Bestiario delle ultime 24 ore

MourinhoAntonino Pulvirenti. Col tono istituzionale che lo contraddistingue da sempre, anche prima di diventare consigliere federale, ha invitato tutti a essere più tranquilli. La pacatezza prima di tutto, diamine. Altrimenti jèscandalosooo.

Massimo Moratti. Ha ricordato come Mourinho sì, forse qualche volta si sarà lamentato… ma aggredire gli arbitri in quel modo proprio mai. Nemmeno il goal di Maicon a Siena gli fece perdere le staffe. Che lui se c’era una cosa che proprio non sopportava erano gli insulti agli arbitri. Piuttosto si sarebbe fatto ammanettare.

Massimiliano Allegri. Il salace battutista livornese ha ammonito convinto: “Le polemiche? Sempre meglio evitarle. Se non crediamo alla buona fede degli arbitri meglio che smettiamo”. Boiadeh che se no ci avrei tante di quelle cose da dire sul goal di Muntari e che mi son dovuto tenere dentro…

Roberto Donadoni. Senza dubbio il più british dei nostri allenatori, si è limitato a dire che “fare tutto quel chiasso nel post partita è davvero stucchevole”. Ora non gli rimane che informare il suo amministratore delegato.

Morgan De Sanctis. Il portiere intellettuale, il professionista spartano che non esulta nemmeno quando i suoi segnano, stavolta proprio non poteva stare zitto. La vera vergogna, per lui, è stato quello che è accaduto dopo il fischio finale. Voleva dire anche che bisogna prendere esempio da Mazzarri, ma forse anche lui non se l’è sentita. Certo che da disertare il palco a salire sul pulpito è un attimo.

Marcello Nicchi. Ecco, da lui sì che dovrebbero tutti imparare. Basta con questi giudizi affrettati, a caldo, senza nemmeno un briciolo di analisi, dettati solo dalla concitazione e dalla rabbia. Lui, dopo 24 ore, era ancora della corrente di pensiero del filosofo partenopeo Guida: non se la sentiva di dire se c’è stato errore o no. E giustamente ha chiesto aiuto alla Uefa, alla Fifa, all’ONU, alla Nato, all’Ordine di Malta e, parrebbe, pure all’Opus Dei. Un breve consulto via telegrafo e poi sapremo tutto.

Corriere dello Sport. Se hai un direttore che fa “mediazione intellettuale”, è evidente che sei troppo avanti. Da lì al wishful thinking è un attimo. Perciò se Agnelli al gala del calcio difende le prese di posizione di Conte e Marotta, sottolineando come a caldo sia difficile avere atteggiamenti da lord inglesi, per i mediatori d’intelletto “Agnelli frena”. Non state lì a farvi troppe domande se non avete mai mediato almeno una volta nella vita. Intellettualmente, obviously.

I froci col culo degli altri. Perdonate il francesismo, ma non saprei come definire altrimenti tutti quelli che, fossero stati al posto di Conte sabato sera, mica avrebbero reagito così. Quelli che dopo tre rigori clamorosi negati e di fronte a un “non me la sono sentita” sicuramente avrebbero risposto: “Sì, la capisco. In un momento di crisi di valori come quello che stiamo attraversando capita ogni tanto di sentirsi un po’ smarriti”. Al bar col cappuccio in mano la saggezza trionfa sempre incontrastata.

Enrico Preziosi. Ehm… ecco, insomma… allora… No, scusate, faccio tanto il fenomeno e poi capita anche a me: con questo qua proprio non me la sono sentita.

Zdenek Zeman (fuori concorso). Scusate, non c’entra nulla con Juve-Genoa, ma un pensiero alla fine infelice dell’utopia boema non potevo negarlo. Sembra ieri che le fanfare suonavano a festa per il ritorno nel calcio che conta dell’eroe senza macchia, emarginato perché troppo scomodo. Il grillo parlante, la coscienza critica del calcio italiano finalmente aveva di nuovo la sua opportunità. E, per tutti, la Roma del Maestro avrebbe potuto dire la sua per lo scudetto. Il calcio che piace tutti, il gioco bello come quando si era all’oratorio, il mito dei gradoni. Ora pare sia vicino all’esonero, Sabatini conferma che ci stanno pensando. Quel moggiano di Franco Baldini alla fine si sapeva che gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Un pensiero affettuoso per il Maestro, il tuttologo incompreso troppo puro per questo calcio malato, dove nemmeno a Trigoria c’è più posto per le belle favole. Eppure è solo ottavo: altri sette gradoni e ce l’avrebbe fatta.