A metà del guado

AgnelliE così la glaciale Corte ha respinto le richieste (concordate tra Palazzi e la Juve) di patteggiamento per Conte, azzerando immediatamente tutte le polemiche che erano sorte sull'argomento anche e soprattutto tra i tifosi juventini, che mal digerivano un'ammissione di colpa, anche se parziale, del loro mister.
Al di là delle conseguenze pratiche (incalcolabili) che questo avrà sulla prossima stagione della Juve, c'è da chiedersi cosa non abbia funzionato in questa storia. Voglio dire, in casi simili (anche in ambito non sportivo) le trattative si svolgono dietro le quinte e, di solito, sono risolutive. Questa volta, invece, Artico ha rovesciato il tavolo, lasciando gli avvocati della Juve sbigottiti e furiosi. Io penso che il problema (lo abbiamo visto anche lo scorso campionato) sia lo scarso peso politico della Juventus in Federazione. Peso che è certamente crollato dopo Farsopoli, e che fatica a riprendere quota.
Allo stesso tempo, per motivi diversi, è sceso, e di molto, anche il peso politico-economico della proprietà, una volta strettamente identificata con la famiglia (l'Avvocato, il Dottore) Agnelli e la loro azienda principe. Ora siamo parte di un gruppo che ha mutato nome (da IFIL a Exor, che noi tifosi manco sapevamo cosa fossero prima di Farsopoli), guidato da un erede incerto e profondamente disinteressato alle cose del pallone, e la cui azienda principe è in forte crisi e in procinto di lasciare il Paese.
E' ragionevole sperare in interventi diretti, in miracolose telefonate dall'alto (come quelle dell'Avvocato, che ruotava i direttori de "La Stampa" appunto con una telefonata)? No, non lo è, e lo abbiamo ben visto un questi giorni. E allora non resta che percorrere quella che credo sia la sola strada possibile: abbiamo (finalmente!) un presidente juventino e cazzuto. Non è infallibile? Nessuno lo è, ma almeno lui ci prova. Migliorerà.
Abbiamo uno stadio e un progetto (e non un projectò, per grazia di Dio) che sta funzionando (stadio nuovo, commercializzazioni), che ci renderà più forti e meno dipendenti dai legacci dei diritti televisivi.
Abbiamo un progetto (vero) tecnico che ha dato già risultati strabilianti (vittoria dello scudetto al primo anno di Conte) e che ci consente di entrare da protagonisti in Europa.
Abbiamo (ed è il punto nodale) un bacino di tifosi immenso, sparso per tutta la penisola e ben presente nei 5 continenti.
E allora che Andrea, forte di tutto questo, cominci a battere i pugni sul tavolo, mettendo sul piatto della bilancia non più il potere dell'azionista, ma il peso economico politico intrinseco della Juve e dei suoi tifosi. Senza una Juve vincente il calcio italiano è azzoppato. Lo si faccia capire con forza.
Siamo a metà del guado, ancora invischiati nel fango e bersagliati dai nostri nemici. Ma possiamo venirne fuori, tutti insieme, società e tifosi.
Basta restare uniti.