Adesso Palazzi suda, ma in prima Conte è fuori

PalazziNon siamo più nella situazione del maggio 2006, quando i tifosi juventini erano in balia delle notizie veicolate dai vari Palombo, Galdi, Mensurati e compagnia cantante. Nel web, con forum, siti e testate, è avvenuto qualcosa di nuovo da allora: l'informazione ce la andiamo a cercare, andiamo a farla in diretta dove si celebrano i processi, la riportiamo sui social network, la riproduciamo in video che non possono mentire e raccontano come sono andate davvero le udienze.
Anche il fortino federale degli Abete&Palazzi, e delle varie commissioni che giudicano, deve tener conto di questa nuova realtà.
Non è più come prima, quando la gente poteva attingere l'informazione solo da certe fonti. Certo queste ultime hanno ancora un numero molto importante di lettori e telespettarori, ma non possono più garantire la completa "copertura" delle notizie scomode.

Sabato 4 agosto abbiamo curato la diretta su Twitter, curata da Massimiliano Gullace, dalla sala stampa dove venivano rimandate in diretta le riprese televisive del processo "scommessopoli". Sui principali forum juventini e sui social network migliaia di persone hanno potuto sapere in diretta la verità.
Ma chi non ha potuto o voluto seguire la giornata del processo, cosa ha visto la mattina dopo sui titoli dei giornali? Poco su quelli sportivi, nulla sugli altri. Eppure è stata una giornata "rilevante", come ammettono negli articoli all'interno. Le prime pagine a Conte, Bonucci e Pepe le avevano riservate solo prima e solo con titoli colpevolisti. E' stata accertata, da studi in materia, l'importanza che ha un titolo nella scala del ricordo e sull'immaginazione della gente. Ma c'è di più. Il giorno dopo che Palazzi va al tappeto non può che lasciare sbigottiti quanti hanno seguito la cronaca della giornata del processo la prima pagina del Corriere dello Sport, con un cubitale: "CONTE è già fuori". Ma andiamo con ordine esaminando le prime pagine dei giornali sportivi:

Gazzetta dello Sport, di spalla: "Bonucci e Pepe niente accordo in extremis. Anche Belmonte e Masiello volevano patteggiare e proprio quest'ultimo ha fatto saltare l'intesa. Parola ora alla Disciplinare".
A leggerlo in edicola, senza aver seguito la diretta del processo, si ricava l'impressione che a volere il patteggiamento fossero più i giocatori che Palazzi.

Tuttosport, in basso: "Bonucci e Pepe: no a 3 mesi di stop. Battaglia tra Palazzi e i bianconeri che rifiutano il patteggiamento.
Va già meglio.

Corriere dello Sport, cubitale al centro: "CONTE è già fuori", poi in un riquadro: "Bonucci e Pepe nessuno patteggia. Svaniscono le trattative: i due juventini a giudizio. Di Vaio si sfoga: "Solo dubbi, voglio certezze".
Quella del Corriere è quasi un'anticipazione di sentenza. Le cose sono andate diversamente al processo, ma la verità è all'interno dei giornali, incluso il Corriere dello Sport. Resistono pochi giapponesi con i loro quadri a tinte fosche, ma li abbiamo misurati da tempo. Palazzi ringrazia: almeno nei titoli sulle prime pagine la sua débâcle viene taciuta dalla stampa che per mesi lo ha sollecitato a deferire comunque gli juventini, anche quando le prove apparivano davvero inconsistenti. Negli articoli delle pagine interne le cose cambiano ed emerge la verità, che non trova spazio in prima pagina.

Alberto Abbate, che fino ad ieri aveva scritto articoli non certo teneri nei confronti degli juventini, e molto benevoli nei confronti delle fragili accuse di Palazzi, titola "Bonucci e Pepe vanno a giudizio. Palazzi li rincorre, ma loro non ammettono la 'colpa'. Sfuma la possibilità di patteggiamento" ed inizia il suo articolo così: "E adesso è Palazzi che suda. Ore 16.45, il Procuratore Federale si alza in aula e, paonazzo, interrompe il processo. Non era mai successo: «Abbiamo bisogno di parlare un altro quarto d’ora con il legale di Bonucci» . L’avvocato Bianchi aveva appena finito la sua pungente arringa difensiva, aveva deciso di andare a giudizio col suo assistito, dopo un’intera giornata di tentativi di patteggiamento, solo dopo un’eventuale derubricazione del reato del difensore da illecito a omessa denuncia. Doveva chinarsi anche Salvatore Masiello: «Non ci penso proprio, non pago per qualcosa che non ho fatto, per salvare altri» , continuava a ripetere l’ex Bari. E ieri, dalle 9 di mattina, ha tenuto il punto sino al tramonto. Patteggiopoli non finisce col lieto fine. Soprattutto per Palazzi, in evidente imbarazzo di fronte all’ennesimo rifiuto di Bonucci, nel pomeriggio, di firmare 'un’ammissione di colpa'. Addirittura lo rincorreva...".

"Adesso Palazzi suda", bel titolo da prima pagina suggerito da Abbate a De Paola, oltretutto veritiero, e che avrebbe occupato lo stesso spazio di "Conte è già fuori" sbattuto in prima pagina. Paolo De Paola era uno dei tanti vicedirettori della Gazzetta ai tempi di titoli come "Processateli" e "Juve, non così"; quando sostituì Padovan a Tuttosport esordì invitando i tifosi a "mettere una pietra sopra Calciopoli", di lui si ricordano titoli come "Calciopoli è finita", salvo poi virare di brutto dopo il ritrovamento delle telefonate "sfuggite". A Torino scriveva editoriali di lode a Conte. Ora De Paola è il direttore del Corriere dello Sport, l'ambientamento è stato rapidissimo, come dimostrano i suoi titoli. Il Lupo perde il pelo ma non il vizio, scrivono in tanti anche sui forum, dove il giornale romano viene ribattezzato "Er Corriere de Trigoria".

Abbate nel suo articolo riporta correttamente anche: "L’avvocato Bianchi prende la parola e riduce in brandelli la credibilità di Andrea Masiello: «In quattro deposizioni, cambia quattro versioni su Udinese-Bari. Sul risultato, prima parla di un over, poi tanti gol, quindi un pareggio, infine un 2 a 2. Sull’incontro con Bonucci, prima negli spogliatoi, poi al campo, poi in pullman. La certezza dello score l’avrebbe dovuta dire nell’intervallo a Carella e Giacobbe, eppure non aveva il cellulare. Masiello spiega che c’è stata la sua passività nel secondo e terzo gol dell’Udinese, ma se bisognava fare un pari? Quindi inventa una visione alternativa che prevede l’accordo con gli attaccanti avversari (Pepe, ndr). De Tullio al gip assicura che Masiello è un grosso bugiardo, che Bonucci non c’entra nulla e che la combine l’ha fatta da solo». Rosso, Palazzi, prova un ultimo tentativo di patteggiamento. Nulla da fare, ecco l’affondo dell’avvocato bianconero Chiappero: «Una procura seria non recepisce e verbalizza. I pm di Bari, invece, chiedono a Masiello perché i compagni non prendono i soldi e De Tullio assicura di aver pagato solo lui. Se Masiello conferma in procura federale che l’incontro con Giacobbe è stato all’aeroporto di Bari - e non i pullman - allora Bonucci neanche c’era. Anche sulla telefonata di Salvatore Masiello a Pepe. Non c’è nessun tabulato, c’è solo la parola di Andrea Masiello»".

Passiamo alle pagine interne dei giornali "non sportivi".
Su "Il Giornale" Marcello Di Dio scrive: "A Roma colpi di scena a ripetizione. Palazzi messo alle strette dai legali Juve. Ripetuti i colloqui tra il procuratore federale Palazzi e i legali della Juventus per cercare la mediazione, addirittura due le sospensioni del dibattimento. Curiosamente, la seconda è stata chiesta proprio dal pm del pallone dopo il primo intervento degli avvocati bianconeri per un tentativo di accordo in extremis. Una cosa mai accaduta - come raccontano avvocati di lungo corso nei processi sportivi - che ha evidenziato un chiaro segnale di debolezza di Palazzi, già pressato dopo il mancato accordo per Conte bocciato dalla Disciplinare e messo alle strette da un’ottima arringa difensiva dei legali della Juve. [...] I legali hanno tentato di smontare i racconti di Andrea Masiello, puntando proprio a indebolire quello che Palazzi considera il punto di forza del suo teorema accusatorio: il pm della procura Figc giudica un «arricchimento il fatto che Masiello abbia progressivamente modificato la sua versione», la difesa di Bonucci lo considera invece «un adeguamento perché a cambiare nel suo racconto sono le circostanze»".

La sorpresa, inaspettata per chi segue quel giornale, ed in particolar modo certe "firme", arriva da un articolo de "Il Fatto Quotidiano". Luca De Carolis scrive: "Il pm Palazzi sbanda, la Juventus spera. Niente patteggiamento per Bonucci e Pepe: e l'accusa vacilla. Dubbi dei giudici della Disciplinare sulle pene chieste per i bianconeri". Nel testo dell'articolo: "Niente patteggiamento, in una giornata di trattative, voci contrastanti e scene grottesche. Ma la fortissima sensazione di un dibattimento pro-Juventus. Perché la procura federale è parsa in grande affanno, e i giudici della Disciplinare hanno diversi dubbi, su quei tre anni e sei mesi di squalifica chiesti dal procuratore capo Palazzi per il bianconero Leonardo Bonucci, accusato di illecito sportivo per la presunta combine in Udinese-Bari del 9 maggio 2010 (3-3). [...] Nell’ipotesi di intesa, Bonucci prenderebbe tre-quattro mesi di squalifica, per omessa denuncia. Ma con una condizione: deve firmare un’ammissione di colpa. Lo juventino dice no. E la trama verso gli accordi si spezza di nuovo. [...] Quando è il turno di Luigi Chiappero, legale della Juventus, Palazzi chiede l’ennesima sospensione. L’estremo, inutile tentativo di arrivare a un accordo. La palla torna agli avvocati bianconeri, che puntano a demolire la testimonianza cardine di Andrea Masiello (che venerdì scorso aveva patteggiato 26 mesi). I difensori parlano di continui cambi di versione da parte dell’ex barese 'in un clima di progressiva illogicità'. E sottolineano: a Bari Bonucci è stato sentito come testimone, non come indagato".

Preciso ed esaustivo l'articolo di Andrea Arzilli sul Corriere della Sera dove nel titolo leggiamo "Masiello poco credibile. Bonucci può salvarsi. Trema il castello accusatorio del filone barese. Breccia aperta" e nel testo dell'articolo: "Può un cerchio diventare quadrato? Ieri il procuratore Palazzi ha provato e riprovato più volte fino all'ultima arringa dei difensori di Bonucci e Pepe a far quadrare il cerchio del suo teorema sulla combine in Udinese-Bari 3-3 del maggio 2010, ma non ce l'ha fatta. Vacilla il tarocco e con lui la credibilità del pentito, una mazzata sulla partita incriminata che fa tremare l'intero castello dell'accusa sul filone barese, inferta al procuratore proprio dalla Juventus e dai suoi giocatori... Palazzi ha fatto tentativi su tentativi per mantenere dritta la linea della mano pesante usando le deposizioni progressivamente «arricchite» del pentito Andrea Masiello e cercando (ripetutamente e invano) di prendere per la gola Bonucci mostrandogli l'uscita d'emergenza della derubricazione da illecito a omessa denuncia, passaggio valido solo previa ammissione di colpa. Un «do ut des» in un documento elaborato dalla Procura e pronto per la firma del difensore della Juve: a lui un consistente sconto di pena, da 3 anni e mezzo del deferimento a 3 mesi e 20 giorni trattabili, al procuratore un puntello per continuare a sostenere la tesi della combine nella partita in questione e aggiungere forza alle parole del pentito per blindare il pacchetto dei tarocchi collegati a Masiello. [...] È lì la chiave del match tra difesa e accusa: può la giustizia sportiva passare sopra quella ordinaria? In teoria no, lo dice la gerarchia del Diritto, in pratica lo vedremo all'uscita delle sentenze della Disciplinare, forse già mercoledì. Ma il segnale di Palazzi, che per la prima volta si è arrischiato nel sospendere le arringhe dei difensori bianconeri per tentare un ultimo disperato tentativo di patteggiamento, tradisce lo stato di difficoltà della Procura. [...] «Un pm con le maiuscole non si limita a prendere per buona la verità che gli viene consegnata — le due parole di Chiappero all'indirizzo del procuratore federale — ma cerca di approfondire come ha fatto il magistrato Angelillis a Bari»".

A molti lettori gli stralci di questi articoli procureranno sorpresa, quella di ritrovare, anche se all'interno dei giornali, notizie veritiere ed equilibrate. Dovrebbe essere la norma leggere cronache esatte dei fatti ma, in effetti, non è andata sempre così, tanto che oggi la verità scritta sembra grasso che cola.
"E adesso è Palazzi che suda". Vediamo se Artico e la Commissione decideranno di asciugargli il sudore, oppure sentenzieranno diversamente, sulla base di quello che noi, con tanti altri giornalisti, abbiamo ascoltato in aula, rivendicando la stessa autonomia da Palazzi adottata per stracciare il patteggiamento di Conte.