Il braccio di Granqvist

BraschiCosa sarebbe successo se la clamorosa stoppata sotto rete in stile pallavolistico, nei minuti di recupero di Juve-Genoa, da parte del difensore svedese del Genoa, Andreas Granqvist, fosse avvenuta a maglie invertite? Sarebbe di diritto entrata, senza alcun dubbio, nell’immaginario collettivo calcistico italiano come “Il braccio di Granqvist”. Finora già abbiamo accumulato una serie di episodi quasi mitologici; in ordine rigorosamente temporale con dettaglio della “parte lesa”:
- “Er go’ de Turone“– Roma, anno 1980/81;
- “Meglio secondi che ladri” – Fiorentina, ora Florentia Viola, anno 1981/82;
- “Iuliano-Ronaldo” – Prescritti milanesi, ovvero l’Inter, anno 1997/98;
- “Il gol di Muntari” – L’altra sponda meneghina, il Milan, al quale, per dovere di completezza, bisogna aggiungere anche lo sfortunato “pareggio del Cesena” entrambi nella stagione sportiva 2011/12.

Uno per ogni squadra, insomma, come si conviene in una par condicio. D’altronde il calcio italiano è tristemente famoso per la rigorosità con cui applica la parità di trattamento di tutte le parti in causa... contro la Juventus. Ciò che salta subito all’occhio guardando l’elenco, anche se però non è necessariamente una sorpresa, è l’assenza, finora, della più credibile contendente al titolo di questa stagione: il Napoli. Piuttosto che dalla mancanza di volontà, questo deriva dal fatto che pochissime volte nella sua storia il Napoli si è affacciato alla lotta per il titolo. Essendo l’attuale stagione ancora lunga e la creatività italiana proverbiale, c’è ancora abbondantemente tempo, in caso di vittoria della Juventus, per inventarsi l’ennesima giustificazione dei perdenti.
Mancherebbe in realtà anche la Lazio, la quale però, avendo vinto il suo ultimo scudetto giocando, grazie alla gentile collaborazione dell’arbitro Collina, una partita in più dell’avversario, per un po’ difficilmente potrà lamentarsi.
Proprio Collina è tornato a far parlare di sé dopo la partita di Champions League, Celtic-Juve, di pochi giorni fa. L’attuale designatore arbitrale UEFA ha cercato di giustificare il comportamento del suo sestetto arbitrale in occasione della “rete” segnata da Matri, con il pallone che, come si vede dalle immagini televisive, ha chiaramente oltrepassato la linea di porta; ma convalidata dai fischietti soltanto dopo che Marchisio, sulla ribattuta, spingeva in rete la sfera. Il gesto di Marchisio toglie sicuramente ogni dubbio sulla certezza che una rete andasse accordata alla Juventus, mentre la spiegazione ufficiale della mancata assegnazione immediata del gol è un improbabile ritardo temporale tecnico di comunicazione tra arbitro e addizionale e possibili interferenze ambientali, come il frastuono nello stadio. In ogni caso, l’eventuale decisione collegiale è stata anticipata da Marchisio, che ha sostanzialmente “sanato” così la controversia, rendendo il dibattito sul “ritardo” una questione meramente formale e, se vogliamo, filosofica su un possibile errore arbitrale e sull’utilizzo o meno delle immagini televisive per determinare, dal punto di vista statistico, l’autore della rete.
In quella circostanza l’ex arbitro è anche tornato sull’episodio di Granqvist con una dichiarazione che lascia lo spazio per essere interpretata dai media nazionali in chiave anti-juventina. Sostiene Collina: «Polemiche Juve-Genoa? L´interpretazione dei regolamenti spetta all´Ifab, che decide sulle regole; comunque rileggendo i criteri per il fallo di mano, l'episodio di Granqvist dove il giocatore si calcia la palla sulla mano, in quella posizione, può rientrare tra i termini dell´involontarietà». Dunque, fermo restando il riferimento alla vera autorità competente, dal suo punto di vista, il mani di Granqvist “può” essere considerato involontario. Questa interpretazione segue il cambio di rotta di Braschi di pochi giorni fa, ribadisce la difficoltà nel giudicare l’episodio e quindi indirettamente assolve l’arbitro.
Quindi dall’arbitro in campo, Guida, che non se l’era sentita, fino al designatore UEFA, Collina, tutto l’ambiente arbitrale italiano (che include appunto anche cariche a livello europeo) si schiera compatto dietro la decisione di non fischiare il rigore a favore della Juve. L'unica voce fuori dal coro è rappresentata dall’ex arbitro e designatore arbitrale Paolo Casarin.
Per chiudere definitivamente la questione manca però ancora l’autorità competente, e non è poco, poiché un suo eventuale giudizio in linea con l’ambiente “italiano” estenderebbe a livello mondiale un'interpretazione che per il momento appare più il solito tentativo tutto italiano di piegare il regolamento a proprio favore, quando è coinvolta la Juventus in qualità di parte lesa, che un giudizio al passo con i tempi, dove la regola del fallo di mano vede via via ridursi la discrezionalità sul difficile giudizio sulla volontarietà o meno.