su utenze telefoniche intestate a Federazione gioco calcio, Ceniccola, Football Management, Juventus F.C., Gea World. Mi sono stati richiesti come al solito da Adamo Bove in data 11-2-2003 e dopo la mia elaborazione sono allo stesso stati consegnati. Non so che uso ne abbia fatto e la dicitura "pratica Como" era un promemoria solo a lui noto".
31 agosto 2006
Il patron dell'Inter Massimo Moratti, in un'intervista concessa a Claudio Sabelli Fioretti, ammette di aver commissionato un'indagine sul conto di De Santis. Sempre Moratti, in un'intervista con Beccantini de La Stampa (settembre 2006) ripete: "Ormai è un episodio di dominio pubblico. Le rispondo come risposi a Claudio Sabelli Fioretti: un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci delle informazioni. Risultato: zero su tutta la linea. E comunque, c’è un’inchiesta in corso. Meglio attendere gli esiti".
29 settembre 2006
Tavaroli, interrogato dai PM, riferisce che sul finire del 2002 incontrò Massimo Moratti e Giacinto Facchetti, con quest'ultimo che raccontò di essere stato avvicinato da un arbitro di Bergamo “che in più incontri” gli parlò del condizionamento delle partite attraverso un sistema che da Moggi portava all'arbitro De Santis
Il 1° ottobre 2006
Repubblica rende noto uno stralcio della deposizione di Tavaroli davanti ai PM di Milano: "Il dossier De Santis fu commissionato dall'Inter".
Ottobre 2006
Moratti viene interrogato dal capo ufficio indagini della FIGC Borrelli. Moratti dichiara a Borrelli: "L'affare Nucini e tutto quello che è venuto dopo li ha seguiti Giacinto"
22 giugno 2007
Palazzi archivia l'indagine in merito alle notizie di stampa su attività di spionaggio commissionate da dirigenti dell'Inter, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte.
26 maggio 2009
Nucini sentito a Napoli nel corso del processo Calciopoli dichiara che “qualcuno vicino alla società (Inter, ndr) ha consigliato che io andassi davanti al pm, la dottoressa Boccassini, a dire quanto avvenuto”. Aggiunge che venne contattato telefonicamente dalla segreteria della Boccassini, che l'oggetto dell'incontro pensava fossero alcuni articoli in merito ad ammonizioni pilotate, e che al dunque la pm “mi ha fatto delle domande specifiche... che erano le confidenze che nell'anno e mezzo io e Facchetti siamo venuti a conoscenza...”. Nucini confessa che non se l'è sentita di tradire Facchetti. Così alla Boccassini decide di non dire più niente: “Non ce l'ho fatta, ho trovato nella dottoressa Boccassini una delle donne più intelligenti, probabilmente aveva capito tutto. Non ha insistito, sono uscito dalla Procura e la cosa è finita lì”.
5 marzo 2010
Ghioni, responsabile del Tiger Team gruppo interno alla security Telecom, dichiara che non gli risulta che in Telecom facessero intercettazioni illecite, l'unico indizio in tal senso è il fatto che nell'ufficio di Bove la Guardia di Finanza aveva sequestrato un apparato RT6000, apparecchio simile a quello in dotazione alle Procure usato per registrare le intercettazioni telefoniche.
9 marzo 2010
Tronchetti Provera dichiara che “Moratti aveva chiesto immediatamente un aiuto alla Procura perché c'era un arbitro che raccontava di strane storie a Facchetti (…). La prima cosa che fece Massimo Moratti fu di andare dalla dottoressa Boccassini a raccontare questa vicenda. La Boccassini gli suggerì di far venire questo arbitro a denunciare la cosa”.
26 marzo 2010
Ghioni nella seconda trance del suo interrogatorio davanti al GUP Panasiti dichiara che l'Inter era considerata una società del gruppo Pirelli/Telecom che faceva capo a Tronchetti Provera ed in quanto tale veniva tutelata dalla security
28 maggio 2010
Il GUP Panasiti emette la sentenza sull'udienza preliminare del processo Telecom:
“Gli inquisiti (ndr i componenti del Tiger Team) non sono colpevoli di appropriazione indebita, non agirono come schegge impazzite, ma secondo direttive conosciute dal management”.
15 marzo 2011
Nucini, risentito a Napoli, dichiara che con la PM Boccassini di Milano “si parlò di calcio”.
2 novembre 2011
La dottoressa Plateo, segretaria di Adamo Bove, interrogata nel corso del processo Telecom, dichiara che le venne chiesto dal suo diretto superiore di monitorare i telefoni di Moggi, De Santis, della GEA e della FIGC (!).
6 giugno 2012
Tavaroli, nel corso del processo Telecom, dichiara che l'attività di dossieraggio su De Santis gli venne commissionata da Moratti e che Facchetti ne seguì gli aspetti operativi.
12 giugno 2012
L'avvocato Gallinelli, difensore di De Santis, rende noto di aver rintracciato, tra gli atti del processo Telecom, un documento da cui si evince che un PC di Tavaroli il 15 maggio 2005 venne inviato ai CC di Roma di via In Selci. A via In Selci ha sede la squadra “dei magnifici 12”, come li definì non senza enfasi Repubblica, proprio quella che, agli ordini di Auricchio, indagò, su mandato dei PM di Napoli Beatrice e Narducci, per istruire il processo su Calciopoli.
13 giugno 2012
Tavaroli, durante il controesame delle difese e delle parti civili, afferma che, oltre a De Santis, per la redazione del dossier Ladroni venne spiato anche Moggi; ma che operativamente se n'era occupato Adamo Bove.

Questa è in sintesi la cronistoria della vicenda Telecom/Inter.
Il dossier Ladroni venne realizzato tra la fine del 2002 ed i primi mesi del 2003. Furono controllati i tabulati telefonici degli spiati, le posizioni del casellario giudiziale, i conti bancari, i dati patrimoniali dei dossierati e dei loro familiari. Esistono agli atti del processo Telecom prove documentali che l'attività illecita nei primi giorni del 2003 era già in corso. Il che conferma le dichiarazioni dei testimoni Ghioni, Plateo e Tavaroli. La FIGC s'è occupata della vicenda nei primi mesi del 2007 prendendo spunto dalle notizie di stampa. La Gazzetta ha scritto che già nel marzo 2007 le carte di Milano giunsero alla Procura sportiva. L'avvocato Morescanti ha confermato questa dichiarazione della Gazzetta affermando che ad inizio 2007 Borrelli aveva già chiesto gli atti a Milano. Sembra quindi verosimile che Palazzi nei primi mesi del 2007 avesse in mano le dichiarazioni di Tavaroli rese ai PM di Milano il 29 settembre 2006. Ma le dichiarazioni di Tavaroli forse non sono bastate a Palazzi (che, cosa strana, adesso alle dichiarazioni senza riscontri di Carobbio sembra credere ciecamente) il quale, il 22 giugno, ha archiviato la pratica. E così la vicenda Telecom/Inter per Palazzi sembra chiusa. Tuttavia questo non mette al sicuro la FIGC: anzi, la gestione della vicenda Telecom/Inter, sotto l'aspetto delle implicazioni sportive, dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che la disparità di trattamento denunciata dalla Juventus è sotto gli occhi di tutti.