Moggi è la migliore cura di tutti i tempi

Moggi'Il Messaggero' ha pubblicato oggi un'intervista all'ex giocatore, allenatore, dirigente, Giancarlo De Sisti, detto "Picchio". In essa, ancora una volta, come spesso è già accaduto anche per tanti altri personaggi del mondo pallonaro (Zeman, Simoni, ecc), viene tirato in mezzo Moggi Luciano da Monticiano come l'artefice di alcune malefatte che hanno ostacolato le rispettive carriere. La solita canzone stonata di sempre. Canzone che peraltro lo stesso Picchio cantò già nel maggio 2009. Senza il lavoro oscuro di Moggi, questi geniacci del calcio nostrano chissà cosa avrebbero potuto fare e quali alte vette avrebbero potuto scalare... Certo, come no...
Così oggi pensavo che è strano come io, dopo almeno un quindicennio di bombardamento mediatico subito, a questo stranissimo fenomeno non mi sia ancora abituato. Come "fenomeno" intendo quello della scusa ideale perfetta. Una scusa incredibilmente adattabile a qualunque situazione. Quella che, se qualcosa non funziona, diamo pure la colpa a Moggi e non se ne parla più. E così, pensa e ripensa, ho cominciato ad allargare le riflessioni fino al punto di non ritorno. Ora mi spiego meglio.
Tralasciamo pure tutto il discorso assurdo di De Sisti, il quale evidentemente si è dimenticato di tutti i suoi momenti difficili in carriera, del suo Ascoli che scivolava verso la B e delle feroci proteste dei tifosi, per esempio, e tralasciamo anche il fatto che si è dimenticato dei tanti, troppi, ex compagni di squadra che si sono inspiegabilmente ammalati di tumori vari, ecc. Più altre ed eventuali. Mettiamo da parte tutte le polemiche simili del passato, promosse anche da altri personaggi, e andiamo invece al succo della questione. Questa ennesima polemica mi ha fatto scorgere un lato molto interessante di questo "fenomeno", che non avevo mai messo a fuoco fino in fondo. Secondo me, non si offendano i soliti tifosi Ju29ri rancorosi squadristi di serie C, Moggi Luciano da Monticiano non è un uomo, è una terapia. Una volta era un uomo, un dirigente, un professionista, oggi invece è diventato qualcosa di diverso. Oggi egli è diventato inconsapevolmente un terapeuta. Sono fermamente convinto che stia persino salvando delle vite umane, probabilmente. E' un antidepressivo, è una ragione di vita, è il Jolly nella manica, è l'ultima speranza che rimane quando tutto ciò che c'è dentro un essere umano crolla. E' l'ultima possibile salvezza quando lo scaffale delle nostre personali speranze è rimasto vuoto. E' la giustificazione ideale per i propri fallimenti professionali, per le proprie sconfitte, per le proprie carenze o inadeguatezze. Ed è gratis! Non c'è da pagare una royalty. E' come l'aria che respiriamo, o come il cielo azzurro che guardiamo.
E così, d'un tratto, ho pensato che forse, invece di opporsi a questa colorita ingiustizia, varrebbe la pena di promuoverla e di sviluppare nuovi filoni di sfruttamento di questo tesoro di cui siamo diventati gli eredi. Parliamoci chiaramente, l'essere umano è portatore sano di un orgoglio, spesso tonto e irragionevole, che altrettanto spesso fa soffrire molti individui che sono, forse, magari, un po' scarsetti o carenti in determinati aspetti della loro personalità, e questi hanno bisogno di qualche scusa cui attaccarsi per sopravvivere. Altrimenti i fatti stessi di cui sono negativamente protagonisti li seppellirebbero. Tutti, nonostante tutto, hanno diritto di vivere, e Luciano Moggi a mio modesto avviso è un elisir psicologico oggettivamente notevole. Questo mio discorso ovviamente è generale, non è riferito a qualcuno in particolare, e infatti vale anche per me, che da questo piccolo pulpito del web con affetto vi scrivo.
Io ho cominciato proprio oggi ad attuare la mia innovativa idea, e consiglio a tutti i lettori di fare come me.
Alzatomi di buon'ora, mi sono recato all'ufficio postale per pagare alcuni bollettini postali. Mancava la causale dei versamenti, in effetti io non l'avevo, e allora ho scritto: "E' colpa di Luciano Moggi". Fuori, nel parcheggio, c'erano alcuni vigili urbani che facevano multe a chi aveva parcheggiato male. Io in realtà ero a posto, ma ho comunque messo le mani avanti, tanto per stare tranquillo, e ho detto al vigile: "E' colpa di Luciano Moggi". E lui ha allargato le braccia e mi ha sorriso. Appena arrivato a casa, manco il tempo di togliermi la giacca a vento, mi ha telefonato un amico, il quale di recente ha trovato sua moglie a letto con l'amante, e si è conseguentemente separato. Sentendo il tono abbacchiato dall'altro capo del telefono, ho provato a consolarlo: "Purtroppo la vita è dura a volte, crediamo di conoscere le persone e invece... Comunque... Del resto... E' colpa di Luciano Moggi".
E con questo mio nuovo atteggiamento al vivere, se vogliamo discutibile, la mia vita è diventata più colorata e si sono attenuati in me, e negli altri che con me hanno a che fare, sia lo stress sia quel senso di dolore esistenziale che spesso mi/ci pervade. Funziona per tutto. Luciano Moggi è la cura perfetta per avere una vita serena, magari non giusta o bella, sia chiaro, perché dipende dalla storia personale di ognuno di noi, ma serena sì, lo è/diventa di sicuro. Due piccole parole e si apre qualunque porta, gli altri le accettano volentieri senza farsi tante domande. E' tanto tanto tanto liberatorio... Ve l'assicuro.
Proviamoci insieme, vi prego.
Il Papa si è dimesso? "E' colpa di Luciano Moggi". Sarà molto difficile fare un governo? "E' colpa di Luciano Moggi". Sei disoccupato? "E' colpa di Luciano Moggi". Hai problemi di udito? "E' colpa di Luciano Moggi". Hai bruciato l'arrosto? "E' colpa di Luciano Moggi". Ti hanno rubato la macchina? "E' colpa di Luciano Moggi". Lo spread è alto? "E' colpa di Luciano Moggi".
E via così. La fantasia non vi manca di sicuro, ne sono certo. Dalle semplici giustificazioni per le assenze dei ragazzi nelle scuole fino ai discorsi dei grandi statisti ai convegni internazionali. Il margine operativo di questa breve formuletta è praticamente illimitato. Ci sta sempre bene come il cacio sui maccheroni.
E poi, un bel giorno, molto lontano si spera, moriremo tutti, ma porteremo con noi nell'aldilà questo meraviglioso passepartout che apre tutte le porte. Perché archiviarlo con la fine della vita? Portiamocelo sempre dietro, per carità!
San Pietro, vestito di bianco e con il suo grande mazzo di chiavi in mano, prima di farci entrare in Paradiso, ci indicherà con sguardo fermo ma un po' annoiato, una porticina laterale vicino al cancello principale. "Prima di entrare deve andare a farsi registrare".
Ognuno di noi, da solo, a tempo debito, passerà attraverso quella porticina ed entrerà in una sala bianca e lucente. Seduto ad una grande scrivania ci sarà un Signore anzianissimo, vestito anche lui di bianco, avvolto in una luce bianca accecante ma rassicurante, con una lunghissima barba bianca. Noi ci siederemo di fronte a lui ed egli, prima di registrarci, aprirà un grande librone. Poi, senza nemmeno parlare, comunicando solo con il pensiero e con gli occhi, ci leggerà per filo e per segno tutti i nostri peccati, e poi ci chiederà con tono dolce ma autorevole, e con sguardo tenero e compassionevole: "Cos'hai da dire su tutto ciò che ti ho elencato, riguardo la tua vita?".
E noi, come sempre, avremo pronta la scusa perfetta più duttile che esista in natura, quella a cui credono tutti e che va sempre bene per tutti e per tutto: "E' colpa di Luciano Moggi".
A quel punto, si aprirà una porta scorrevole su uno dei lati della stanza. Sopra di essa una piccola insegna luminosa inequivocabile indicherà di cosa si tratta: "Ascensore".
Con qualche piccola difficoltà, da quella porta sbucherà fuori la testa di un Tizio con corna grosse come quelle del marito di una pornostar, tutto rosso e paonazzo, avvolto nel fumo, puzzolente come una fogna, brutto e discutibile come uno scudetto dell'Inter. E mentre le unghie, lunghissime come quelle di una Drag Queen, oscilleranno davanti al suo naso per spostare un po' il fumo e la puzza, con una voce lugubre dirà al Signore seduto alla scrivania: "Sono venuto a prendere uno che raccontava bugie persino a se stesso. Uno che non ha mai voluto prendersi le responsabilità dei propri errori e dei propri comportamenti riguardo ai suoi sogni infranti e agli obbiettivi mancati. Uno che, con la bocca piena di ipocrisia, per tutta la vita, e anche dopo, ha dato sempre le colpe del suo essere un fallito ad un terzo. Per caso è quello seduto lì di fronte a te?"