Quando il dito indica la luna, lo stolto...

StadioIl tema che sto per affrontare non è sicuramente semplice, sia per chi scrive che per chi legge perché, quando ci si trova a parlare di temi così caldi, capita spesso che l’incomprensione sia all’ordine del giorno e ci si concentri talvolta più sul dito che sulla luna che si cerca di indicare. Ma ci voglio provare, invitando chi legge a fare lo sforzo di arrivare fino in fondo prima di esprimere un commento e rimanendo aperto ad un confronto sul tema, sicuramente non leggero e molto molto delicato.

I CORI - Non amo i cori di insulto, non li ho mai amati. Ma da che mondo è mondo li si sente cantare negli stadi. Personalmente amo più i cori “per” la propria squadra e i propri giocatori che quelli “contro” gli altri, è una mia filosofia, ma capisco che per tutti possa non essere la stessa cosa. Lo stadio, si sa, non è un teatro né si pretende che sia così, ma anche i cori di scherno e di insulto meriterebbero di stare all’interno perlomeno di un certo Fair Play. Un Fair Play che dovrebbe lasciare fuori tragedie e morti troppo spesso tirate in ballo con la scusa che “è solo un coro da stadio”, dimenticando che dietro a quelle tragedie ci sono famiglie che hanno sofferto molto e ancora soffrono. Il mio pensiero va alle vittime dell’Heysel, come a Pessotto (ho letto il suo libro sul suo dramma interiore e ho profondo rispetto per la sua persona), come anche alle famiglie dei giocatori del Torino morti a Superga o alla famiglia di Facchetti, perché quando si chiede rispetto lo si deve anche dare. Per primi. Facchetti può essere sì criticato per gli errori fatti in vita, ma lo scherno non lo si può né lo si deve accettare, né far finta che non ci sia, girandosi dall’altra parte.

E proprio questo è il centro del problema: il girarsi dall’altra parte. Non lo faccio io per primo. Ho infatti sempre condannato, prendendomi talvolta anche più di qualche insulto, i cori oltre le righe che provenivano anche da chi tifa la mia stessa squadra. Se ritengo che una cosa sia sbagliata lo faccio notare, come credo sia giusto e onesto fare. Personalmente credo che il peggior insulto sia l’indifferenza: ignorare la persona o le tifoserie avversarie che non ti fanno mai mancare le loro attenzioni mostra loro l’importanza che devono avere per te, cioè ZERO. Mi rendo però conto che non tutti possano pensarla così, purtroppo, e i cori (e le multe che ne conseguono) non mancano mai, o quasi…

Ecco, è proprio quel quasi che frega. Lunedì infatti il giudice sportivo della Lega A ha sanzionato con 15.000 € di multa l’Inter per un coro contro Balotelli (L’ignobile “Non ci sono negri italiani” che, occorre ricordarlo, costò la chiusura per un turno dello stadio di Torino 4 anni fa) e la Juventus per il tristemente solito coro sul Vesuvio, argomento che intendo approfondire più avanti.

Roberto Massucci, responsabile dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale, qualche giorno fa diceva: «A Torino e in generale negli impianti di ultima generazione ”esiste una maggiore certezza della pena”». Mi sfugge allora come dai referti di arbitri e inviati della Procura siano scomparsi i cori inneggianti al Liverpool, alla tragedia dell’Heysel o i vari cori “zingaro” rivolti a Vucinic dal settore viola presente allo Juventus Stadium. E dire che per cori per “incitazione alla violenza”, o di "discriminazione etnica" le sanzioni non sono mai mancate, soprattutto dalle parti di Torino...

Il Prof. Kantor ha affrontato bene questo argomento giusto qualche settimana fa.

La domanda che ne consegue quindi è: si vogliono davvero combattere questi cori, o alla FIGC fa più comodo fare cassa?

LE SANZIONI - Nella tabella che riportiamo sono elencate tutte le sanzioni sinora comminate dal giudice sportivo in Campionato e in Coppa Italia alle società della Serie A, suddivise per tipologia.
Considerando gli introiti e come sono suddivisi, un dubbio può anche sovvenire.

Ma qui non è e non vuole essere una questione di bandiere, ad ogni livello, altrimenti si rischia di fare come il presidente dell'Inter, quel Moratti che nel 2009 dopo i cori contro Balotelli si disse scandalizzato e costernato, a dispetto di qualche anno prima quando a insultare con cori razzisti il giocatore del Messina Zoro erano stati i "suoi" ragazzi. Cosa disse al tempo?
"In questo caso il razzismo non c'entra, è stata soltanto una manifestazione di stupidità da parte di un gruppo che pensa di essere stato ingiustamente danneggiato per quello che accadde nella gara di andata. Per questo motivo non temo assolutamente la squalifica del campo. Gli ultrà ce l'avevano con la persona".
Possono anche avercela con la persona, come disse Moratti, ma non si può combattere il razzismo o derubricare tutto a insulti giustificandoli a seconda dell’opportunità. Il problema però è che questo non lo fanno solo i presidenti o i tifosi, ma spesso anche i media o gli stessi inviati della Procura federale o i giudici sportivi. Una cosa sono i cori come "Se saltelli..." o "Balotelli figlio di...", assolutamente odiosi e stigmatizzabili, ma diretti alla persona, un'altra sono gli ululati e i buuu, quelli sì, razzisti.

Ma andiamo con ordine.

MEDIA - Non c’è molto da dire, l'argomento è stato egregiamente affrontato da Antonio Corsa qualche giorno fa sul suo blog proprio confrontando il caso Boateng-Busto Arsizio e quello Balotelli-San Siro di domenica. Cosa aggiungere? Che forse un po’ di coerenza nell’affrontare gli stessi argomenti, oltre ad aiutare la discussione, permetterebbe di ottenere un qualche risultato.

007 FEDERALI- Gli inviati della Procura sono coloro che, in ogni stadio, sono preposti, fra le altre cose, alla verifica di queste situazioni. E allora è incomprensibile come certi cori, udibili da casa trasmessi dalle tv, non siano riportati nei referti o che cori o striscioni siano evidenziati in maniera che talvolta può apparire assolutamente casuale. Si trattava di altro argomento, ma sul comportamento degli ispettori federali ricordo un passo di un’intervista a Cristian Stellini: «Le rispondo con un episodio. Gioco nel Bari e incontriamo il Modena. Noi vinciamo e loro rischiano di retrocedere. Nell'intervallo uno di loro mi chiede: "Cosa vi importa? Dateci una mano". Mi giro e vedo l'ispettore federale. Gli dico: ''Ha sentito?''. E lui: "Poverini, stanno retrocedendo"». Ma se questo è il comportamento di chi dovrebbe far applicare le regole, di che cosa stiamo ancora a parlare? A questo punto non è nemmeno così illogico pensare che ci sia chi vede o sente solo ciò che vuole vedere o sentire. E’ vero che a pensar male si fa peccato, ma qualche volta…

GIUDICE SPORTIVO – Qui si tocca un tasto dolente, perché in queste stagioni abbiamo un termine di paragone, un coro ignobile che si sente in molti stadi che, pur udibile, non sempre è stato punito negli stessi modi e soprattutto negli stessi termini. Il coro in questione è il famoso “Lavali col fuoco” indirizzato alla tifoseria partenopea. Coro che peraltro non trovo personalmente molto diverso da “Torino in fiamme” o “Avete il mare inquinato, ba***rdo blucerchiato” o lo “juventino pezzo di m***” che si sentono in tanti stadi e che sono reperibili addirittura su pagine dedicate.

Ma anche qui andiamo per ordine.

In primo luogo vediamo come è stato sanzionato dal giudice sportivo in questa stagione. Prima giornata: si sente il coro a Torino, ma il Giudice Sportivo non sanziona nulla. Scontro diretto Juve-Napoli: nuovo coro e stavolta la multa arriva, pari a 7.000 €, ma è definito “coro insultante” dal giudice nel comunicato. Si ripete purtroppo nuovamente in un match di campionato e in uno di Coppa Italia, entrambi sanzionati con la motivazione di “cori costituenti discriminazione territoriale” con sanzioni fra i 10.000 € e i 20.000 €. Per arrivare alla partita di sabato con la Fiorentina in cui il coro è stato sanzionato come “coro costituente discriminazione razziale”, 15.000 €. Insomma, per lo stesso coro abbiamo visto più letture, la non sanzione, il coro insultante, il coro costituente discriminazione territoriale e quello costituente discriminazione razziale, con altrettante differenti tariffe. Una mancanza di coerenza in essere insomma fra gli stessi atti del giudice sportivo.

Basta poi fare un giro su Youtube per trovare testimonianza di come lo stesso coro sia stato intonato anche in stagioni precedenti da altre tifoserie e mai sanzionato, come dimostrato dai comunicati ufficiali dell’epoca.
E allora si trovano:
- I cori dei tifosi della Roma durante Roma-Napoli del 1° novembre 2009: Video NON SANZIONATI e comunicato
- I cori dei tifosi della Lazio durante Lazio-Napoli del 7 aprile 2012: Video NON SANZIONATI e comunicato
- I cori dei tifosi del Cesena del 26 settembre 2010: video NON SANZIONATI e comunicato
- I cori dei tifosi del Milan del 21 marzo 2010: video (al min 2:15 si sente il “solito” coro) NON SANZIONATO e comunicato

E questi sono solo degli esempi, perché va considerato che su Youtube se ne trova traccia in questi filmati, che ovviamente possono anche non essere i più recenti e sicuramente non si riferiscono a tutti i cori, ma che danno prova che vi siano stati.

Non riesco quindi a comprendere il perché di tutte queste discrepanze e, in maniera simile, non capisco le differenze fra i cori che offendono “La mamma del Boemo” (come spesso viene chiamato Zeman anche su giornali e TV), sanzionato come coro di discriminazione etnica a suon di migliaia di euro, e quelli che offendono la mamma di Bonucci (per citarne uno) in tanti stadi. O come lo striscione su Superga apparso durante il derby “che offende la memoria di ogni sportivo” (cit. Comunicato del Giudice sportivo), sanzionato, e il “-39” mostrato da un tifoso del Napoli a Roma nel maggio scorso o quello grande scritto (e accompagnato da relativo coro) sabato da alcuni tifosi viola con lo scotch sul vetro divisorio dello stadio, che offenderebbero la memoria di qualunque uomo oltreché di qualunque sportivo, ma non evidentemente quella di chi dovrebbe vigilare e di chi dovrebbe far rispettare le regole. Qui non si parla di complotti, non voglio nemmeno pensare che possano esistere altrimenti sarebbe inutile seguire il calcio, qui è evidente che qualcuno non stia facendo bene il suo lavoro. Come scritto all’inizio io stigmatizzo e non tollero nessuno di questi comportamenti. Indistintamente. Ma forse sono fatto “male” io. Eppure, se lo si volesse, ci sarebbe pure una via possibile per punire quegli episodi che possono sfuggire durante la partita ma che poi vengono notati nelle ore successive, come nel caso della scritta "-39". Gli uomini della Procura possono anche non accorgersene, ma è consigliabile punire il gesto con una sorta di prova foto o tv certificata anche per questi casi.

LA VERA VOLONTA’ - Qui non si tratta di fare vittimismi a suon di maglia come qualcuno vuole far credere, qui invece si tratta di affrontare di petto un argomento davvero serio e da non sottovalutare. Si vuole davvero combattere il malcostume? Allora lo si faccia senza ipocrisie, senza doppiopesismi, trasmettendo l’unico messaggio che deve essere trasmesso: se certe cose sono sbagliate, lo sono sempre a prescindere dalle motivazioni, dal colore delle maglie, dal colore politico o dai modi. Altrimenti si rischia di fare la figura della mamma che non sgrida tutti i figli allo stesso modo per le stesse cose: in assenza di egual comportamento la mamma perde la propria autorità sul figlio che si sente in diritto di comportarsi come i suoi fratelli che non vengono mai puniti se non in rari casi e, al massimo, con un buffetto. Ma qui nessuno vuol fare evidentemente la mamma, tantomeno una federazione, che più dell’uguaglianza, del rispetto delle regole e dei valori, ha forse più a cuore le tasche piene.

Un grande uomo qualche tempo fa disse che 'non ci può essere pace senza giustizia', mentre un famoso proverbio cinese recita: “Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito”. Ecco, cerchiamo tutti di guardare la luna, e non attraverso i colori delle nostre maglie, altrimenti ci aspetta un cielo sempre più nero.