Fino alla fine, Abete

AbeteAbete candidato unico alla presidenza della FIGC.
Dunque il movimento calcistico nazionale non ha niente di meglio da proporre: devono essere stati così impressionanti i risultati della presidenza uscente da scoraggiare qualsiasi antagonista possibile.
Peccato che questi risultati, con tutti gli sforzi di memoria che si possano fare, non ci sono, a meno di ascrivere ad Abete il secondo posto agli ultimi Europei.
Cosa c'è quindi che induce la FIGC ad affidarsi di nuovo alla stessa persona? Evidentemente la continuità politica, onore ed onere tale da non attirare frotte di contendenti.
Continuità su quale politica, quella che ha prodotto la bocciatura della candidatura italiana per l'organizzazione degli Europei in favore di Paesi non proprio di prima fascia?
C'è un solo buon motivo per confermarlo: chi meglio di lui può garantire al blocco di maggioranza del movimento calcistico l'intangibilità di Calciopoli e la resistenza di fronte alla vertenza civile promossa dalla Juventus? Questo particolare è apparentemente poco trattato, ma è di molta sostanza, perché quattrocento e passa milioni di euro significano l'esistenza della stessa FIGC o il suo possibile commissariamento da parte di qualsiasi governo.
Su questo terreno il candidato unico ha già dato buona prova, il decidere di non decidere sullo scudettino di cartone, sfidando perfino il ridicolo, è stato il top della sua politica federale. Chi altri avrebbe potuto fare meglio?
Ma se anche altri contendenti ci fossero, per quale motivo prendersi questa gatta da pelare invece che restare allineati e coperti in attesa di vedere come andrà a finire?
E allora largo all'uomo di Calciopoli per una nuova presidenza, il calendario resterà fermo al 2006 per un altro lasso di tempo ancora.
Non si offenda però, se, almeno noi, non possiamo fargli gli auguri.

 

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