The italian job

NicchiCalciopoli, Calcioscommesse, sudditanza psicologica, il calcio pulito, e i dubbi. I tanti dubbi.

Il calcio italiano è e rimane sotto i riflettori europei ma non dimentichiamo che ridurre lo scandalo del calcioscommesse a un affare nazionale significherebbe anche farsi portatori nemmeno troppo sani di un problema che non è limitato ai confini nazionali. I casi della Turchia, della civile Germania, della Grecia, di Ungheria, Slovenia, Croazia etc vestono lo scandalo di abiti internazionali e portano gli investigatori ad allargare le indagini arrivando fino al bacino asiatico dove, si sa, amano più di tutto scommettere e vincere facile. Altro che gratta e perdi. Semmai, al contrario, possiamo limitare a livello nazionale la gestione dello scandalo di Calciopoli, trattato su piani differenti, a velocità regolata, a compartimenti stagni, ad obiettivi prefissati. Ma questo è oramai di dominio pubblico per chi è abbastanza italiano come me.

Tocca quindi necessariamente suddividere e ben distinguere il calcioscommesse dagli scandali nazionali: un esempio per tutti Calciopoli. Tocca anche distinguere il ruolo degli arbitri dal ruolo dei giocatori o degli addetti attivi ai lavori che vendono le partite, sebbene in entrambi i casi possano svolgere nella stessa identica maniera ruoli determinanti nel riuscire ad indirizzare un risultato, se siamo tutti d'accordo nell'affermare che un autogoal o un rigore provocato siano sullo stesso piano di un fuorigioco non visto o dell'interpretabilità nell'assegnare o meno un calcio di rigore.

Rimane da dire, nell'introdurre l'argomento, che lo sforzo delle autorità teso a riportare credibilità nel calcio europeo è doppio e bidirezionale. Le categorie da controllare non sono esclusivamente i calciatori ma, proprio per riaffermare la credibilità, anche gli arbitri devono risultare al massimo di ogni probabilità trasparenti e al di fuori da ogni dubbio e/o tentazione. Quali autorità però debbono prestarsi alla risoluzione dei problemi? Chi conduce indagini a livello internazionale e nei rispettivi paesi dovrà necessariamente continuare per individuare ed estirpare casi comprovati di malaffare e di truffe conclamate, ma le autorità del calcio europeo, quindi la UEFA, devono creare i presupposti per contrastare il fenomeno e per mettere in grado chi investiga di svolgere il proprio lavoro in maniera più efficace.

Difficile per la UEFA proporre una soluzione valida e totalmente risolutiva, più semplice invece ipotizzare di creare condizioni di imparzialità migliori, condizioni che possano per lo meno debellare il dubbio, dare una forma più concreta all'imparzialità, e che permettano al tifoso/telespettatore di concentrarsi sulla bellezza delle giocate invece di aspettare o ricercare nei novanta minuti gli immancabili errori umani che permettono le giustificazioni, che fanno parlare, che alimentano l'odio tra tifoserie che generano insomma tutto quello di cui parliamo tutti i giorni, sempre e per sempre.

Nell'ottica del cambiamento, nella ricerca della parità di condizioni, dell'equità, l'uomo Platini, che era forse più bravo con i piedi che con la testa - lo dimostra anche il conteggio della tipologia dei suoi goal in carriera - ha fortemente voluto il Fair Play Finanziario: nuovo metodo che nel bilancio tra costi e ricavi garantirebbe una parità proporzionale e proporzionata di investimenti basati sulla partita doppia e niente più, senza aiutini dei patron e dei proprietari ultra miliardari. I soliti sceicchi e gli sponsors mascherati però stanno già mettendo a dura prova l'impermeabilità del metodo. Insomma, si sa, nel calcio chi ha più benzina va più forte e corre fino alla fine. Uno sforzo logistico così articolato quindi induce a pensare che, almeno nei principi, la UEFA ci abbia messo del proprio per fare un tentativo e chissà se riuscirà anche ad evitare apici di diseguaglianza recentemente rappresentata dal caso PSG.

Uno sforzo logistico ancor più immane sarebbe rappresentato dal concretizzare la volontà, come dicevo poc'anzi, di rimuovere il dubbio, senz'altro più sviluppato nei campionati dell'Europa meridionale rispetto per esempio alla vergine Svezia, o all'illibata Francia (nonostante il PSG), dove non mi sembra siano stati smascherati casi riconducibili al calcioscommesse, almeno ufficialmente. Che a Platini venga mai in mente di far provare anche a noi quell'ebbrezza dovuta alla sorpresa?

Una associazione arbitrale Europea, o meglio, un centro logistico Europeo che gestisca l'assegnazione degli arbitri europei nei vari Paesi, dove la principale delle regole sarà quella che nessun arbitro potrà mai arbitrare nel proprio paese, dove la designazione non verrà preventivamente comunicata ai football club, dove i problemi di comunicabilità in campo saranno visti come un'ulteriore garanzia piuttosto che uno svantaggio per l'arbitro e per i giocatori, dove le regole sono quelle applicate in tutta Europa, regole standard senza lasciare l'interpretabilità ai commentatori di turno o all'incapacità delle autorità nazionali di decidere se un rigore sia o non sia tale. Dove la figura dell'arbitro ritorni o cominci ad essere insindacabile da parte di tutti, dove le valutazioni dell'arbitraggio vengano prese solo ed esclusivamente dalla UEFA, la sola a decidere se un arbitro sia valido oppure no, dove le graduatorie arbitrali vengano sì decise a livello locale ma supervisionate da funzionari UEFA, dove non esistano sorteggi o assegnazioni locali, e nessuno, Juventus inclusa, potrà mai più dire che un arbitro napoletano/romano/toscano sia andato in difficoltà ad assegnare un rigore alla Juventus, né tanto meno potranno lamentarsi se la palla ha varcato o meno la linea di porta.

Uno sforzo logistico dove le associazioni arbitrali nazionali diventino solo un serbatoio da cui attingere per le risorse arbitrali e niente più, una decisione imposta per salvaguardare la passione sportiva più seguita in Europa, una decisione radicale che deve e dovrà esser vista a salvaguardia e non con retropensieri che inevitabilmente vi saranno. Chi avrà più da perdere da questa auspicabile iniziativa lo vedremo fermo e forte all'opposizione cavillare per impedire che una riforma storica avvenga. Coloro che oggi decidono o non riescono a decidere, quelli che si coalizzano con maggioranze minoritarie, quelli che fanno finta di niente ma sorridono.

E poi, seduti allo stadio o in poltrona, vedremo chi vince; e poi chi non sarà così tanto appassionato potrà sempre rifugiarsi nella realtà cinematografica riguardando quel film che non ha mai smesso di piacere, con un De Niro arrabbiatissimo che urlava "Sei solo chiacchiere e distintivo" mentre pacatamente venivano scambiate le giurie dei processi. Come mi piaceva quando Platini faceva il regista!